Abbiamo spesso la tendenza a credere che avere successo nella vita sia appannaggio delle persone molto intelligenti, che possiedono qualche dono o talento speciale e che possono essere “migliori” degli altri nella vita sia accademica che professionale. Ma è vero?
No! La psicologa e ricercatrice dell’Università di Stanford Carol Dweck, che studia da 60 anni motivazione e perseveranza, garantisce che concentrarsi solo sull’intelligenza e sul talento può lasciare i bambini demotivati e con la paura di imparare, mentre sottolineare progressi e costanza produrrà grandi imprenditori.
La ricercatrice ha riunito gli alunni della quinta classe elementare, li ha divisi aleatoriamente in due gruppi e li ha fatti lavorare con i problemi di un test sul quoziente di intelligenza. Alla fine del test, ha lodato il risultato dei bambini in modo diverso. Il primo gruppo è stato lodato per la sua intelligenza “È davvero un buon punteggio. Devi essere molto intelligente per averlo raggiunto” , mentre il secondo è stato lodato per sforzo “È davvero un buon punteggio. Devi esserti sforzato molto per raggiungerlo”.
Risultato: man mano che gli esercizi proposti diventavano più difficili, i bambini lodati per l’impegno continuavano ad essere fiduciosi e motivati a imparare, mentre quelli lodati per l’intelligenza volevano proseguire con i compiti più facili, visto che di fronte alle difficoltà a trovare soluzioni per i problemi più complessi si sentivano del tutto fuori dalla loro zona di sicurezza (alla fin fine, non SONO intelligenti?)
In un altro studio, i ricercatori hanno fatto visita per due anni a 53 famiglie per registrare la loro routine. All’inizio dello studio i bambini avevano 14 mesi. I ricercatori hanno osservato la tipologia degli elogi dei genitori: alcuni sottolineavano lo sforzo, altri gli aspetti del carattere, altri ancora esprimevano lodi in forma neutra con espressioni come “Che bello!” o “Wow!”
Dopo cinque anni sono stati intervistati gli stessi bambini, che all’epoca ne avevano sette o otto. La conclusione? I bambini che erano stati lodati per la loro costanza erano più interessati alle sfide. Per i perseveranti, il fulcro del lavoro dev’essere trovare gli errori commessi durante il processo e cercare di correggerli per andare avanti.
Vediamo ora come poter aiutare i nostri figli a sviluppare la capacità e il desiderio di sforzarsi.
Ecco alcuni suggerimenti pratici:
1.Fate caso al tipo di elogio che state esprimendo, ricordando gli studi citati. Anziché sottolineare solo il risultato, lodate il processo per arrivarci. “È bello che tu abbia provato strategie diverse per riuscire a risolvere la questione”, “Ho visto che non hai desistito anche se era una cosa difficile”, “Che bel voto, i tuoi sforzi hanno avuto il loro effetto!”
2.Cercate di stimolare nei vostri figli una mentalità di sviluppo e desiderio di imparare – l’espressione inglese usata dalla Dweck è “growth mindset”. Se i bambini credono che il successo sia il risultato diretto di quanto sono (o non sono) intelligenti, la motivazione a sforzarsi viene meno visto che il successo è “predestinato”, perché provarci?
3.Poter sbagliare è una benedizione! Non permettete che i vostri figli credano che fallire è una cosa terribile. Al contrario, mostrate che l’errore non è altro che una sfida da superare. Non c’è motivo di vergognarsi a sbagliare, se l’errore fa progredire. Oltre a questo, tutti sbagliano, si confondono e si sentono fragili in certi momenti della vita – dobbiamo insegnare ai nostri figli a tranquillizzarsi quando si verificano questi momenti. Se credono di non poter sbagliare mai diventeranno persone molto vulnerabili.
4.Raccontate storie di successo che sottolineino il duro lavoro e il desiderio di imparare. Insegnate ai vostri figli che il cervello è una “macchina da apprendimento” più lo usate, più diventa forte. Insegnate ai vostri figli che possono essere intelligenti quanto vogliono.
Fonte: Aleteia.org