Le donne avranno «il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto». Così il Parlamento europeo ha fatto martedì dell’aborto un «diritto fondamentale delle donne sul proprio corpo». Senza dimenticare che oggi sarà votato anche il “rapporto Panzeri” per annoverare anche il matrimonio omosessuale tra i nuovi diritti*, Tommaso Scandroglio, docente di etica e bioetica all’Università Europea di Roma, spiega a tempi.it le conseguenze dell’approvazione del “Rapporto sull’eguaglianza tra donne e uomini nell’Ue-2013”, noto anche come “rapporto Tarabella”, dal cognome dell’eurodeputato belga che lo ha presentato.
Cosa succederà ora che il parlamento europeo ha votato una risoluzione in cui l’aborto è considerato un diritto?
Che il Parlamento europeo dovrà dotarsi degli strumenti per rendere effettivi i contenuti del rapporto, spingendo se stesso a legiferare o ad adottare un altro strumento normativo per intervenire concretamente in materia.
Cosa accadrà in Italia e negli altri Stati europei?
L’ala contraria all’approvazione del “rapporto Tarabella” è riuscita a far passare un emendamento che ribadisce le ragioni per cui il provvedimento precedente e simile, il “rapporto Estrela”, venne bocciato: in materie legate alla vita, al matrimonio e alla famiglia in generale, la competenza legislativa è solo degli Stati. Anche se resta preoccupante il fatto che l’Europa sia in possesso di uno strumento legislativo e amministrativo con cui può fare pressione in questo senso sugli Stati.
Cosa intende?
Al di là di quello che succederà, normativamente parlando, è la prima volta che l’aborto in Europa viene definito formalmente e in modo così esplicito come un diritto. Così come scrive anche il “Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2013 e la politica Ue in materia”, che proposto dall’eurodeputato italiano Pier Antonio Panzeri sarà votato oggi. Quarant’anni fa l’aborto era un reato, poi, nella coscienza collettiva, venne tollerato come una condotta illecita ma che non doveva essere sanzionato. Si è poi passati alla totale indifferenza, per cui non veniva neppure percepito come un male. Finché ieri è diventato un diritto.
Cosa accadrà all’obiezione di coscienza?
La nostra legislazione abortista parla del dovere di fornire l’aborto a chi lo richieda, di fatto sancendo un diritto ma prevedendo anche l’obiezione di coscienza. Dunque, se l’aborto diventa un diritto, dal punto di vista giuridico, non dovrebbe cambiare nulla, ma politicamente parlando le conseguenze sono enormi. Se poi, come si legge anche nel rapporto Panzeri, l’aborto diventasse addirittura un diritto fondamentale, l’obiezione di coscienza non sarebbe più ammissibile. Mi spiego con un esempio: il diritto alla vita è un diritto fondamentale, motivo per cui in caso di pericolo della stessa un medico ha il dovere di intervenire per tutelarla. E mai ci si potrebbe astenere dal compimento di questo dovere eccependo l’obiezione di coscienza. Per l’aborto accadrebbe lo stesso: se fosse considerato un diritto fondamentale dovrebbe essere garantito sempre, senza eccezioni.
Cosa aggiunge “il rapporto Panzeri” a quello appena approvato?
Nel “rapporto Panzeri” l’aborto, oltre ad essere presentato come diritto fondamentale, viene chiamato in causa come panacea di tutti i mali, persino del «femminicidio». Inoltre, si parla del “matrimonio” fra persone dello stesso sesso e delle unioni civili addirittura come di diritti «umani». Il rapporto, poi, tira la giacchetta alla Croazia per aver approvato il divieto costituzionale al matrimonio omosessuale, così come alla Slovacchia che ha provato a fare lo stesso e alla Macedonia dove è in itinere un disegno di legge simile. Si dice che un tale divieto sia discriminatorio e offensivo nei confronti delle persone con tendenze omosessuali. Un giudizio molto grave, che, sul piano giuridico, travalica la competenza degli Stati.
Nel giro di poco più di un anno si è passati dalla bocciatura del “rapporto Estrela” all’approvazione del Tarabella con ben 441 favorevoli, 205 contrari e 52 astenuti.
Non solo, l’Italia ha fatto l’en plein con il 77 per cento degli eurodeputati favorevoli che hanno superato la media europea (63 per cento). In totale, su 73 italiani, i favorevoli sono stai 54, i contrari 13, gli astenuti 3 e sempre 3 i non votanti. Persino i cattolici del Pd hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme mentre ad astenersi sono stati solo Morgano e Zoffoli. Ma anche il Ppe si è spaccato malgrado l’indicazione contraria.
Com’è potuto passare un rapporto che va contro le stesse norme europee sulle materie di competenza legislativa dell’Ue?
La logica purtroppo si ferma dove comincia l’ideologia. Hanno capito che basta insistere. Poco importa se il Rapporto Estrela fu bocciato, chi porta avanti queste battaglie non si demoralizza, ma alza l’asticella, sapendo che prima o poi vincerà: prima fanno pressing, poi cambiano il linguaggio, poi introducono piccoli provvedimenti. Così, un passo alla volta, si sono presi tutto il terreno. Fino a procedere a una velocità che è sotto gli occhi di tutti.