L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria, ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.
In genere la Chiesa cattolica festeggia la commemorazione dell’Annunciazione del Signore il 25 marzo – esattamente nove mesi prima della nascita di Gesù a dicembre. Quest’anno, visto che il Venerdì Santo è caduto proprio in quella data, il ricordo dell’Annunciazione è stato spostato al 4 aprile (il primo giorno dopo l’Ottava di Pasqua).
Perché è importante? Perché non andare semplicemente avanti con il calendario piuttosto che fermare le cose per ricordare insistentemente questo momento singolare – che molti cristiani non cattolici considerano a malapena, tranne, forse, nel periodo che precede il Natale?
Perché questo momento contiene la prima e più importante lezione del cristianesimo – quella intorno alla quale ruota qualsiasi altra lezione: la nostra salvezza dipende dal nostro consenso ad essere salvati, ed è un consenso che dev’essere dato continuamente. Come l’intenzione di Dio – la sua Parola d’assenso – era necessaria per la creazione e per l’espansione dell’universo, così il “Sì” di Maria era necessario alla salvezza dell’universo stesso.
Dio ha detto “Sia…”, e da lì è derivata la luce. All’Annunciazione è stata la creatura creata a pronunciare la Parola. “Sì”, ha detto Maria, “Sia…”, e da lì è derivata la luce del mondo.
Ecco l’ancella del Signore. Sia fatto di me secondo la tua parola.
“Sì”; “Sia” – sono parole che permettono la vita anziché rifiutarla. La creazione e il sostentamento derivano dall’assenso positivo, dall’affermazione.
“Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi”, ha scritto Sant’Agostino in uno dei suoi sermoni, e l’Annunciazione lo dimostra.
Nel giorno in cui ricordiamo l’Annunciazione in modo speciale, la Chiesa ci mette costantemente davanti questa grande verità e questo mistero sempre istruttivo raccomandando la recita quotidiana dell’Angelus, le cui parole ci riportano continuamente all’inizio, a quella prima lezione, per istruirci in modo permanente – il promemoria del fatto che ogni “Sì” ci mantiene su una via di cui Dio è la guida. E poi questo fa qualcos’altro. Ci immerge in un mistero imponderabile ma in cui è sempre bello affondare:
E il Verbo si fece carne. E venne ad abitare in mezzo a noi.
Ricordare ogni giorno l’incarnazione è anche ricordare la passione e la morte di Gesù Cristo, ogni giorno, il che è anche ricordare che non c’è nulla che soffriamo nella vita a cui Dio non abbia acconsentito di soffrire per puro amore nei nostri confronti, nel suo “folle eros della croce”. È infine ricordare che questo amore, questo consenso, questo “Sì”, ha conquistato tutti, il che vuol dire che siamo – con ogni resa, con ogni nostro “Sì” – resi continuamente liberi, in Cristo.
Sono molto grata del fatto che la nostra Chiesa incoraggi il “rinfrescarsi” quotidiano che si ritrova nel ricordare l’Annunciazione, perché in quella breve pausa di ricordo nella preghiera c’è un invito a una continua immersione nella luce e nella vita trascendenti. Alzarsi al mattino pronunciando le parole dell’Angelus, “L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria”, e poi ripeterle a mezzogiorno, e alle sei, e ancora prima di andare a letto o usare quelle parole annunciando i misteri gaudiosi del Rosario è essere riportati continuamente a ciò che è reale, vero e salvifico; la nostra prospettiva è rivolta a Cristo, e al paradiso.
Un’antifona nell’officio delle letture ci esorta dicendo: “Arrenditi a Dio, ed Egli farà qualsiasi cosa per te”. Ogni volta che mi ci imbatto rimango scioccata, perché sembra una dichiarazione molto audace e anche un po’ troppo semplice, no? Come quello che potrebbe dire un venditore, o un politico: “Vota per me, e farò qualsiasi cosa per te”.
Nel caso di Dio, però, è vero; più ci arrendiamo ai suoi obiettivi, più rinunciamo alla nostra volontà, più assistiamo alla propulsione della sua volontà nella nostra vita, il che vuol dire cooperare con i suoi obiettivi per il mondo intero.
Ecco l’ancella del Signore. Sia fatto di me secondo la tua parola… E il Verbo si fece carne. E venne ad abitare in mezzo a noi…
Da questo deriva tutto il resto. È per questo che, anche quando è difficile – come quando mi astengo dalla Santa Comunione perché non sono nelle condizioni di riceverla –, acconsento all’obbedienza e non potrei mai essere altro che cattolica.
Prega per noi, Santa Madre di Dio, perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.
Fonte: Aleteia.org