MEETING DI RIMINI – Imam, rabbino e cardinale alleati per la pace
— 20 Agosto 2015 — pubblicato da Redazione. —Le religioni? Non problema ma parte della soluzione. Parlano Azzedine Gaci, Haïm Korsia e Jean-Louis Tauran
C’è una vecchia idea nella vecchia cultura del vecchio continente che è tanto sbagliata quanto dura a morire. Si tratta dell’idea diventata luogo comune secondo cui le fedi sono causa della guerra e per conseguenza la pace esige la loro abolizione tout court o quantomeno la loro riduzione alla sfera privata. Il Meeting non è avvezzo a inchinarsi ai luoghi comuni, e sulla tesi contraria, cioè che le religioni sono non il problema ma parte essenziale della soluzione, ci apre questa edizione. Una bella sfida. Tanto più che la vecchia tesi della vecchia cultura viene ancora adesso usata dai media per parlare delle più gravi vicende di guerra e terrorismo che incendiano quel pezzo di mondo che dall’Africa mediterranea si estende sino all’Asia passando per il Medioriente, e che è tutto caratterizzato in un modo o nell’altro dall’Islam, oltre che, in parte dal cristianesimo e dall’ebraismo.
Per smontare un simile luogo comune, e farlo con cognizione di causa, occorrono personalità libere e coraggiose, dotate di grande esperienza e capaci di andare contro corrente. Doti che non mancano ai tre relatori dell’incontro di oggi (ore 15, Sala B3), esponenti autorevolissimi delle tre religioni monoteiste cristiano-cattolica, musulmana ed ebraica: il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Azzedine Gaci, rettore della Moschea Othmane a Villeurbanne (Lione) e il gran rabbino di Francia, Haïm Korsia. Singolarmente si tratta di tre persone che hanno in comune la Francia: nato a Bordeaux il cardinale (nel 1943), nato a Lione il rabbino (nel 1963); vive e lavora a Lione l’imam, nato ad Algeri nell’ex colonia francese, sempre nel 1963, l’Imam. La Francia è il teatro della strage di Charlie Hebdo, cioè del punto simbolicamente più acuto e rivelatore delle contraddizioni che l’Europa stessa attraversa, che non sono fuori di lei e su cui non può non interrogarsi.
Korsïa è rabbino capo di Francia dalla fine del 2014 (vigilia dell’attentato di Charlie Hebdo) e lo sarà sino al 2021. Ha fama di essere ortodosso e aperto insieme. Studioso profondo della sua religione, unisce alla conoscenza scientifica della Torah una grande competenza in fatto di geo-politica e di strategie internazionali. Il che è ottima garanzia di non astrattezza. Azzedine Gaci regge un’importantissima moschea e nello stesso tempo è uno scienziato, professore alla Scuola superiore di Chimica Fisica ed Elettronica di Lione. Da molti anni è organizzatore di incontri, viaggi e forum internazionali tra cattolici e islamici; all’inizio di quest’anno ha guidato la parte islamica di una delegazione di sacerdoti cattolici e imam in Vaticano.
Quanto al card. Tauran, da tempo amico del Meeting, vanta una carriera accademica e diplomatica di primissimo piano. Se il grande pubblico non lo inquadra, basta che riveda il film dell’elezione di papa Bergoglio: quel signore porporato uscito sul balcone pontificio ad annunciare in latino «annuntio vobis gaudium magnum…». L’attesa scelta del conclave cardinalizio, era lui, lui in quanto cardinale protodiacono. Stima profonda l’ha avuta da tutti e tre gli ultimi pontefici: san Giovanni Paolo II l’ha voluto suo ministro degli esteri, Benedetto XVI l’ha messo a capo del Dialogo interreligioso, Francesco l’ha nominato Camerlengo al posto del cardinale Bertone. Tipo tosto, il cardinale Tauran, che stupisce per la capacità di lavoro nonostante il parkinson che l’accomuna a Wojtyla ma certo gli triplica la fatica. Il titolo dell’incontro viene da una sua affermazione all’indomani dell’attentato di Parigi, dove ha negato decisamente che la religione fosse causa della violenza e si è incontrato con un gruppo di imam in Francia per rilanciare il dialogo. In recenti interviste o incontri ha insistito sulla necessità di partire sempre dall’educazione, perché oggi l’occidente «ha bisogno di riformare un’identità forte»; sulla testimonianza dei cristiani martiri in Siria e Iraq «una fede ardente testimoniata; solo se si ha consapevolezza della propria fede si può incontrare l’altro e dialogare con lui»; sulla fiducia reciproca come base di tutto, che nasce dall’incontro fra uomini e non dalla dialettica delle idee, perché l’altro non è un nemico ma il riflesso di Dio: «Esiste una fratellanza nell’adorare Dio pur nella diversità». Che poi il cardinale non sia uso a conformarsi alle mode correnti lo conferma gustosamente la risposta a chi gli ha chiesto se leggerà l’ultimo romanzo di quel (presunto) mostro sacro della (vecchia) cultura occidentale contemporanea che ha nome Michel Houellebeck, che ha fatto sparate anti-islamiche assolte in tribunale come diritto alla critica delle religioni e che non sei alla page se non l’hai letto. Lo leggerà dunque? «No. E non darei molto peso a questo autore».
Fonte: Quotidiano Meeting