“Star Wars”, la tentazione del bene
— 17 Dicembre 2015 — pubblicato da Redazione. —Niente da fare: nella Galassia la fede rimane un problema. Anche la democrazia, se è per questo, ma non nel senso che si potrebbe immaginare. Al contrario, nel Risveglio della Forza – il nuovo, attesissimo episodio della saga fantascientifica di Star Wars, da ieri in 850 sale italiane – l’antica religione dei cavalieri jedi sarebbe l’unico ostacolo all’avanzata del Primo Ordine, l’agglomerato militar-dittatoriale che ha raccolto l’eredità dell’Impero estinto. Il guaio è che la Forza ha smesso di essere praticata. La si considera una leggenda, una superstizione.
Deve tornare in azione il vecchio avventuriero Han Solo (interpretato come sempre da Harrison Ford) per ribadire che è tutto vero: la Forza esiste, è l’equilibrio fra gli esseri dell’universo e, in assenza di quell’equilibrio, non c’è libertà né può esistere vita. Un po’ di ordine nella cronologia, a beneficio dei non appassionati. Il risveglio della Forza è il primo film della terza delle tre trilogie wagnerianamente concepite dal regista George Lucas, che dell’universo di Star Wars rimane a tutti gli effetti il padre fondatore, anche e specialmente dopo che i diritti della serie da lui progettata sono stati acquisiti dalla Disney.
Dal punto di vista della continuità narrativa bisognerebbe partire dagli episodi 1-3, che però Lucas ha realizzato tra il 1999 e il 2005, mentre gli episodi 4-6 furono in realtà i primi a essere girati tra il 1977 e il 1983. Il risveglio della Forza è quindi episodio numero 7, la cui trama si ricollega alla conclusione del Risveglio dello Jedi: l’Impero è stato sconfitto, la Galassia si è costituita in Repubblica e il merito è tutto del giovane eroe Luke Skywalker, figlio incorrotto del malvagio Darth Vader. Per il rilancio cinematografico di Star Wars il regista J.J. Abrams (noto, fra l’altro, per la serie tv Lost e per l’intelligente rielaborazione di classici come Mission: Impossible e Star Trek) opta per una cesura netta.
Sono passati vent’anni o poco più, vale a dire lo stesso intervallo che nella storia terrestre separa la Prima dalla Seconda guerra mondiale, ma la Repubblica è di nuovo in pericolo, minacciata dall’insorgere del Primo Ordine, il cui armamentario ha un aspetto non casualmente nazistoide. Della Forza, dicevamo, si sono perse le tracce, anche perché il suo paladino, il già ricordato Luke Skywalker (l’attore Mark Hamill), si è ritirato in un rifugio inaccessibile e segreto. A tormentarlo è il rimorso di aver fallito nell’educazione del più dotato fra gli apprendisti jedi, che invece ha ceduto al Lato Oscuro della Forza e, con il nome di Kylo Ren (l’interprete è Adam Driver), spadroneggia tra le fila del Primo Ordine. Nel film i colpi di scena non mancano e non è il caso di anticiparli, ma il più clamoroso può forse essere sottolineato e riguarda il conflitto di coscienza del cattivissimo di turno, la cui maschera questa volta ricorda vagamente una bardatura tuareg. Se nelle trilogie precedenti, infatti, erano i buoni a essere tentati dal male, nel Risveglio della Forza il fosco Kylo Ren continua a percepire il richiamo della luce, che lo costringe a rimettere in dubbio le sue scelte. Vorrebbe eguagliare e superare in perfidia Darth Vader, suo modello, però c’è sempre qualcosa che sembra trattenerlo.
Che cosa sia esattamente non si sa, ma può magari tornare utile ricordare come, nel Ritorno dello Jedi, perfino Darth Vader si pentisse delle sue malefatte. Lui per primo, insomma, ha abbandonato il Lato Oscuro per rientrare nella luminosità della Forza. Impossibile, ora come ora, prevedere come possa evolvere la trilogia, anche perché Abrams è da sempre abilissimo nel manipolare le aspettative degli spettatori. Il risveglio della Forza è ineccepibile nelle numerose scene d’azione, divertente nella rivisitazione ironica di personaggi e situazioni dei film precedenti (per i fan: qui il gigantesco Chewbacca di Peter Mayhew dà il meglio di sé) e a tratti geniale nel ribaltamento delle parti. Espressione delle controculture degli anni Settanta, in origine Star Wars veniva incontro alle inquietudini degli adolescenti mettendo in scena il confronto tra lo scalpitante Luke e il “padre oscuro” (in inglese dark father suona più o meno come Darth Vader). Adesso, a quarant’anni di distanza, i ragazzi e le ragazze di allora sono padri e madri, e il peso della responsabilità si fa sentire.
Ci sono nuovi eroi all’orizzonte (il pilota Poe Dameron interpretato da Oscar Isaac, il generoso Finn di John Boyega), ma già si capisce che la protagonista è la bella e pugnace Rey (l’attrice Daisy Ridley) che, dopo aver vivacchiato riciclando rottami, avverte all’improvviso il richiamo inesorabile della Forza. La vecchia guardia, però, ha ancora molto da dire. «Luke, sono tuo padre», rivelava Darth Vader nel bel mezzo della seconda trilogia. La battuta-chiave del Risveglio della Forza tocca all’ingrigita quanto indomita Leia di Carrie Fisher. Fa così: «Tu sei suo padre». Non sveliamo a chi è diretta, ma fidatevi se vi diciamo che la scoperta, da sola, vale tutti gli effetti speciali del film.