MCL – Divorzio breve: la famiglia meno impegnativa del contratto di un operatore telefonico
— 28 Aprile 2015 — pubblicato da Redazione. —Il “divorzio breve” è diventato legge dello Stato. La norma prevede la riduzione dei tempi di separazione dagli attuali tre anni a sei mesi se la separazione è consensuale, dodici mesi se è “giudiziale”, cioè chiesta da solo uno dei due coniugi. E la discussione parlamentare ha più volte evocato il cosiddetto “divorzio lampo”, che non prevede nemmeno il periodo di separazione.
La famiglia – ammortizzatore sociale oggi più che mai indispensabile e luogo naturale per la nascita ed educazione dei nuovi cittadini – diventa quasi meno impegnativa del contratto di un operatore telefonico. Basta un problema, e lo Stato spiana la strada perché il patto nuziale venga rottamato, alla faccia della parola data e dell’orizzonte di stabilità così insito nella natura umana e così necessario per la crescita dei figli.
Perché si è voluto rinunciare al tempo per la riconciliazione? Perché tornare al ripudio? Che concezione di sé e dell’ “altro” c’è dietro questa nuova legge?
Sui media, grandi applausi per una norma che «ci mette al passo con gli altri paesi dell’Europa». Il presidente del Consiglio Renzi ha esultato su twitter: «Il divorzio breve è legge. Un altro impegno mantenuto. Avanti, è la #voltabuona».
E’ incredibile come la politica abbia trasformato in terreno di conquista la famiglia, che la stessa Costituzione riconosce essere prioritaria rispetto allo Stato. Come se l’ “io” sciolto da ogni legame e i suoi volubili desideri potessero diventare norma per la costruzione di una società più giusta, inclusiva e prospera. Invece, dietro la retorica del “love is love”, vediamo un impoverimento materiale sempre più diffuso in tutto l’Occidente. La crisi economica – da cui non ci sono segnali di uscita, almeno per quanto riguarda il lavoro – è crisi di fiducia, di futuro, di demografia, di valori capaci di dare un senso alla vita personale e comunitaria. Come si può costruire una società virtuosa se valori come responsabilità, pazienza, sacrificio, rispetto della persona e della parola data vengono sempre più sviliti? Come può ripartire l’Italia indebolendo i rapporti più intimi e naturalmente forti? Quale sarà la logica con cui si regolano gli altri rapporti, ad esempio quelli di lavoro? La precarizzazione che deprechiamo nel lavoro, la istituzionalizziamo nella famiglia, cioè nelle relazioni umane fondamentali.
Ancor più importante, questo mettere al centro l’ “io” avviene a scapito dei bambini, sempre più considerati come oggetti a disposizione della volontà indiscutibile degli adulti.
Le picconate alla famiglia hanno visto un’accelerazione preoccupante, in questi mesi. A Ottobre il “divorzio facile” ha privatizzato il matrimonio, eliminando la necessità di un tribunale per sciogliere le nozze.
A maggio andrà in aula al Senato il disegno di legge (ddl) Cirinnà, che dietro il termine “unioni civili” nasconde la sostanziale equiparazione delle unioni tra persone dello stesso sesso al matrimonio, con apertura alle adozioni e legittimazione dell’utero in affitto. Il ddl Scalfarotto – che prevede il carcere per “omofobia”, termine largamente usato oggi per chi si adopera in favore di famiglia e matrimonio -, è già stato approvato alla Camera e può essere mandato in aula al Senato in qualsiasi momento.
Nelle ultime due catechesi del mercoledì, Papa Francesco ha esaltato con forza la bellezza e la complementarietà dell’essere maschio e femmina, oggi messe in discussione dall’ideologia del gender. Ha chiesto un «soprassalto di simpatia» per il matrimonio e fatto un appello agli intellettuali (credenti e non) «a non disertare» il tema del matrimonio, «come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta».
I politici e i grandi media fingono di non vedere, ma la stragrande maggioranza degli italiani alla politica – ancor più locale – non chiede illusioni né retorica rivoluzionaria, ma strumenti per poter vivere in libertà, giustizia e prosperità. Svilire il matrimonio – istituzione attraverso cui i cittadini garantiscono il futuro alla nazione – è la via con cui, per miopia, si rischia di tradire gli italiani e indebolire ulteriormente l’Italia.
di Francesco Bellotti, consigliere nazionale e presidente provinciale MCL La Spezia