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EXPO – Anno 2050, il cibo che mangeremo

Sarà un’alimentazione “utile”, che ci farà stare bene, scientificamente evoluta e controllata. Ma sarà un cibo “anafettivo”, che non faciliterà più la convivialità, non ci aiuterà a essere felici. Mangeremo carne “sintetica”, oppure plancton o krill, ad alto contenuto nutritivo, ma perderemo le tradizioni familiari.

 Mangiare non significa solo nutrirsi. Mangiare è un atto politico. Dentro ci sono vincoli climatici e demografici. C’è il fenomeno del land grabbing, per cui si rubano le terre per conquistare nuove opportunità di sfruttamento e  di affari legati al cibo. Dietro si nascondono grandi diseguaglianze. Sono questi gli spunti di riflessione proposti oggi all’Expo di Milano da Stefano Bassi, presidente dell’Associazione nazionale delle imprese cooperative, che ha introdotto una delle ricerche più interessanti ascoltate da quando si è aperta l’Esposizione universale milanese: come garantire qualità e sicurezza alimentare; che cosa può offrire la forma cooperativa all’interno di filiere agricole trasparenti e in linea con la ricchezza della biodiversità. E questo è stata la premessa per la relazione di Vilma Scarpino, amministratore delegato della Doxa, che ha illustrato che cosa e come mangeremo nel futuro: per esempio, tra più di trent’anni, in una data simbolica fissata nel 2050.

Per capirlo la Doxa ha intervistato cittadini di sette nazioni: Italia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Brasile. La sensazione comune a tutte le persone oggetto dell’indagine è che, rispetto alle abitudini alimentari, in tre generazioni sia cambiato il mondo. Molti decenni fa, diciamo in un passato “remoto”, per tutti, trasversalmente, il cibo era un modo per risolvere un bisogno primario: la fame. Per esempio negli anni Cinquanta, nel dopoguerra, le modalità di approcciarsi al cibo erano assai diverse da quelle della società contemporanea.  Più di recente, si può dire in un passato “prossimo”, si sono cominciate a scegliere i cibi prodotti dall’industria, più che quelli fatti in casa, cioè si è fatta strada un’alimentazione più facile, più accessibile.

L’alimentazione del tempo presente è frutto di rivoluzioni profonde: il quadro è frammentato, si è attenti alla dieta, alla linea, al benessere, c’è chi è carnivoro e c’è chi è vegano, c’è chi è attento a ciò che consuma e chi non se ne cura. Molti cercano qualcosa che li guidinelle scelte, una specie di comandamento, che però non trovano perché sono saltati i punti di riferimento tradizionali del cibo, c’è troppo di tutto, ognuno dà un proprio significato all’alimentazione e i criteri sui quali impostare le scelte nutritive possono variare di molto da un’area geografica all’altra: in Italia domina ancora (per fortuna, si potrebbe dire) la dieta mediterranea; mentre in Russa, in Cina e in Brasile sono elevati i consumi di carne; e si assiste a una dieta prevalentemente proteica in Germania, nel Regno Unito e negli States.  Ormai la globalizzazione del gusto è estesa: l’80 per cento degli intervistati dalla Doxa consuma cibo etnico, più in Inghiterra e in Germania, mentre sono più conservatori e legati alle tradizioni culinarie Italia e Brasile Qual è oggi il tempo per il cibo? Poco più di un’ora il giorno, dedicato alla cucina in Brasile, India, Russia e Italia, che sono i Paesi più “home made” del mondo. E quali sono attualmente i “luoghi” del cibo? In media tre pasti fuori casa e un pasto “take away” a settimana, che diventano quasi due per Cina e India.

Ma come sarà il cibo di domani, quello che mangeremo tra trent’anni? Intanto, il quadro generale del rapporto tra consumatori e offerta di cibo sarà radicalmente cambiato, in un mondo dove il 70% delle popolazioni vivrà nelle città. Nel 2050 i fattori che guideranno il consumo di cibo saranno la tecnologia, il miglioramento delle proteine, la distribuzione, i canali digitali, lo stop alla crescita degli ipermarket. I consumatori saranno sempre meno fedeli a un brand o a un negozio perché si alzeranno moltissimo le aspettative di qualità, di salute e di benessere attraverso il cibo, con una forte accelerazione degli acquisti online dove si può cambiare tutte le volte che si vuole, dei discount. Secondo le proiezioni presentate dalla Doxa, che hanno generato più di una delusione tra i partecipanti al convegno dell’Expo, sarà un’alimentazione “utile”, che ci farà stare bene, scientificamente evoluta, sempre più controllata, ma sarà un cibo “anafettivo”,  che non faciliterà più la socializzazione, la convivialità, che non ci aiuterà a essere felici, sempre più pratico e veloce, con tempi in cucina sempre più bassi. Dunque, un’alimentazione asettica, che non faciliterà più i momenti dello stare a tavola insieme in famiglia, perché non ci sarà più il piacere del cibo. Saranno alimenti poco comunicativi, poco emozionanti.

Fonte: Famiglia Cristiana.it

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