Un angelo per amico
— 7 Aprile 2015 — pubblicato da Redazione. —Quante volte a ciascuno di noi è capitato di ringraziare l’angelo custode per qualche pericolo scampato, una leggerezza che poteva finire in tragedia, una sciocchezza che poteva costare cara? Per lui impariamo alcune preghiere sin da piccoli, e non smettiamo di recitarle allo stesso modo anche quando diventiamo anziani. L’angelo custode nelle nostri pensieri resta sempre quello che ci protegge e ci vede bambini, piccoli, indifesi. Come in realtà siamo davvero, quando ci spogliamo della nostra supponenza, prosopopea, e ci accorgiamo di ciò che siamo veramente: semplici esseri umani incapaci di regalarci un giorno in più di vita quand’anche volessimo. “Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina e custodisci, reggi e governa me..” Uno schiaffo al delirio d’onnipotenza che troppo spesso ottenebra mente e cuore.
Pochi anni dopo cadde in uno stagno e anche in quella circostanza l’angelo custode operò per salvarlo. Successivamente avvenne quando ormai era grande e c’era la guerra. Nel febbraio del 1945 contrasse una forma di setticemia e il medico militare del battaglione di difesa antiaerea (dove era stato costretto ad arruolarsi) pensava di amputargli un pollice per salvargli la vita. Inoltre alla fine del conflitto, saputo che Hitler era morto, decise di disertare e nel viaggio di ritorno la fuga rischiò di finire male se due soldati, stanchi di combattere, non avessero deciso di chiudere un occhio su quel disertore dalla faccia da bambino che tornava a casa.
La credenza dell’angelo custode risale ai primi secoli e attraversa la Bibbia, le incursioni degli angeli nella vita degli uomini, si trovano negli episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. San Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, predicava già ai primi cristiani che esiste un angelo protettore chiamato a svolgere una funzione fondamentale, condurre gli uomini alla vita eterna, aiutarli a non cadere negli errori, a mostrargli il retto sentiero. Gli angeli nell’iconografia classica assumono le sembianze di figure asessuate, alate, dal volto sorridente, spesso incorniciato da riccioli biondi. Esseri lucenti e perfetti capaci di sfoderare la spada a difesa del bene.
Latori di messaggi divini, come l’Annunciazione a Maria; o protettori degli innocenti, come nel sacrificio di Isacco. Abramo era pronto ad uccidere il proprio figlio quando una mano lo fermò. Energia positiva, grazia, forza, potenza, equilibrio sono le caratteristiche degli angeli. È attraverso di loro che il Signore si manifesta, rappresentando un legame tra il divino e l’umano, un segno del suo amore infinito.. Anche se è impossibile vederli, è invece possibile sentirne la presenza. Molti santi hanno avuto un rapporto speciale con loro: da Padre Pio a Gemma Galgani. Santa Francesca Romana non solo aveva continui colloqui con il suo angelo custode ma considerava la sua presenza una cosa concreta, tanto che non dimenticava di tenergli sempre un posto accanto a sé. Una fortuna che non è da tutti. Il cardinale Charles Journet nel suo diario annotava: “Gli angeli si rivelano solo a coloro che li amano e li invocano”.
In tutto il mondo cristiano, la Pasqua celebra e ricorda il giorno della Risurrezione di Gesù, centro e fulcro di tutta la fede. Il giorno dopo ha preso il nome di “lunedì dell’Angelo”, per via del Vangelo del giorno, che racconta dell’Angelo con le donne giunte al sepolcro. Il Vangelo racconta l’incontro delle donne con il Risorto subito dopo aver incontrato l’Angelo presso il sepolcro vuoto. La tradizione ha spostato questi fatti dalla mattina di Pasqua al giorno successivo (lunedì), forse perché i Vangeli indicano “il giorno dopo la Pasqua”, anche se molti studiosi sono concordi che quella a cui si allude è la Pasqua ebraica, che cadeva di sabato.
Fonte: InTerris.it