Ci si sposa sempre in quattro!
— 4 Settembre 2014 — pubblicato da Redazione. —Lo spunto per questo primo incontro è stato lo studio del libro “Il bambino che sei stato”, di Hugh Missildine, edizioni Erickson. L’autore è un neuropsichiatra. Il libro è degli anni ’60 ma mantiene un’ottima validità, tanto che è stato più volte ripubblicato negli ultimi anni. È più profondo di un normale libro di auto-aiuto, e più accessibile e scorrevole di un trattato di psicologia per “addetti ai lavori”. Non si riferisce solo alla vita di coppia, ma affronta in modo organico ogni aspetto di quei condizionamenti che ciascuno di noi trova nel proprio temperamento e modo di agire, e che provengono dall’ambiente familiare in cui siamo nati e abbiamo trascorso l’infanzia. Tuttavia, i riferimenti alla vita di coppia sono ricchissimi e particolarmente interessanti, e per questo ve li proponiamo.
1. Il bambino che sei stato
Il “bambino che sei stato” e che convive con ciascuno di noi non è altro che quell’insieme di condizionamenti ricevuti nell’infanzia e dovuti al modo di essere e di agire dei nostri genitori, e in particolare al modo in cui essi ci hanno educato. Questo “bambino” resta sempre in noi, non viene cancellato dalla maturazione di una persona, ed è sempre attivo, ma in particolare si manifesta nella vita di coppia: infatti durante il fidanzamento ciascuno di noi accentua istintivamente tutte le proprie caratteristiche “adulte” e mostra di sé solo gli aspetti positivi, maturi, equilibrati, nel comprensibile desiderio di tenere con sé la persona amata. Il matrimonio ci mette in una condizione diversa: siamo a casa. Nuovamente a casa. Si risveglia in noi quel “bambino” con il naturale, fortissimo desiderio di ricreare nella nuova famiglia le condizioni a cui eravamo abituati nella nostra famiglia d’origine e che ci davano sicurezza. Attenzione: anche gli aspetti dolorosi di quella condizione infantile, anche ciò che ci faceva soffrire – con l’intensità con cui un bambino può soffrire – fanno parte paradossalmente di quel quadro di sicurezza, di cosa conosciuta e appunto familiare, che il “bambino” tenta e tenterà per tutta la vita di ricreare. Per lui – per ciascuno di noi – quella è la casa, la famiglia, la sicurezza: la pulizia maniacale se a casa c’era la pulizia maniacale; il casino se c’era casino. Le botte, se c’erano le botte. L’allegria, se c’era allegria; e così via. Non solo: il “bambino che sei stato” spesso assume lo stile di un genitore: diventiamo genitori di noi stessi, riproducendo gli atteggiamenti di quelli veri e perpetuandone lo stile. Se mia madre pensava che io fossi bruttina, se manifestava la sua delusione per aver avuto una bambina meno carina di quelle delle sue amiche, io continuerò per tutta la vita a dire a me stessa che non sono bella, sostituendomi a lei, a meno che non compia dentro di me un lavoro lungo e paziente di consapevolezza e superamento di un condizionamento così profondo. Noi in questo incontro riflettiamo in particolare sull’influenza negativa di tali condizionamenti nella vita di coppia.
2. I nove schemi fondamentali
Ci sono, secondo Missildine, nove tipi fondamentali di condizionamenti: cioè nove stili educativi, i cui aspetti “sbilanciati” generano a loro volta nove modi di essere, ovvero nove diversi “bambini”. Ovviamente ciascuno di noi non è un tipo “puro”, perché in tutte le famiglie e in tutte le storie personali le influenze ricevute sono molteplici e si mischiano: comunque ci si può riconoscere nell’uno o l’altro dei “tipi”, come quello che è prevalso nella nostra storia.
- il perfezionismo (e tu sarai indotto a lottare sempre per “fare meglio”)
- la coercizione (e tu tenderai sempre a rimandare)
- la remissività (e tu sarai portato ad essere impulsivo e pieno di pretese)
- l’ eccessiva indulgenza (e tu sarai sempre tendenzialmente annoiato e insoddisfatto)
- l’ ipocondria (e tu sarai sempre preoccupato per la tua salute)
- la sopraffazione (e tu cercherai sempre di “vendicarti” del passato)
- l’ abbandono (e tu non riesci a provare un senso di appartenenza)
- il rifiuto (e tu cerchi di isolarti, ma ne soffri)
- l’ enfasi sul sesso (e tu non hai le idee chiare sulla sua natura).
I numerosi esempi di casi concreti che Missildine riporta, provenienti dalla sua esperienza clinica, sono utilissimi per capire come due diversi tipi di condizionamento giocano a volte in modo esplosivo nella vita di una coppia.
3. Alcune osservazioni
Approfondendo la riflessione sui diversi atteggiamenti educativi e sulle tendenza che generano nei membri della coppia, e sugli effetti sulla vita di coppia, facilmente capiterà che a ciascuno appaia improvvisamente chiaro da dove vengono i problemi del suo partner. Questo è comprensibile: noi tutti vediamo molto più facilmente i difetti dell’altro, anche se gli vogliamo bene, piuttosto che i propri. Ma tale comprensione è comunque un ottimo punto di partenza per migliorare la vita a due. Purché sia, appunto, comprensione. Ovvero, l’amore, se è tale, dev’essere – e restare – incondizionato. Quindi capire meglio i problemi del coniuge, e le cause di questi problemi, non vuol dire pretendere automaticamente che i problemi siano rimossi. Paradossalmente, ciò farebbe arroccare l’altro in un irrigidimento delle proprie posizioni: e giustamente, perché ciascuno nel matrimonio ha diritto di essere amato e accolto per quello che è, per come è fatto “qui ed ora”, non quindi “a condizione che si impegni per cambiare”, e neanche “in attesa che diventi migliore… che diventi ciò che io vorrei”. Anzi, proprio questa è la condizione necessaria per riuscire a capire i propri limiti e impegnarsi a cambiare: vedersi amati così come si è. Se vuoi che tuo marito/tua moglie cresca superando i suoi limiti (sebbene non ci riuscirà mai del tutto), comincia ad amarlo veramente così com’è, come se non potesse mai più cambiare. Questo creerà per lui il clima di accettazione necessario per “guardarsi dentro” e, per amore, impegnarsi a cambiare.
Seguendo con amore la maturazione del nostro compagno (e senza intervenire, se non nel dialogo, con grande rispetto per la sua libertà), cominceremo a diventare più attenti anche al nostro personale mondo interiore. Ci accorgeremo che anche ciascuno di noi ha subìto pesanti condizionamenti durante la propria infanzia. E che questi condizionamenti sono ancora vivi e vegeti nel “bambino che sono stato”, che vive con me in casa nostra, e forse mi fa assumere atteggiamenti, dire e fare (o non dire e non fare…) cose che fanno soffrire il mio compagno. Insomma, mi accorgerò che anch’io devo cambiare, e proprio perché gli voglio bene, comincerò a cambiare.
4. Il comandamento dell’amore
Il comandamento dell’amore nell’Antico Testamento recita: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Il prossimo è chiunque mi capiti a tiro, ma ovviamente l’amore con cui amo mio marito è diverso da quello per la signora che mi ruba il posto nella fila alle Poste. In cosa consiste allora quel “come te stesso”? Forse è appunto la capacità di riconoscere in che cosa io sono profondamente simile all’altra persona, e a trovare in questa somiglianza una motivazione per la mia indulgenza, misericordia, tenerezza… amore. Amo l’altra persona perché io per primo mi riconosco fragile, carente. Anch’io – per tornare all’esempio delle Poste – posso avere una fretta indiavolata, un pannolino del figlio da cambiare, un capufficio tremendo, o semplicemente la voglia di fare una piccola carognata. E con il mio coniuge? A maggior ragione: quanto più avrò da rispecchiarmi in lui, conoscendolo a fondo nella sua storia e nei suoi limiti (tanto simili ai miei…) tanto più troverò motivi profondi per comprendere e per amare.
5. Il contributo del Sacramento
La grazia propria del sacramento del matrimonio è un dono che segue gli sposi lungo tutta la vita della loro famiglia, adattandosi momento per momento alle esigenze che si manifestano e fornendo le risorse necessarie per affrontarle. Ma come tutti gli strumenti, se li si lascia inattivi, non funzionano. Posso avere acquistato i migliori detergenti per vetri esistenti in commercio, ma se non metto mano allo straccio e non li uso, le finestre di casa mia resteranno sporche. Così, la grazia del sacramento può darmi una particolare capacità di “vedere” il cuore di mio marito/mia moglie, ma se non chiedo questa capacità, o se non la metto in pratica (nella riflessione, nella preghiera), non cambierà nulla. E’ come se la vita a due nel matrimonio cristiano fosse… una casa prefabbricata da costruire: il sacramento ci garantisce la fornitura di tutti i pezzi, di tutta l’attrezzatura necessaria, le energie, le capacità… ma se non ci mettiamo a lavorare, la casa non viene su da sola. Un bel pezzo di questa “casa” consiste in una reale conoscenza e comprensione reciproca: comprensione della storia propria e dell’altro, e dei condizionamenti che agiscono nell’uno e nell’altro. E nell’amore paziente che accetta, accoglie, accompagna, crede ed ha fiducia.
Fonte:
Ci si sposa sempre in quattro!| Aleteia.org
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