SENTINELLE di GENOVA: la voce delle sentinelle che vegliano in silenzio
— 4 Giugno 2015 — pubblicato da Redazione. —Oltre diecimila persone sono scese in cento piazze italiane lo scorso week-end in occasione della veglia nazionale per la famiglia organizzata dalla Sentinelle in Piedi. I media non ne hanno quasi parlato, se non per dare ampio spazio alle contestazioni, spesso presentate come “gioiose”.
Ecco le voci di alcuni dei veglianti genovesi, che hanno sfidato pioggia e intimidazioni per dire “sì” alla famiglia e all’identità umana, e “no” ai progetti e ai disegni di legge che mirano ad annacquare il matrimonio e ad imporre l’ideologia nelle scuole e in tutti gli ambiti della società.
ANNA:
«Pioggia, vento, freddo. Non avevo alcuna voglia di uscire. Poi l’arrivo in una piazza blindata da un centinaio tra polizia, carabinieri ed agenti in borghese. Tutti per noi, pericolosissime persone controcorrente su temi scomodi. Come l’adozione, che non è pensata per dare un figlio a chi non ce l’ha, ma una mamma ed un papà a chi ha avuto la sventura di perderli. Come l’educazione sessuale, che diventerà obbligatoria, fin dall’asilo, e dove non insegneranno che tutti siamo nati dall’incontro di un padre e di una madre (la vera omofoba è la natura, che ha deciso che, per generare un bambino, servono una mamma ed un papà), ma insegneranno a seguire sempre e comunque il piacere individuale. Dove finirà il rispetto, il donarsi l’un l’altro?
Dopo una ventina di minuti, come un rombo lontano, il rumore del temporale si avvicina? No, sono urla, insulti, risate di scherno, un’onda d’urto che trasuda odio. Le Sentinelle non si muovono, non rispondono, continuano a leggere, in silenzio. Vengono tirate delle uova. Ma nessuno fugge. Perché il rumore non può imporsi sul rumore. Il silenzio sì. Io ho fatto ciò che potevo per difendere i diritti dei più deboli. Non ho aspettato che qualcuno facesse qualcosa al posto mio».
ALEJANDRO:
«E’ stata l’occasione di rivedere tante famiglie che non si lasciano intimidire da un clima pesante. Sorrisi, abbracci e saluti. Ma perché si vuol far passare il messaggio che le Sentinelle sono aggressive, mentre le contromanifestazioni gioiose? Che sia falso lo sa chi ha partecipato alla veglia, ma anche chi anche chi ha visto il VIDEO del Secolo XIX, dove un ragazzo parla di contromanifestazione pacifica e gioiosa sullo sfondo delle urla “bastardi!”. Molti, probabilmente, sono vittime di chi li riempie di odio. Le Sentinelle stanno zitte e leggono. Nonostante questo sia sotto gli occhi di tutti, sui giornali spesso si legge che le sentinelle sono ultrà cattolici e chi li disturba sta manifestando gioiosamente».
STEFANO:
«Il diritto prevalente dei bimbi di avere una mamma ed un papà va difeso ad ogni costo, insieme alla possibilità di esprimere liberamente le proprie idee. Questi principi non conoscono sconfitta e sono fiero di testimoniarli vegliando pacificamente».
PAOLO:
«Purtroppo, per sostenere l’evidenza di natura si deve pagare il prezzo degli insulti e delle offese. E’ giustissimo combattere ogni forma di bullismo, ma propagandare nelle scuole l’indifferenza fra i sessi in nome di una presunta uguaglianza non aiuta a combattere la discriminazione né a favorire il rispetto della diversità. E crea confusione di identità nelle nuove generazioni».
SILVIA:
«Ricordo con piacere le persone con cui ho partecipato. Qualche parola e tanti sorrisi che mi hanno incoraggiata e aiutata a passare oltre agli insulti. Ho capito quanto fastidio, ostilità e odio provochi il silenzio e l’ordine e tutto questo mi ha convinta a continuare a testimoniare la verità. Lo devo alla mia coscienza e alla mia famiglia; e poi un sorriso a volte apre porte blindate. Magari qualcuno che oggi ci contesta un giorno sarà con noi!»
GABRIELLA:
«Ho vegliato per non inchinarmi a quel potere subdolo che vorrebbe stravolgere le leggi della natura, strumentalizzando anche chi si scaglia rabbioso verso persone che manifestano pacificamente. Bisogna informarsi e muoversi. Altrimenti, ci renderemmo complici.»
ALESSANDRA:
«Ho partecipato per difendere la ragione. Non sono contro le persone, ma contro un’ideologia che non vede nella vita un dono naturale da custodire. Sono convinta che la famiglia debba essere difesa da chi ne fa una questione di diritti discutibili. Sono per la difesa dei bimbi da chi vuol fargli credere che essere uomo o donna è solo un dato culturale, da chi vuol ridurre la coppia a desiderio e istinto, privandola del valore della reciproca complementarietà, da chi vuole privarla del diritto di educare i propri figli. Sono per la difesa di tutte le donne, specie quelle usate come incubatrici, anche a rischio della propria vita. Sono per la difesa della vita umana, e contro chi mette le mani su di essa per profitto e interessi economici».
ANGELA MARIA:
«Mi hanno molto colpito, in tutti i partecipanti, la concentrazione, la convinzione, la compostezza, il silenzio assoluto anche di fronte agli insulti, alle urla, alle volgarità, alle vaghe minacce. Credo sia il modo giusto di esprimere pubblicamente i propri convincimenti. Continuiamo così».
STEFANO:
«Per manifestare pacificamente e silenziosamente servono polizia e transenne. Non c’è più quel valore costato la vita a molte persone che si chiama libertà di opinione? Sui pochi giornali che ne parlano, la notizia non è la mobilitazione composta in cento piazze, ma i contestatori (tra l’altro numericamente inferiori). Dispiace non aver visto un’intervista o una comunicazione chiara di quali sono i valori che molti vogliono mantenere vivi. Tante persone semplici – che normalmente non scenderebbero mai in piazza – si ritrovano fianco a fianco con persone di diverse nazioni e per difendere i valori fondanti della società, in una maniera unica, tanto riservata e rispettosa».
MIRELLA: «Bestemmie, insulti, lanci di uova. Persino un coro a lucifero. Paradossalmente, la non tolleranza arriva proprio da chi ci accusa di essere “omofobi e intolleranti”. Ma siamo tutti nati maschi o femmine e per generare e proteggere la vita. Per questo, non ci stancheremo di vegliare».
ALÌ, IN VEGLIA CON LA GIOVANE FAMIGLIA:
«Vengo dal Libano e sapevo fin da piccolo che nei “grandi” Paesi non viene data importanza alla famiglia. Dopo due anni che vivo qui ho scoperto che l’Italia è diversa e che mantiene alto il valore dei vincoli familiari. Per non perdere questi valori ho partecipato alla veglia, per evitare di seguire i Paesi che sbagliano. Con il libro e col silenzio, con compostezza e civiltà, ho portato il mio contributo per proteggere l’Italia della disgregazione sociale».
di Francesco Bellotti