NIGER – Lo specchio di Niamey e altri specchi
— 26 Gennaio 2015 — pubblicato da Redazione. —Si è frantumato in qualche ora di rapida follia. A Zinder prima e a Niamey poi, passando da Agadez come una carovana di violenza. Hanno raggiunto oggi la capitale del paese che li ha abbandonati. I 140 sfollati sono una parte di coloro che hanno visto le fiamme alzarsi a Zinder. Due pulman di paura scortati dalle forze di quell’ordine che è stato trafugato. Rimarranno qualche giorno a Niamey prima di continuare il viaggio di ritorno definitivo ai paesi di origine. Anassara, e cioè ‘Nazareni, Cristiani, Bianchi’. Avevano il terrore ad attraversare la città di venerdì, giorno della grande preghiera. Sono diventati, senza volerlo, lo specchio spezzato del Niger del nostro tempo.
Il Niger era uno specchio di convivialità tra fedi e religioni diverse. Ora i pezzi di vetro rimandano il timore per ogni rumore sospetto, per la moto che si avvicina senza avvisare, per le notizie delle distruzioni. Macerie fumanti della convivialità intessuta per 80 anni di presenza nello spazio nigerino. Scuole, cliniche, luoghi di culto e di incontro. Tutti simboli che si traformano in qualche ora bersagli da abbattere. Crolla d’improvviso come un castello di carte incollate dall’intollerante dimenticanza di comune origini umane. Sono bastate poche centinaia di giovani e migliaia di prediche dell’odio per offuscare il passato. Alcuni si ostinano a cercare i frammenti andati perduti.
I canali comunicativi si erano da tempo interrotti. Repressione sistematica dell’opposizione. Controllo e acquisto delle voci alternative. Promozioni dei turiferai del regime. Crescenti disuguglianze sociali. Lo squallore della vita politica nazionale è lo specchio della disperazione dei giovani. Perduti da qualche parte nelle statistiche del paese. Utili per i conteggi delle risorse da destinare ai profittatori addestrati dalle agenzie onusiane. Solo apparente l’uniformità ai rituali dettati dalla tradizione. Quotidiane chiamate alle preghiere al Dio lontano che tutto decide per il bene dei suoi figli. Lo specchio di Niamey non lo riconosce più nessuno e piange di nascosto.
Poche e scarne le voci di condanna. Inconsistenti le solidarietà. Impaurite le analisi. Ammalate di paura le condanne. Non c’era nessuno a difendere dai saccheggi delle chiese e delle opere caritative. I figli nascosti dietro ai genitori che li hanno lasciati al loro destino. Le scuole coraniche e le immagini della Grande Buffonata di Parigi. L’umiliazione dello specchio che è stato messo da parte. Il presidente con l’aereo personale ribattezzato Charlie. I suoi giovani militari uccisi hanno appena meritato un fragile e passeggero lutto nazionale. Nessuna visita, corteo o dichiarazione. Per i poveri che muoiono i funerali sono in fretta dimenticati. Come l’immagine nello specchio.
Poi arrivano SMS di cordoglio e le telefonate di amicizia. C’è chi si scusa e chi si sorprende per l’accaduto. Molti sono atterriti dal dolore.Non era mai successo, dicono, che si bruciasssero le chiese. Sarebbe stato impensabile fino al giorno prima. Tra il 16 e i 17 di gennaio ci sono anni di mutua sopportazione disarmata. Bruciava a fuoco lento il risentimento dell’umiliazione. L’occidente tronfio dei suoi successi e dei droni armati. Non riconoscono più il proprio paese. Altri invece, senza dirlo ad alta voce, sono contenti dell’accaduto. Tutto è perdonato avevano scritto sull’ultima vignetta. Specchio senza qualità dell’occidente che prova vergogna a riflettere il suo futuro.
Di Mauro Armanino, Niamey, gennaio 2015