Come saltano i pesci: Film coraggio su fede e famiglia
— 29 Marzo 2016 — pubblicato da Redazione. —Una piccola e coraggiosa produzione indipendente targata Multivideo e Linfa, che mette a confronto adolescenti e adulti, con un cast di tutto rispetto. Accanto ai giovani protagonisti Simone Riccioni, (Universitari – molto più che amici), Brenno Placido e Marianna Di Martino, sorprende per bravura un inedito Biagio Izzo per la prima volta in un ruolo drammatico, quello di un padre fallito, accanito giocatore. Mentre Giorgio Colangeli e Maria Amelia Monti sono due genitori credenti, in conflitto con le loro coscienze appesantite da un’ombra lontana. E se le colpe dei padri ricadono sui figli, spetterà proprio a loro, ai giovani, trovare la forza per fare chiarezza ed arrivare a perdonare.
«Per noi la famiglia è il mattone su cui si fonda la società – spiega il regista Valori –. È il posto dove uno deve trovare amore e rispetto. E dove a dominare non deve essere il rancore, ma il perdono». Un concetto niente affatto vago in questo film, bensì dichiaratamente cristiano. Incarnato nel protagonista Matteo, che davanti a un magnifico tramonto tra i colli marchigiani non ha paura di dialogare a voce alta con Dio, anzi con Gesù, «che poi Dio e Gesù son la stessa cosa» cerca di spiegare alla sua allibita compagna di viaggio, incalzandola sulla sua vaghezza spirituale: «O ci credi o non ci credi, chiamalo come ti pare ma quello è. Adesso invece prendiamo la fede, la tagliamo e ce la ricuciamo come ci pare a noi…». Parole che non si sentono spesso nel cinema italiano e che rispecchiano le convinzioni dello stesso protagonista Simone Riccioni (che è anche cosceneggiatore e produttore del film), nato e cresciuto in Uganda fino ai 10 anni, figlio di un anestesista rianimatore e di una professoressa di matematica, in missione in Africa per conto dell’associazione dell’AVSI, come volontari laici.
«La fede fa parte della vita – aggiunge il regista –, tutti noi, credenti e non ci interroghiamo sul nostro destino. C’è un mondo fatto di credenti che il cinema non racconta mai. La religiosità è un valore enorme, negarlo sarebbe miope». A fare da chiave di volta in una storia in cui si intrecciano destini sconosciuti e fanno capolino tematiche come la droga, l’azzardo, il tradimento, è la tenerissima figura di Giulia, la sorellina down interpretata con spigliato divertimento da Maria Pia Rosini. Cresciuta nei laboratori teatrali dell’Anffas di Macerata, sarà lei con la sua schiettezza a sciogliere i nodi principali della storia. Una storia che propone un autentico “salto” a pié pari nella speranza nel futuro. Un film appassionante da cui è già stato tratto l’omonimo romanzo (firmato da Jonathan Arpeti e dal poliedrico Riccioni, in libreria per da Leone editore) in cui si approfondiscono i caratteri e i vissuti dei protagonisti. Con la preziosa postfazione di monsignor Giovanni D’Ercole.