Non sempre gli aiuti concreti sono sufficienti per la crescita e lo sviluppo di una persona, molto spesso il bisogno è di qualcosa di immateriale, di non tangibile, ma che ugualmente contribuisce alla formazione del carattere di ogni essere umano. Giocano un ruolo fondamentale quei piccoli incoraggiamenti quotidiani che le persone intorno a noi ci possono elargire. Uno schiaffo a quanti pensano che si possa vivere solo di beni materiali. “Nutrire l’anima e non solo la pancia”, Theresa, usa questa espressione per descrivere la sua esperienza di vita in una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La sua storia è emblematica: dopo aver perso i genitori, lei e sua sorella non avevano nessuno dove andare. Ma l’incontro con suor Ruth, che ha preso a cuore la loro situazione, le ha consentito di essere accolta in una struttura Holy Family dello Zambia appartenente all’Associazione fondata da don Oreste Benzi. All’inizio la piccola, che proveniva da un “compound”, un quartiere povero di periferia, non riusciva ad integrarsi nella routine quotidiana della “famiglia”. Un ostacolo era la scarsa conoscenza dell’inglese, ma soprattutto la diffidenza che lei stessa, vissuta ai margini della società, aveva nei confronti della vita.
Solo grazie all’amore di Tina, la “mamma” della casa, è riuscita giorno dopo giorno a superare quelle difficoltà che all’inizio sembravano montagne da scalare. Frequentare una scuola – che aveva dovuto abbandonare a causa della malattia del padre – stringere un legame profondo con gli altri ospiti della struttura, essere accompagnata nelle problematiche di ogni giorno, piano piano le hanno fatto superare le asprezze del passato e l’hanno aiutata a raggiungere i suoi obiettivi.
“A volte anche la tenacia, il coraggio, la voglia di farcela possono non essere sufficienti per arrivare a realizzare i propri sogni – ha spiegato Theresa -. In certi casi, come il mio, un aiuto solo materiale non basta. Serve una spinta umana e motivazionale. Grazie alla casa famiglia che mi ha accolto, e dove mi hanno nutrito ‘pancia e anima’, sono riuscita a realizzare il mio sogno: quello di poter aiutare a mia volta chi ha bisogno”.
Inserita sempre i più nella nuova vita e trovata una sua stabilità emotiva, Theresa si è diplomata alle superiori con ottimi voti. Ma questo non le bastava perché voleva poter aiutare chi come lei proveniva da storie difficili. Così, senza non pochi sacrifici, si è iscritta alla facoltà di Medicina, conseguendo la laurea nel novembre del 2014. Ora frequenta l’Ospedale Universitario di Lusaka per la specializzazione. Realizare questo sogno l’ha resa una donna nuova, felice.
Una gioia, la sua, che presto trasmetterà al suo bambino, in procinto di nascere. La sua motivazione e l’impegno negli studi derivano dal fatto che la ragazza ha sempre visto nell’istruzione una vera possibilità di riscatto, purtroppo non alla portata di tutti. Infatti secondo un rapporto diffuso il 29 gennaio 2014 dall’Unesco – l’Organizzazione dell’Onu che tutela l’istruzione, la scienza e la cultura – nel mondo ci sono circa 57 milioni di bambini e bambini che non hanno accesso all’istruzione. Le più svantaggiate sono le bambine, soprattutto quelle che vivono nelle zone più povere e rurali. Molti minori non vanno a scuola perché lavorano (215 milioni nel mondo) o perché abitano in zone di guerra (secondo le stime sono 250 mila quelli coinvolti in conflitti).
La popolazione in cui il tasso d’istruzione infantile è più basso si trova in Africa, dove 4,5 milioni di bambini non vanno a scuola. Nell’Africa Subsahariana un bambino su tre si vede negato il diritto fondamentale all’istruzione. Un dramma, quello dell’analfabetismo, che incide pesantemente sulle condizioni di vita dei minori, incapaci di accedere e comprendere i principi basilari della convivenza civile e quindi di chiedere, una volta cresciuti, maggiore libertà. A ciò si aggiungono povertà, discriminazioni e prevaricazioni.
La mancanza di educazione priva una persona delle sue potenzialità e mina lo sviluppo della una società, dal momento che essa è fondamentale per il miglioramento della salute, dell’alimentazione e della produttività. L’istruzione è dunque uno strumento importante per garantire il benessere umano ed economico di ogni persona. Allo stato attuale, il 60% dei Paesi non sembra in grado di assicurare la piena attuazione di questo diritto entro il 2015. In India, il Paese che da solo ospita la metà dei bambini analfabeti di tutto il mondo, la proporzione è di 1 insegnante ogni 147 minorenni maschi e di 6 docenti ogni 800 femmine. Una situazione insostenibile cui la comunità internazionale deve mettere mano al più presto. Affinché quella di Theresa, nata povera e diventata dottore, non sia solo una meravigliosa eccezione.
Fonte: InTerris.it