MONDO – Vicino l’accordo tra Santa Sede e Stato di Palestina
— 13 Maggio 2015 — pubblicato da Redazione. —Un’intesa sul testo e la prossima firma di un accordo globale tra le parti. Sono questi gli annunci diffusi oggi al termine della riunione plenaria delle delegazioni della Santa Sede e dello Stato di Palestina. Inoltre Papa Francesco riceverà sabato prossimo in udienza, alle 10.30 nel Palazzo apostolico vaticano, il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas). Il giorno successivo Abu Mazen assisterà in Vaticano alla canonizzazione delle due suore nate nella Palestina ottomana dell’Ottocento: Marie Alphonsine Danil Ghattas di Gerusalemme e Mariam Baouardy (Maria di Gesù Crocifisso) della Galilea.
Israele si dice “deluso” per la decisione del Vaticano di riconoscere lo Stato di Palestina, ha affermato il portavoce del ministero israeliano degli esteri, precisando che la scelta non «contribuisce a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative» per la pace.
Il significato dell’accordo è stato illustrato da monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati e Capo delegazione della Santa Sede che ha partecipato alla riunione, in una intervista a l’Osservatore Romano. «L’intesa – ha spiegato – è frutto dell’accordo base tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), firmato il 15 febbraio 2000. I rapporti ufficiali tra la Santa Sede e l’Olp furono stabiliti il 26 ottobre 1994 e in seguito fu costituita una commissione bilaterale permanente di lavoro che portò avanti i negoziati per l’accordo del 2000. Esso elenca tra l’altro diverse questioni riguardanti la vita della Chiesa e altre materie di comune interesse».
Nell’accordo, ha aggiunto Camilleri, «è previsto che la commissione prosegua i suoi lavori e proponga il modo di sviluppare i temi affrontati, compito che è stato svolto con continuità solo dopo il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa nel 2009. I negoziati ripresi nel 2010 hanno portato all’elaborazione dell’accordo attuale che ha come scopo di completare quello firmato nel 2000. Come tutti gli accordi che la Santa Sede firma con diversi Stati, quello attuale ha lo scopo di favorire la vita e l’attività della Chiesa cattolica e il suo riconoscimento a livello giuridico anche per un suo più efficace servizio alla società».
Sul contenuto dell’accordo Camilleri ha spiegato che il testo ha un preambolo e un primo capitolo sui principi e le norme fondamentali che sono la cornice in cui si svolge la collaborazione tra le parti. In essi si esprime, ad esempio, l’auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della “Two-State Solution” e delle risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un’intesa tra le parti. Segue un capitolo sulla libertà religiosa e di coscienza, molto elaborato e dettagliato. Ci sono poi altri capitoli su diversi aspetti della vita e dell’attività della Chiesa nei Territori palestinesi: la sua libertà di azione, il suo personale e la sua giurisdizione, lo statuto personale, i luoghi di culto, l’attività sociale e caritativa, i mezzi di comunicazione sociale.
Un capitolo è infine dedicato alle questioni fiscali e di proprietà. Insomma, diversi aspetti dell’attività della Chiesa. E potrebbe servire da modello per eventuali accordi con altri Paesi a maggioranza musulmana? «Ogni accordo che la Santa Sede stabilisce con altri soggetti di diritto internazionale – ha detto il prelato – cerca di adattarsi alla situazione concreta del Paese in questione. In questo caso, trattandosi della presenza della Chiesa nella terra dove è nato il cristianesimo, l’accordo ha una valenza e un significato del tutto particolare. Il fatto che in esso si riconoscano chiaramente, tra le altre cose, la personalità della Chiesa e la libertà religiosa e di coscienza può essere seguito da altri Paesi, anche da quelli a maggioranza musulmana, e mostra che tale riconoscimento non è incompatibile con il fatto che la maggioranza della popolazione del Paese appartenga a un’altra religione!».
Inoltre l’accordo è stato stipulato dalla Santa Sede in quanto soggetto di diritto internazionale, ma con lo scopo di tutelare e di favorire l’attività della Chiesa sul posto. La delegazione della Santa Sede, che ha partecipato alle riunioni della commissione bilaterale di lavoro e che ho avuto l’onore di presiedere in questi ultimi due anni, conta tra i suoi membri non solo il rappresentante pontificio, i superiori e gli officiali della Segreteria di Stato e della Congregazione per le Chiese orientali, ma anche rappresentanti della Chiesa locale, delle diverse comunità e dei diversi riti. Inoltre, i vescovi e i responsabili di quelle comunità sono stati sentiti in ogni momento delle trattative e i loro suggerimenti sono stati accolti e presentati alla controparte. Il suo, ha aggiunto Camilleri, «è stato un lavoro di squadra che esprime il sentire della Chiesa locale, la quale intrattiene buoni rapporti con le autorità palestinesi ed è lieta di raggiungere questo traguardo.
Poi c’è il capitolo dei negoziati anche con lo Stato di Israele che hanno avuto uno sviluppo significativo a partire dal luglio 1992 e dalla costituzione, anche in questo caso, di una commissione bilaterale di lavoro tra le parti. Questa ha portato all’elaborazione e alla successiva firma dell’accordo fondamentale tra le parti nel dicembre 1993, cui è seguito lo stabilimento delle relazioni diplomatiche nel giugno 1994. In esso erano previste ulteriori intese per affrontare alcune questioni concrete. C’è stato poi un Accordo sulla personalità giuridica delle istituzioni cattoliche (Legal Personality Agreement), firmato nel novembre 1997. E poi, dal marzo 1999, sono in corso i negoziati in vista della conclusione del cosiddetto Accordo economico, «che è quasi pronto e che mi auguro possa essere presto firmato a beneficio di ambo le parti. Trattandosi di diverse questioni tecniche piuttosto dettagliate, nelle quali sono implicati diversi dicasteri, le trattative hanno preso più tempo del previsto, anche perché a volte i lavori sono stati rallentati da altri fattori. Tuttavia, anche se entrambi gli accordi, quello con gli israeliani e quello con i palestinesi, riguardano la presenza della Chiesa in Terra Santa, si tratta di due intese indipendenti l’una dall’altra».
Fonte: IlSole24Ore.com