Massimo Introvigne spiega perchè l’aggressione delle milizie dell’Isis, guidate dal sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi contro la minoranza sciita, esposta al rischio di genocidio, dopo i cristiani e gli yezidi, rappresenta una preoccupante svolta nel conflitto in Iraq. Ma è anche anche un’occasione importante per comprendere meglio l’ideologia dell’Isis.
Perché il Califfato è una minaccia per i musulma di Massimo Introvigne
Ampio dibattito: Pace e “guerra giusta” dopo le parole del Papa
— 29 Agosto 2014 — pubblicato da Redazione. —In seguito alle parole del Papa al rientro dalla Corea molte le riflessioni e le cosiderazioni ne riportiamo alcune per aiutarci a comprendere e discernere.
L’articolo di Mauro Cozzoli mette in luce la volontà ferma del Papa di arrestare le persecuzioni in atto di credenti, cristiani e no. Ma al tempo stesso la sua viva preoccupazione per un’espansione della violenza, con una reazione militare che inneschi l’ennesima spirale di forza e controforza, portatrice di nuove sofferenze, scontri e divisioni.
Fermare il male e mai accrescerlo Mauro Cozzoli
Pierangelo Sequeri inserisce le parole del Papa in quel percordo di evoluzione mentale che attesta il lento spostamento del dibattito mondiale dal problema della guerra giusta al tema di una pace giusta che deve certamente al magistero papale di questi decenni un sostegno e un impulso decisivo.
Costruire la pace giusta, il cammino della Chiesa Pierangelo Sequeri
Stefania Falasca sottolinea come Papa Francesco col suo “passaggio a oriente” abbia definitivamente chiuso l’identificazione esclusiva del cristianesimo con la civiltà occidentale. L’universalità della fede cattolica, per sua natura aliena da vincoli d’esclusiva con civiltà e culture, è stata del resto riaffermata con forza al Concilio Vaticano II.
Cristiani=Occidente: Papa archivia l’equazione Stefania Falasca
Raul Caruso individua cause culturali, religiose, politiche che sottostanno “alla terza guerra modiale combattuta a pezzi” ma osserva che i paesi in guerra sono accomunati tutti da due fattori: sono rimasti fuori dalle reti consolidate della globalizzazione infatti, presentano una composizione delle esportazioni dominate dalle risorse naturali unitamente all’esistenza di regimi repressivi e alla polarizzazione sociale, da un lato, non ha favorito investimenti, diversificazione produttiva e benessere diffuso e, dall’altro, ha contribuito a infiammare feroci conflitti interni e regionali. Queste considerazioni ci riportano a un’idea di fondo chiara: la necesittà di una globalizzazione giusta: la pace si costruisce anche tenendo in adeguata considerazione le complessità economiche.
La globalizzazione «buona» che può fermare le guerre di Raul Caruso