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La nostra casa è il cosmo

Continuano le scoperte, intorno a stelle lontane, di pianeti apparentemente simili alla Terra. Kepler 452b è l’ultimo candidato ad essere una possibile seconda Terra

Mai sottovalutare la razza umana (nel bene e nel male). Quando Cristoforo Colombo, dopo un viaggio lunghissimo di tre mesi con la paura costante di finire divorato da qualche mostro marino o cadere giù dal “bordo della Terra”, approdò nel nuovo mondo, non avrebbe mai immaginato che 500 anni dopo si sarebbe percorso lo stesso suo tragitto in poco più di cinque ore (in aereo).

Di più: non avrebbe mai immaginato che quella piccola isola che aveva scoperto in mezzo al mare si sarebbe dilatata fino a diventare un intero nuovo continente capace di ospitare una parte cospicua dell’umanità. Umanità attirata prima dalla sfida dell’ignoto, poi dalla normalità della nostra “casa” sul pianeta Terra.

Oggi sta succedendo qualcosa di simile, ma sulla scala enormemente più grande della nostra galassia, la via Lattea. Il satellite Keplero della Nasa è appena “approdato”, si fa per dire, nel nuovo mondo, nel senso che, pur restando in orbita intorno alla Terra, con sofisticati e quasi incredibili metodi di osservazione da alcuni anni riesce ad osservare e capire se intorno ad una stella (in questo caso Kepler lontana 1500 anni luce) ci sono pianeti.

Capisce se questi pianeti orbitano ad una distanza giusta dalla stella, se sono nella fascia “abitabile”, cioè né troppo calda né troppo fredda, se questi pianeti sono rocciosi o liquido/gassosi (più complicato da stabilire), se su questi pianeti è presente acqua e infine se ospitano o hanno ospitato qualche minima forma di vita organica. Le risposte alle ultime due domande sono troppo difficili da trovare con sicurezza, per ora, ma ci stiamo organizzando con nuovi strumenti per indagare il cosmo anche in questo aspetto.

Dunque la notizia recente è che, tra le migliaia di pianeti già scoperti dal satellite, intorno alla stella Kepler ne esiste uno che sembra proprio simile alla nostra Terra, come dimensioni, età, distanza dalla stella, durata dell’anno orbitale, apparenti caratteristiche fisiche. Insomma quello che serve per stimolare la curiosità di conoscerlo da vicino.

Chi non avrebbe voglia di farsi un viaggetto fin lì? Non c’è niente da fare: il gusto dell’avventura e della scoperta dell’ignoto ce l’abbiamo nel sangue. Fatti non fummo per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza. E anche i più cinici tra di noi, quelli che non capiscono a cosa serve buttare via soldi per missioni di esplorazione spaziale come quella di Kepler, missioni apparentemente inutili perché relative a stelle troppo lontane per andarci, dovrebbero riflettere su come il testardo “visionario” Colombo aprì la strada all’allargamento degli orizzonti e delle prospettive dell’umanità.

Lasciamo tempo al tempo. Oggi andare su Kepler è impensabile, ma domani chissà. La fantasia e l’ingegnosità della specie umana le conosciamo… e prima o poi ci potrebbe far comodo una Terra di riserva nel caso in cui il nostro vecchio Sole ci faccia qualche scherzo poco simpatico. Tra l’altro, avere un concreto progetto di esplorazione planetaria in comune, ci aiuta a collaborare, a litigare di meno.

Per non parlare della possibile scoperta di qualche forma di vita aliena, anche elementare.

Insomma stiamo cominciando a capire che la nostra casa non è limitata al pianeta Terra, ma è più grande. L’universo, bello, infinito e misterioso, è davanti a noi, ci aspetta. Ci sfida ad alzare la testa dalle nostre preoccupazioni quotidiane, dai nostri piccoli interessi. Ci ricorda che come famiglia umana non abbiamo ancora raggiunto i nostri limiti, i nostri confini. Possiamo ancora crescere. E migliorare.

Fonte: CittaNuova.it

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