Un’analisi originale e controcorrente della crisi economica e delle prospettive per il futuro. L’ha fatta l’economista e banchiere Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello IOR e consigliere del governo italiano e della Cassa Depositi e Prestiti, intervenendo sabato sera al convegno “Crisi economica o crisi morale?”, a Castelnuovo Magra.
Sintetizzando la recente enciclica “Laudato si”, Gotti Tedeschi ha sottolineato che «il degrado ambientale è legato al degrado morale dell’uomo». L’ “anarchia morale”, che oggi si esprime sotto le forme del nichilismo, è «la causa fondamentale anche della crisi economica, che nasce dall’ignoranza delle leggi naturali dell’economia e dall’incapacità di usarne gli strumenti». Per affrontare il problema, «non bastano nuovi strumenti, ma bisogna cambiare le persone. E la Chiesa è l’autorità morale che ha il compito di farlo, attraverso il magistero, la preghiera, i sacramenti».
Gotti Tedeschi ha indicato alcune caratteristiche fondamentali dell’ “anarchia morale” odierna. L’incapacità di distinguere tra mezzi e fini, per cui finiscono per contare solo i risultati immediati. La perdita del senso della vita, senza il quale perde senso anche qualsiasi azione. La separazione tra idee e comportamenti (o, in termini religiosi, tra fede e opere), così che sono i cattivi comportamenti a definire le idee. Lo squilibrio per il quale si valorizzano le dimensioni corporali e intellettuali dell’uomo, mentre si trascura di nutrire la dimensione spirituale.
Guardando agli ultimi due secoli, i fatti non sono confortanti. Dal punto di vista filosofico si sono affermati il relativismo e il nichilismo, dal punto di vista antropologico, ha prevalso l’idea evoluzionistica dell’uomo “animale intelligente”, ora persino in soprannumero sulla Terra, secondo le concezioni neo-malthusiane. In economia, l’idea che la miseria materiale sia causa della miseria morale ha ribaltato la concezione tradizionale secondo cui è la debolezza umana a generare miseria economica. La Chiesa è ormai considerata anti-scientifica, nonostante gli uomini di scienza cattolici siano numerosi e Benedetto XVI abbia ribadito la necessità che la scienza sia finalizzata al bene dell’uomo.
Le stesse leggi dell’economia sono state definite cinquecento anni fa da dei frati, nella scuola Salamanca. E le banche, i monti di pegno, sono state inventate dai Francescani nel medioevo per aiutare le opere di carità e l’economia reale.
«I papi, con le encicliche, hanno fatto tutto il possibile per affrontare questa deriva». Il problema è che le encicliche non vengono lette neanche nel mondo cattolico. Nella “Lumen Fidei”, Benedetto XVI e Francesco, ribadiscono che la ragione ha bisogno della fede e viceversa. Per affrontare la crisi economica, bisogna tornare a porsi le domande umane fondamentali: Chi è l’uomo? Qual è il senso della vita? Bisogna distinguere tra mezzi e fini».
Molto interessante il dibattito al termine della relazione. «Senza crescita demografica, l’aumento del PIL è stato sostenuto solo dall’aumento dei consumi. Questo ha comportato una riduzione del risparmio, e la delocalizzazione. Si compra a prezzi più bassi, ma si è smesso di produrre. La popolazione invecchia, i costi sociali aumentano e mancano i giovani per sostenerli. Gli Stati Uniti hanno imparato la lezione e da qualche anno stanno richiamando sempre più la produzione dentro i propri confini. Ma, nel frattempo, i Paesi dell’Est e del Sud del mondo si sono fatti carico dell’aumento di consumi in Occidente. In sintesi, lo sfruttamento delle risorse, anche umane, di questi Paesi, che oggi fa temere disastri ambientali, è stato causato dall’aumento di consumi in Occidente imposto per aumentare il PIL nonostante la riduzione delle nascite».
«Le idee catastrofistiche sulla crescita della popolazione mondiale lanciate tra gli anni ’70 e ’80 dalle maggiori università americane, come Stanford e MIT hanno creato in Occidente un evidente problema demografico, che ci ha clamorosamente impoveriti. Il “fabbisogno” di immigrati dell’economia italiana corrisponde esattamente al numero di bambini non nati in Italia a causa dell’aborto».
di Francesco Bellotti