Il centro culturale Il Ponte Sul Mare, insieme al Villaggio Del Ragazzo, al Cif, al Forum delle Associazioni Familiari, al Rinnovamento nello Spirito Santo e all’Opera Madonnina del Grappa, con il patrocinio della Diocesi e del Comune di Chiavari, organizzano venerdì 20 novembre 2015 alle ore 21 presso l’Auditorium San Francesco di Chiavari un incontro-testimonianza con Giorgio Paolucci, giornalista e scrittore.
Il titolo è “Una ragione per vivere e per morire, cristiani in medio oriente: l’esperienza del martirio”
Giorgio Paolucci, giornalista, è caporedattore del quotidiano Avvenire e scrittore. Da vent’anni si occupa delle problematiche legate all’immigrazione e all’islam. Con Camille Eid ha scritto Cento domande sull’Islam, intervista a Samir Khalil Samir, 2002 e I cristiani venuti dall’islam, 2005.
Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, ha dichiarato: «Davanti ai nostri occhi c’è un’evidenza: la vita di ciascuno è appesa a un filo, potendo essere uccisi in qualsiasi momento e ovunque, al ristorante, allo stadio o durante un concerto. La possibilità di una morte violenta e feroce è divenuta una realtà anche nelle nostre città. Per questo i fatti di Parigi ci mettono davanti alla domanda decisiva: perché vale la pena vivere? È una provocazione che nessuno di noi può evitare. Cercare una risposta adeguata alla domanda sul significato della nostra vita è l’unico antidoto alla paura che ci assale guardando la televisione in queste ore, è il fondamento che nessun terrore può distruggere». Sembra impossibile, ma quello che abbiamo visto tante volte nei reportage dal Medio Oriente, la paura, il sangue, le esplosioni, si sono fatte vicine, sono arrivate tra noi. Quegli uomini vestiti di nero non sono più così lontani, non colpiscono soltanto persone sconosciute, ora quelli in tuta arancione, i martiri copti, potremmo essere noi…
Dal Medio Oriente, dove la paura ha radici profonde , tra persecuzioni, bombe, fame e sete, campi profughi e macerie, e la vita sembra non avere più valore, tanto da spingere intere famiglie ad affrontare i pericoli di un esodo biblico, arriva la testimonianza di cristiani capaci di resistere e di testimoniare la propria fede laddove è presente fin dall’inizio; la propria fede, cioè il fondamento che nessuno può distruggere, qualcosa per cui anche lì, tra le macerie e la morte, vale la pena vivere. Vediamo oggi riaccadere quanto Papa Francesco diceva nel maggio 2013 “Ci sono più martiri oggi che nei primi secoli della Chiesa. Fratelli e sorelle nostri soffrono! Loro portano la fede fino al martirio”. Forse sono loro, i cristiani perseguitati in Medio Oriente, che possono indicare a noi occidentali, dov’è il bene più prezioso della vita.
Fonte: Levantenews.it