Appello a Torino: 5 migranti in ogni comunità
— 31 Agosto 2015 — pubblicato da Redazione. —«Cari presbiteri, diaconi e religiosi, famiglie e fedeli della Diocesi di Torino e cari cittadini, in questo periodo estivo è emersa in tutta la sua gravità la problematica dell’accoglienza dei rifugiati che giungono numerosi nella nostra patria come in altre nazioni europee per fuggire da situazioni tragiche di guerre, violenze e povertà estreme“.
Inizia così la lettera che l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha inviato alla comunità cristiana. Il tema è quello dell’accoglienza e l’obiettivo è duplice. Da una parte si vuole superare il “clima di tensione” che “non giova ad affrontare con equilibrio e generosità questa emergenza: cavalcare le paure e gli allarmismi ingenera atteggiamenti di rifiuto che chiudono il cuore e addormentano la responsabilità di fronte all’obbligo forte consegnatoci dal Signore e che deve risuonare nelle coscienze e nel cuore di credenti e cittadini: ero forestiero e mi avete ospitato”.
Il secondo obiettivo è “mettere al centro la persona bisognosa” e interrogarsi “sul senso vero che diamo alle parole solidarietà e giustizia”.
Dopo aver ringraziato tutti le realtà diocesane e parrocchiali che già sono impegnate nel fronte dell’accoglienza, monsignor Nosiglia chiede “ad ogni Unità Pastorale della nostra Diocesi di provare a definire un concreto programma di accoglienza straordinaria e di accompagnamento per alcuni fratelli e sorelle vittime della migrazione forzata”.
Si tratta, spiega il presule, di affrontare il bisogno urgente dell’alloggio, per poi promuovere un percorso di inclusione sociale. Finora in diverse strutture ecclesiali sono state accolte oltre 500 persone, senza contare i tanti singoli e famiglie ospitate nelle parrocchie.
La proposta è di ospitare 5 persone per ogni Unità pastorale nelle parrocchie, negli istituti religiosi, nelle case di risposo e nelle altre strutture ecclesiali del territorio. Un analogo invito è rivolto alle famiglie torinesi.
“Non si tratta di una accoglienza solo notturna, come per quella offerta ai senza dimora da alcune parrocchie, ma di ospitalità completa per alcuni mesi, in base alle necessità e alle indicazioni che le Istituzioni pubbliche potranno fornirci”, specifica l’arcivescovo.
La capillarità di tale operazione, oltre ad aumentare il numero delle persone accolte, “avvia un’azione di responsabilità da parte delle comunità cristiane e civili e di ogni cittadino, che rifiutano quella cultura dello scarto, di cui tanto ci ha parlato Papa Francesco”.
Si tratta di estendere il già concreto lavoro delle Caritas e delle altre associazioni caritative a favore delle altre emarginazioni, dai poveri ai disoccupati.
Nosiglia conclude la sua missiva firmandosi semplicemente “Cesare Vescovo, Padre e amico”.
Fonte: Avvenire.it