Bagnasco: facciamo spazio ai giovani
— 13 Novembre 2015 — pubblicato da Redazione. —Un discorso di ampio respiro, che non ha voluto essere una conclusione, ma piuttosto tracciare una prospettiva per la Chiesa italiana, facendo tesoro da una parte dal forte discorso di indirizzo rivolto martedì dal Papa in visita a Firenze, e d’altra parte della molteplicità di voci che sono emerse nei lavori di gruppo dei 2.200 delegati delle 226 diocesi di tutta Italia, per oltre la metà laici,che hanno partecipato al quinto Convegno ecclesiale dal titolo “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, che ha tracciato il cammino della Chiesa per il prossimo decennio.
Ecco i passaggi principali del discorso di Bagnasco: tra le parole più citate, segno di una rinnovata attenzione della Chiesa, si sono notate le parole poveri, evangelizzazione, famiglia ed educazione.
1) Cammino sinodale
Quello fatto in questi giorni a Firenze è un cammino sinodale, in cui è stata sperimentata la “bellezza e la forza” di essere parte viva del popolo di Dio.
2) Le coordinate offerte da Papa Francesco
Nel suo “discorso programmatico” rivolto martedì scorso ai delegati nella Cattedrale di Firenze, Papa Francesco “ci ha mostrato lo spirito e le coordinate fondamentali che si attende dalla nostra Chiesa: ci ha chiesto autenticità e gratuità, spirito di servizio, attenzione ai poveri, capacità di dialogo e di accoglienza; ci ha esortati a prendere il largo con coraggio e a innovare con creatività“.
Un testo, quello del Papa, che “andrà meditato con attenzione, quale premessa per riprendere, su suo invito, l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium nelle nostre comunità, fino a trarre da essa criteri pratici con cui attuarne le disposizioni”.
Bagnasco ha dunque ricordato i passaggi fondamentali dei lavori: oltre alla visita del Papa, le relazioni introduttive di mercoledì del professor Magatti (TESTO), con il suo invito ad un “umanesimo della concretezza” e di monsignor Lorizio (TESTO), che ha indicato la via dell’umanesimo della nuova alleanza. E poi naturalmente la ricchezza dei lavori di gruppo, con 200 tavoli, ciascuno formato da 10 persone pronti a tracciare la strada del futuro.
3) Lo sguardo di Gesù ispira un nuovo umanesimo
Bagnasco ha citato in particolare un passaggio del discorso di Francesco riguardante “la centralità di Gesù” nella quale scoprire “i tratti del volto autentico dell’uomo” per “portare il nostro contributo alla piena umanizzazione della società”.
“La ricostruzione dell’umano, che la Chiesa avverte come suo compito primario e inscindibile dall’annuncio del Vangelo, passa – ha scandito Bagnasco – da un’attenta conoscenza delle dinamiche e dei bisogni del nostro mondo, quindi dall’impegno a un’inclusione sociale che ha a cuore innanzitutto i poveri. Tale impegno operoso muove da un costante riferimento alla persona di Gesù Cristo, modello e maestro di umanità, che dell’uomo è il prototipo e il compimento”. “Proprio nel dedicarsi al servizio dei fratelli, a partire da una convinta opzione per i poveri, il Signore indica la via per quella beatitudine che il Santo Padre ci ha proposto come uno dei tratti distintivi del credente”.
In proposito, Bagnasco ha ricordato, sempre con le parole del Papa, che “la gioia del cristiano è quella di chi conosce la ricchezza della solidarietà, del condividere anche il poco che si possiede; la ricchezza del sacrificio quotidiano di un lavoro svolto per amore verso le persone care”. “Come pastori – ha rilevato il cardinale di Genova – sappiamo quanto queste esperienze siano ancora largamente diffuse tra la nostra gente”. E qui, in una aggiunta a braccio, Bagnasco ha citato i 6 milioni di pasti distribuiti ai poveri ogni anno, i 500 mila poveri incontrati ogni giorni e le 115mila iniziative avviate in favore dei vecchi e nuovi poveri.
4) Le “5 Vie” per una Chiesa sempre più missionaria
Papa Francesco, ha ricordato il cardinale, “ci ha detto: ‘desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”. “Tale – ha auspicato il cardinale – sia lo spirito con cui anche noi agiamo. Dobbiamo uscire e creare condivisione e fraternità: le nostre comunità e associazioni, i gruppi e i singoli cristiani, vivano sempre con questo spirito missionario. Ben venga, quindi, l’impegno – ha concluso Bagnasco riferendosi a quanto emerso dei gruppi nei quali si è articolato il Convegno ecclesiale – a formare all’audacia della testimonianza, come quello di promuovere il coraggio della sperimentazione, secondo quanto richiesto soprattutto dai giovani”.
Il passaggio successivo consiste nell’annunciare la persona e le parole del Signore, secondo le modalità più adatte perchè, senza l’annuncio esplicito, l’incontro e la testimonianza rimangono sterili o quantomeno incompleti”.
La terza tappa sta nell’abitare la realtà e il territorio, secondo un impegno concreto di cittadinanza. Dobbiamo, ha affermato Bagnasco, “essere radicati nel territorio, conoscendone le esigenze, aderendo a iniziative a favore del bene comune, mettendo in pratica la carità”.e”.
Il presidente della Cei ha pronunciato infine “un grazie convinto per le diverse forme di associazionismo e di partecipazione: sì, non partiamo da zero!”. Ma “ribadiamo che l’impegno del cattolico nella sfera pubblica deve testimoniare coerenza e trasparenza“, e qui il pensiero di tutti è andato alla recente inchiesta giudiziaria che ha coinvolto l’ex abate di Montecassino. “Sono rimasto colpito – ha poi concluso – soprattutto dalle attese emerse dai giovani, dalla loro richiesta di riconoscimento, di spazi e di valorizzazione: sono condizioni perchè la fiducia che diciamo di avere in loro non rimanga a livello di parole, troppe volte contraddette dalla nostra povera testimonianza”.
La comunità e i credenti sono chiamati anche al compito di educare, che richiede “adulti che siano tali”. Accolta l’indicazione di accompagnare le famiglie, e di porre nuova attenzione alla scuola e all’Università, per fare rete con le diverse istituzoni educative sul territorio superando – ha aggiunto a braccio – “la tentazione del clericalismo laicale”. “Tutti questi passaggi, e gli sforzi che ne accompagnano la realizzazione, sono tesi a trasfigurare le persone e le relazioni, interpersonali e sociali, in modo che “l’umanesimo appreso da Cristo diventi concreto e vita delle persone, fino a raggiungere ogni luogo dell’umano, rendendoci compagni di viaggio e amici dei poveri e dei sofferenti”.
5) Il ritorno alle nostre comunità
L’assunzione di uno stile sinodale richiede precisi atteggiamenti e un metodo “all’insegna della concretezza, del confrontarsi insieme”. Serve cura per l’ascolto, pazienza per l’attesa, apertura per l’accoglienza di posizioni diverse, disponibilità a lavorare insieme. E naturalmente obiettivi verso i quali tendere: di qui l’importanza di riprendere in mano l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. “Con questo spirito facciamo ritorno alle nostre Chiese e ai nostri territori, senza la paura di guardare in faccia la realtà – anche le ombre -, ma con la lieta certezza di chi riconosce, anche nella complessità del nostro tempo, la presenza operosa dello Spirito Santo, la fedeltà di Dio al mondo”.
La conclusione di Bagnasco è un abbraccio a tutti i delegati presenti, ai Vescovi e ai sacerdoti. “I nostri limiti vi sono noti, ma conoscete anche la sincerità dei nostri cuori, la dedizione sulle frontiere del quotidiano, il desiderio di servire il popolo cui Dio ci ha inviati”. Al Papa “la Chiesa italiana vuole riaffermare affettuosa vicinanza e operosa dedizione”.
Fonte: Avvenire.it