Alla festa di Saidou e Aichatou, che si sposano per allegria
— 29 Luglio 2015 — pubblicato da Redazione. —Saidou e Aichatou si sposano a Niamey domenica 26 luglio. Il mattino a partire delle otto e trenta ci sarà la preghiera rituale di benedizione ad opera del marabout affittato per l’occasione. Come lo sono le tende e le sedie per la festa. La preghiera è alla casa della sposa con una delegazione della famiglia dello sposo. All’inizio si distribuiscono datteri e noci di cola a tutti i presenti alla cerimonia.
Sono pochi minuti prima della festa, che passerà mangiando riso, pasta di mais e carne. La sposa è custodita e nascosta da un velo dentro la sua camera, al riparo da sguardi indiscreti. Sposarsi è una delle attrazioni più sentite nei fine settimana di Niamey.
Lo stesso accade nel cortile di casa dello sposo. Libero lui di stare a casa o andare a spasso. Sarà la notte che, scortato da uno stuolo di motociclette, andrà con l’auto in cerca della sposa. Passeranno la notte assieme e la sposa rimarrà da lui.
A Niamey una buona parte dei matrimoni nasce e finisce dopo una settimana. Una serie di false promesse fatte alla donna. Macchine, ville, motociclette, stile di vita sontuoso. Nulla di tutto ciò e allora la ragazza torna alla casa materna. Solo un foglio di ripudio, scritto dal marito, potrà consentirle altre nozze. Non prima di tre mesi, nel caso ci fosse un ospite in arrivo. Per sposarsi civilmente a Niamey si va dal sindaco o da un suo delegato.
Nella carta d’invito di Saidou ci sono due anelli disegnati che si uniscono. È nel municipio che avviene lo scambio delle alleanze. Le rispettive famiglie garantiscono la fragile solidità dell’unione. Prima di sposarsi l’uomo offre non meno di 200mila franchi alla famiglia della sposa, circa 300 euro. Oltre i soldi il futuro sposo deve assicurare il dono di una valigia per la sposa. Monili, vestiti, profumi e altri generi di femminile necessità.
Nel caso di relativa povertà dello sposo sarà la famiglia della sposa che, di nascosto, potrà contribuire ai doni. Di certo il pudore e la riservatezza non impediscono i commentari del popolo. A Niamey i matrimoni durano a seconda delle stagioni.
Le famiglie degli sposi indossano lo stesso tipo di stoffa. A Niamey non mancano le sarte e i sarti di circostanza. I saldi si fanno tutto l’anno nel senso che pochi pagano il dovuto. Altri hanno scritto invano che non si fanno crediti. Poi succede che alcune sartorie spariscano e si trasformino in ristorante popolare o in officina meccanica.
Saidou lavora da anni con una Ong che punta alla trasformazione sociale. Lei, Aichatou Diallo, gli starà accanto quanto basta, da buona compagna di viaggio. Saidou esegue le ore di preghiera che il cellulare gli rammenta con un canto coranico. Si interessa delle migrazioni e perciò ha deciso di sposarsi. A Niamey la festa dura tutta la settimana.
Finito il Ramadan a Niamey ci si sposa per allegria. I figli arrivano voluti oppure per distrazione. Ci si ostina a dare per scontato che l’uomo sposa una donna e l’immaginazione si ferma lì. Ce n’è abbastanza per riempire una vita. Quando sembra difficile andare d’accordo c’è sempre la poligamia come precaria soluzione. Fino a quattro dice il profeta a patto di trattare equamente l’impossibile.
Ma le tradizioni divergono e anche il velo integrale è bandito per il potenziale terrorismo. Nel biglietto nuziale ci sono fiori che volano e frecce che indicano la casa della cerimonia. Gli anelli disegnati si incrociano con un cornetto portafortuna. Per il viaggio di nozze si vedrà l’anno prossimo inch’Allah.
Sono pochi minuti prima della festa, che passerà mangiando riso, pasta di mais e carne. La sposa è custodita e nascosta da un velo dentro la sua camera, al riparo da sguardi indiscreti. Sposarsi è una delle attrazioni più sentite nei fine settimana di Niamey.
Lo stesso accade nel cortile di casa dello sposo. Libero lui di stare a casa o andare a spasso. Sarà la notte che, scortato da uno stuolo di motociclette, andrà con l’auto in cerca della sposa. Passeranno la notte assieme e la sposa rimarrà da lui.
A Niamey una buona parte dei matrimoni nasce e finisce dopo una settimana. Una serie di false promesse fatte alla donna. Macchine, ville, motociclette, stile di vita sontuoso. Nulla di tutto ciò e allora la ragazza torna alla casa materna. Solo un foglio di ripudio, scritto dal marito, potrà consentirle altre nozze. Non prima di tre mesi, nel caso ci fosse un ospite in arrivo. Per sposarsi civilmente a Niamey si va dal sindaco o da un suo delegato.
Nella carta d’invito di Saidou ci sono due anelli disegnati che si uniscono. È nel municipio che avviene lo scambio delle alleanze. Le rispettive famiglie garantiscono la fragile solidità dell’unione. Prima di sposarsi l’uomo offre non meno di 200mila franchi alla famiglia della sposa, circa 300 euro. Oltre i soldi il futuro sposo deve assicurare il dono di una valigia per la sposa. Monili, vestiti, profumi e altri generi di femminile necessità.
Nel caso di relativa povertà dello sposo sarà la famiglia della sposa che, di nascosto, potrà contribuire ai doni. Di certo il pudore e la riservatezza non impediscono i commentari del popolo. A Niamey i matrimoni durano a seconda delle stagioni.
Le famiglie degli sposi indossano lo stesso tipo di stoffa. A Niamey non mancano le sarte e i sarti di circostanza. I saldi si fanno tutto l’anno nel senso che pochi pagano il dovuto. Altri hanno scritto invano che non si fanno crediti. Poi succede che alcune sartorie spariscano e si trasformino in ristorante popolare o in officina meccanica.
Saidou lavora da anni con una Ong che punta alla trasformazione sociale. Lei, Aichatou Diallo, gli starà accanto quanto basta, da buona compagna di viaggio. Saidou esegue le ore di preghiera che il cellulare gli rammenta con un canto coranico. Si interessa delle migrazioni e perciò ha deciso di sposarsi. A Niamey la festa dura tutta la settimana.
Finito il Ramadan a Niamey ci si sposa per allegria. I figli arrivano voluti oppure per distrazione. Ci si ostina a dare per scontato che l’uomo sposa una donna e l’immaginazione si ferma lì. Ce n’è abbastanza per riempire una vita. Quando sembra difficile andare d’accordo c’è sempre la poligamia come precaria soluzione. Fino a quattro dice il profeta a patto di trattare equamente l’impossibile.
Ma le tradizioni divergono e anche il velo integrale è bandito per il potenziale terrorismo. Nel biglietto nuziale ci sono fiori che volano e frecce che indicano la casa della cerimonia. Gli anelli disegnati si incrociano con un cornetto portafortuna. Per il viaggio di nozze si vedrà l’anno prossimo inch’Allah.
Fonte: Avvenire.it