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Correre invano

In un tempo nel quale a comandare è la fretta, non è facile trovare il proprio posto. Tutto si modifica, non si può essere mai sicuri di niente. Bisogna seguire il movimento degli altri, impossibile fermarci dove e quando si vorrebbe.

Questa ossessione per la mobilità, sicuramente facilitata dal progresso tecnico e comunicativo, ha ormai influenzato molto i rapporti umani. Non abbiamo più né tempo, né energie per gli altri. Stando sempre di corsa, non siamo in grado di fermarci per notare o ascoltare le persone che passano e che lasciamo dietro le spalle. Ognuno lotta per una posizione migliore, per lo spazio più ampio e sicuro dove possa effettuare la sua corsa.

Il movimento ha varie forme, e attraversa tutte le sfere della nostra vita.Non ha solo il carattere puramente fisico. Elabora i nostri rapporti, entra anche nelle nostre ambizioni. Viviamo dall’imperativo di “fare” qualcosa per avere successo. E meno male, verrebbe da dire. Altrimenti il movimento di cui stiamo discutendo non avrebbe alcun senso. Ma quest’ultimo, scava negli obiettivi che ognuno di noi ha, o dovrebbe avere.

Abbiamo dunque bisogno sia del movimento, sia dello spazio. Ormai il mondo è costruito così. Ma quando siamo tanti, i nostri percorsi si intrecciano. Qualcuno entra nel nostro spazio, e lo stesso accade a noi. Diventiamo per lui un’ostacolo. Diventiamo impedimenti gli uni per gli altri. Questo ci fa arrabbiare e separa sempre di più. Guardiamo gli altri come minaccia. Cominciamo di proteggere gelosamente la nostra strada e il nostro scopo. Conta solo chi è più forte e più veloce.

A queste condizioni possiamo essere d’accordo o no, ma la scelta è: entriamo nella gara o... Appunto: quale sarebbe l’alternativa? Seguendo il Vangelo – e in particolare una frase recentemente ricordata da Papa Francesco – possiamo iniziare a pensare cosa sentono gli altri. Basta fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi. Allora: non entrare sulle loro strade, non disturbare il loro traffico. Qui la lettera ai Romani è molto chiara: Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo. Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso (Rom 15, 3.4).

Molto spesso nelle nostre relazioni ci sentiamo quasi calpestati dagli altri che arrivano con le proprie idee (o le ossessioni) e ci trattano come un ostacolo da rimuovere. Niente di nuovo per un cristiano! Ma possiamo chiederci dove può portarci questo dare sempre un posto agli altri? Non diventeranno più esigenti e spudorati? Questo non lo sappiamo, ma sicuramente noi stessi saremo più tranquilli.

Dando lo spazio agli altri, possiamo infatti sperare di diminuire la loro rabbia, e forse anche di rompere il cerchio ossessivo d’escalation verso la competizione. Alla fine non dimentichiamo che sopra tutto questo c’è Dio che, in realtà, ha lasciato tanto spazio agli uomini – fino a farsi crocifiggere – per poi risorgere.

In pratica: quando qualcuno vuole solo parlare senza ascoltarti, lascia che lo faccia. Se le tue competenze non sono rispettate e qualcuno più limitato viene messo al tuo posto, lascia che sia così. Tutte queste situazioni, se sopportate bene, non sono nient’altro che la nostra confessione della fede in Gesù; quindi non saranno mai dimenticate…

Fonte: InTerris.it

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