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Scuola, l’ora di religione conquista le superiori

Si conferma intorno al 90% la quota di studenti che scelgono di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica. In attesa dei dati sulle nuove iscrizioni, che partiranno il 22 gennaio per concludersi il 22 febbraio, la rivista specializzata Tuttoscuola ha analizzato il trend degli ultimi quindici anni.
Se nel 2001 gli avvalentisi erano il 93,4% del totale degli studenti delle scuole statali, lo scorso anno ci si è fermati all’87,9%, con un calo, quindi, del 5,5%.
Mentre, però, la contrazione ha riguardato gli ordini di scuola dalla materna alle medie, alle superiori, dove la scelta viene effettuata direttamente dai ragazzi e quindi «è notoriamente più esposta alle opzioni negative», spiegano gli esperti di Tuttoscuola, i numeri sono in deciso aumento. Se, infatti, nel 2013-2014 gli studenti che avevano scelto di avvalersi dell’Irc erano stati 2.082.938, pari all’80,7% del totale), l’anno successivo sono stati 2.109.607, cioè 26.668 in più. «Se si tratta di un’inversione di tendenza lo diranno tra qualche settimana le nuove iscrizioni », ricordano da Tuttoscuola.
Che ci sia, tra gli studenti, una nuova consapevolezza, lo conferma anche Nicola Incampo, consulente della Cei per l’Irc.

«Diminuiscono i numeri generali ma aumenta la qualità della proposta – commenta Incampo –. Anzi, nelle scuole dove la cosiddetta “ora di religione” è adeguatamente presentata e valorizzata nel Piano dell’offerta formativa, gli avvalentisi aumentano. L’importante è far capire alle famiglie che non si tratta di un’ora di catechismo, che è un’altra cosa e, è bene ricordarlo, non si fa a scuola». Soprattutto a fronte dell’importante ondata migratoria che sta interessando l’Italia e l’Europa, osserva Incampo, per i giovani è ancora più importante e urgente conoscere i fondamenti della cultura occidentale, tra cui il Cristianesimo è senz’altro uno dei capisaldi, per poter poi rapportarsi in maniera consapevole con i nuovi venuti.

«A scuola – aggiunge Incampo – a volte c’è un’errata idea di laicità, secondo cui l’insegnamento della religione sarebbe ormai superato. Niente di più sbagliato. Innanzitutto perché l’Insegnamento della religione cattolica è un dato culturale da cui non è possibile prescindere, se si vuole capire fino in fondo il contesto in cui viviamo. Detto altrimenti, l’ora di religione aiuta a muoversi nel mondo». Dell’importanza di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica ha parlato, nei giorni scorsi, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. «L’insegnamento della religione cattolica – si legge in un messaggio inviato alle famiglie – è l’esposizione della storia e della dottrina cristiana; è l’affronto dei grandi temi dell’uomo e della vita. Introduce non solo agli universali interrogativi dell’esistenza, ma anche offre a tutti – cristiani e non cristiani – la possibilità di comprendere la società e la cultura del nostro Paese e dell’Europa».

Da qui l’invito del cardinale, agli studenti e alle famiglie, ad avvalersi di questa «opportunità significativa e unica» evitando di «lasciarsi guidare da pregiudizi che circolano» così da non perdere «un’opportunità formativa importante come persone e cittadini».

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