Autismo: si può riconoscere dal pianto del neonato
— 21 Luglio 2015 — pubblicato da Redazione. —A breve in tutta Italia, sarà possibile individuare problemi di autismo fin dai primi vagiti dei neonati, in modo da poter intervenire nel migliore dei modi. La Fondazione Bambini delle Fate sostiene un importante progetto di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanita’, che sta monitorando il pianto e il movimento spontaneo dei bambini fin dalle prime settimane di vita. Scoprendo anomalie che potrebbero consentire di diagnosticare l’autismo gia’ entro il primo anno di vita: questo consentirebbe una presa in carico tempestiva e piu’ efficace. Franco Antonello e suo figlio Andrea, ragazzo che soffre di disturbo dello spettro autistico hanno creato una fondazione chiamata “I Bambini delle Fate”, che sostiene il Nida (Network Italiano per il riconoscimento precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico), che proprio grazie a questo sostegno è riuscita a crescere. La fondazione ha dato un contributo di 100mila euro che permetterò di allargare per il prossimo anno la rete anche in Piemonte e, successivamente, in altre regioni.” Ecco un esempio di come pubblico e privato possono costituire un binomio virtuoso, al servizio della salute di tutti”, ha detto Walter Ricciardi, Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il network prevede la sorveglianza e la valutazione del neuro sviluppo dei neonati, attraverso alcuni indici, come il pianto, la motricità spontanea e l’attenzione verso stimoli sociali, entro il primo anno di vita. Il campione di oggi è costituito da circa 100 bambini e si espanderà proprio grazie al contributo dei Bambini delle Fate.
“Grazie alla rete italiana siamo riusciti oggi a diagnosticare precocemente circa il 17% di casi di disturbi dello spettro autistico e ritardo nello sviluppo dei linguaggi nei bambini monitorati, ma l’obiettivo è quello di fornire un modello efficace da applicare ogni volta che si presenta una situazioni a rischio”, continua Ricciardi. I primi risultati dello studio hanno evidenziato come i bambini colpiti da questi disturbi presentino, già nelle prime settimane di vita, alcune anomalie nel pianto e nel movimento spontaneo: se questi dati venissero confermati in un più ampio campione e sarà possibile associare tali anomalie ad alcune caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti presi in esame, potra’ essere attivato un monitoraggio per la loro identificazione precoce, già nel primo anno di vita, ed attivato un intervento precoce che sia il più possibile intensivo e individualizzato. Riconoscere precocemente significa infatti intervenire precocemente, riducendo l’impatto di tali disturbi nella vita dei bambini e dei loro familiari.
Fonte: InTerris.it
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