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Una suora spiega a Renzi come risparmiare 17 miliardi di euro sulla scuola

La “battaglia della vita” di Suor Anna: spiego a Renzi perché è vantaggioso mettere in concorrenza scuole pubbliche e paritarie

Lezioni di economia al governo Renzi. A darle è niente di meno che…una suora. Che dopo lunghi studi, calcoli incrociati, analisi statistiche e con l’ aiuto di grafici e tabelle è arrivata alla conclusione che la buona scuola non solo è possibile ma farebbe anche risparmiare allo Stato 17 miliardi di euro l’ anno.

Il risultato è nel libro Il diritto di apprendere (Giappichelli), che Suor Anna Monia ha scritto insieme al professore di economia e gestione aziendale Marco Grumo e alla commercialista Maria Chiara Parola (altrodadire.org, dicembre 2015).

Suor Anna è esperta di politiche scolastiche, legale rappresentante dell’ ente Casa religiosa Istituto di cultura e di lingue Marcelline, presidente della Fidae Lombardia e docente universitaria all’Alta scuola impresa e società della Cattolica

DISPARITA’ DI FONDI

«Le scuole paritarie – dice la suora-economista – riconosciute a tutti gli effetti come scuole pubbliche, oggi istruiscono l’11,5% del totale degli studenti italiani. Ma pur garantendo gli stessi programmi (e gli stessi, se non superiori, standard di qualità) devono farcela da sole, perché ricevono appena l’1% della spesa del Miur per l’Istruzione». Ad esempio: la spesa pubblica annuale per un alunno alla scuola primaria statale è di 6.703 euro, ma per una paritaria la risorsa a disposizione è di 814 euro (Famiglia Cristiana, novembre 2015).

PUNTARE AI COSTI STANDARD

Secondo Suor Anna la svolta, cioè il diritto alla scelta educativa tra scuola pubblica e scuola paritaria, potrebbe materializzarsi ed essere vantaggioso per entrambe. «Con il costo standard di sostenibilità per ogni allievo, sia della scuola statale che di quella paritaria». L’attuale spesa per ogni alunno, tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria è mediamente di 8mila euro. «Dai nostri calcoli è emerso che il costo standard per allievo è di varie tipologie. Ad esempio per un bambino che frequenta la scuola dell’ infanzia il costo è di 3.200 euro. Se le condizioni della famiglia sono disagiate sale a 4.573 euro. Ovviamente se in classe c’ è un disabile la cifra aumenta».

RISPARMIO DI 17 MILIARDI

Se lo Stato spendesse i soldi che servono effettivamente per ciascun alunno a seconda della scuola e del corso di studi che frequenta, «altro che spending review: così risparmierebbero 17 miliardi di euro l’ anno. Ci sarebbe una vera concorrenza tra scuole sotto lo sguardo dello Stato che da gestore diventerebbe garante. La qualità dell’ istruzione migliorerebbe. Le famiglie potrebbero scegliere in base alle prestazioni, alla trasparenza dei bilanci e sarebbero finalmente sanate una serie di ingiustizie sociali. Questa è la battaglia della mia vita».

“COME I MAGISTRATI SICILIANI”

E come fa suor Anna a conciliare questo suo impegno civico con quello religioso? Dice di lavorare dalle otto del mattino sino all’una di notte, riservando alla preghiera due ore al giorno. «Ho deciso di giocarmi la mia storia d’ amore con Dio lottando nel mondo, cercando di cambiarlo. Sono una religiosa consapevole che alla base ci debba essere una laicità aperta al senso civico. E ancora agisco guardando al modello dei due magistrati siciliani».

UNA RELIGIOSA “SCOMODA”

Non dico, prosegue la suora «che si debba essere ammazzati, ma bisogna dare fastidio. Se non sei scomodo significa che non stai facendo bene il tuo lavoro. Penso alle parole di Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta muore una sola volta”. Io parlo».

NELLE PERIFERIE DELL’UOMO

Il suo impegno è in linea con il richiamo continuo di Papa Francesco ai religiosi. «La mia vocazione mi porta nelle periferie dell’ esistenza dell’ uomo. Come le esploro? Quando si presenta una famiglia senza soldi che vorrebbe iscrivere i suoi figli in una scuola paritaria ma non può farlo. E allora che facciamo? La rimandiamo a casa? No, ipotechiamo i nostri immobili per dare anche a questi bambini la possibilità di studiare nella scuola che desiderano i loro genitori».

DENARO? NO GRAZIE

Ne è passato di tempo da quando, giovanissima, iniziava a parlare di scuola sulla rivista della diocesi di Foggia “Voce di popolo“, con due rubriche dal titolo, profetico, “Buona Gestione” e “Passione Educativa” (fidaelombardia.it, luglio 2012). «Oggi sono rappresentate legale che, in un’ azienda, equivale all’amministratore delegato, con 600 dipendenti«, ma, tiene a sottolineare, «non voglio togliere soldi alla cassa delle mie scuole. Non mi intessa il denaro. Mi interessa parlare e vincere la battaglia della libertà di scelta educativa delle famiglie».

Fonte: Aleteia.org

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