Unitalsi – sempre più giovani con i malati: il modello Unitalsi funziona
— 5 Marzo 2015 — pubblicato da Redazione. —Il numero dei ragazzi e delle ragazze che hanno deciso di fare una scelta diversa è cresciuto del 10,25% passando dai 27 del 2003 ai 304 del 2015. In totale oltre 1.900 Giovani in 12 anni sono stai formati dall’Unitalsi e in particolare negli ultimi anni tutti qualificati come esecutori di Blsd grazie al servizio nazionale dei medici dell’associazione. Sono questi alcuni dei dati emersi dal dossier dell’Unitalsi che verrà presentato nell’incontro nazionale dei referenti sezionali medici dell’Unitalsi in programma a Roma da domani a domenica.
Una tre giorni dedicata alla formazione, ma anche alle nuove progettualità messe in campo nel 2015: dalla collaborazione con la Fondazione Banco Farmaceutico onlus, alle case d’accoglienza, al servizio Civile nazionale. Un focus speciale verrà riservato allo stato dell’arte del progetto Blsd (Basic Life Support Defibrillation) dell’associazione. Ancora dal dossier si evince che: sono soprattutto i Ragazzi del Sud (56,4%) a decidere di effettuare il servizio civile a sostegno del settore della disabilità e della malattia, a seguire le Isole (19,8%), il Centro (17,3%) ed infine il Nord (6,4%).
Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni dove si concentra il maggiore numero di progetti accreditati per il servizio civile (88 progetti complessivi) a favore delle persone disabili con il 39,7 %, seguono la Toscana, Marche Abruzzo, Lazio e Molise con il 27,2% dei progetti; Sardegna e Sicilia 23,8% e Emilia Romagna e Liguria con il 6,8%.
I ragazzi che hanno deciso di intraprendere questo tipo di esperienza credono che sia utile per crescere come persona (87% concordano “molto” o “abbastanza” con questa affermazione). Seguono quelli che confidano che queste siano occasioni per arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa come ad esempio il corso Blsd (75%) ed anche per incentivare la formazione di cittadini attivi (68 %).
“L’aumento costante dei giovani – spiega Salvatore Pagliuca, presidente nazionale dell’Unitalsi – che hanno deciso di fare quest’esperienza di volontariato con noi accanto a chi soffre ci dice che il modello Unitalsi funziona. Tutto questo però passa attraverso un’attenta formazione a 360 gradi sia medica di primo soccorso, ma anche spirituale ed etica”.
“Nei ragazzi – aggiunge Federico Baiocco, responsabile nazionale dei medici Unitalsi – è cresciuta la consapevolezza che il proprio futuro professionale ed umano non dipenda solo dal titolo di studio, ma anche da esperienze che si possono acquisire fuori dalle mura universitarie e scolastiche mettendosi in gioco, in presa diretta con la vita. Per questo molti dopo essere diventati esecutori Blsd ci hanno chiesto di essere formati anche per diventare istruttori di Blsd, e molti altri ancora ci chiedono di essere preparati all’assistenza ad una persona disabile o malata. Insomma la loro è una scelta consapevole per un volontariato di qualità”.