Pagare un panino e lasciarlo “in attesa” per chi non può permetterselo
— 6 Marzo 2015 — pubblicato da Redazione. —«Da tempo cercavo una modalità per aiutare i miei conterranei in difficoltà. Molto spesso quando si pensa a Treviso si immagina una cittadina ricca, sopratutto nel suo centro storico. In realtà sono tante le persone in crisi, sopratutto pensionati e famiglie numerose. Sono venuta a conoscenza di un progetto simile, fatto da alcuni studenti universitari di Padova tempo fa, e prendendo spunto da loro l’ho riadattato secondo il nostro territorio». A raccontare a tempi.it la sua storia è Elisa Baldassera, trevigiana, ideatrice di “Pane in attesa”, una formula semplice ed efficace per permettere, anche a chi non ne ha le possibilità, di mettere sotto i denti un pezzo di pane
UN PANINO PER GLI ALTRI. Si entra in un negozio, si acquista del pane in più che poi viene lasciato in un’apposita cesta. Chi vuole può prenderlo, qualcuno ha già pagato per lui. Quando ha avuto l’idea Elisa si è attivata coinvolgendo il Comune e poi i panificatori. «Subito c’è stato un bel livello di adesione e “Pane in attesa” parte sabato 7 marzo. Non abbiamo una data di scadenza, speriamo che continui con entusiasmo».
Sul sito del progetto è disponibile l’elenco dei punti vendita che hanno già aderito, e verrà via via aggiornato: «Siamo partiti con le panetterie del centro, per vedere come risponderanno le famiglie – diciamo – più benestanti. Poi è probabile che allargheremo l’iniziativa alle zone periferiche della città».
IDEE PER IL FUTURO. Il progetto è ai blocchi di partenza ma già ci sono nuove idee per il futuro, spiega Elisa: «Vorremmo non sprecare l’invenduto quotidiano. Ho già sentito alcune associazioni del territorio, come il Centro di solidarietà di San Martino e la Comunità di Sant’Egidio, di modo che poi si occupino loro stessi di effettuare la raccolta quotidiana. I panificatori si sono detti favorevoli a non sprecare i propri prodotti, ma ci hanno richiesto una mano per effettuarne la raccolta, non potendo mettere a disposizione ulteriormente il proprio personale. La disponibilità di tutti mi ha davvero impressionata».
Fonte: Treviso. Come funziona “Pane in attesa” | Tempi.it