«Famiglie», Appendino va avantie
— 12 Luglio 2016 — pubblicato da Redazione. —«C’è chi ha osteggiato questa scelta, ma io concordo totalmente con Marco Giusta, il nostro assessore alle Pari Opportunità con delega alle Famiglie ». Con un post pubblicato su Facebook, la sindaca di Torino Chiara Appendino conferma la fiducia nel suo assessore, all’indomani delle polemiche scaturite dall’interpellanza della consigliera del Partito democratico Monica Canalis sulla dicitura del nuovo assessorato ‘alle Famiglie’ anziché ‘alla Famiglia’.
Era stato proprio Marco Giusta, già presidente dell’Arcigay, a spiegare questa decisione, usando sempre i social: «Dire famiglie, invece di famiglia, significa smettere di lavorare per un concetto astratto, la Famiglia, e cominciare a farlo per quelle concrete, le famiglie, che ne hanno davvero bisogno, in un momento come questo. E la realtà là fuori ci dice che, negli ultimi decenni, le esperienze di vita famigliare sono sempre più variegate». La scelta del plurale starebbe dunque ad indicare la pluralità delle situazioni, anche dove «i rapporti di genitorialità, familiarità e parentela assumono differenti significati».
La sovversione della realtà (Luciano Moia)
E lo stesso Giusta arriva a citare la Carta costituzionale, ma non l’articolo 29 dedicato alla famiglia e al matrimonio: «Il nostro obiettivo è il coinvolgimento delle famiglie tout court nell’elaborare politiche che le riguardano, senza distinzione di genere, origine, orientamento sessuale, età, condizione di disabilità, religione. D’altra parte ce lo dico- no la Costituzione e il buon senso: è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Di diverso avviso si dice il senatore del Pd Stefano Lepri, intervenuto nel dibattito a sostegno dell’interpellanza: «La legge non riconosce affatto le unioni civili come famiglie, ma esclusivamente come formazioni sociali. Occorre chiarire quel che appare evidente dal testo approvato dal Parlamento: siamo di fronte a un istituto intrinsecamente distinto dal matrimonio e come tale va trattato, anche nelle deleghe assessorili. Per questo è stato opportuno l’intervento della consigliera Canalis: in passato, da assessore di centro sinistra a Torino, avevo la delega alla famiglia e mai era venuto il dubbio di parlare di famiglie al plurale».
Lepri esprime contrarietà anche per le parole poco rispettosi usati nei giorni precedenti: «Mi aspetto soprattutto le scuse della collega Monica Cirinnà che ha definito Canalis una pulce che tossisce. Sono arrivate anche decine di telefonate a sostegno dell’interpellanza da parte di semplici cittadini, ma gli insulti fanno sempre più rumore». In città, comunque, se ne continua a discutere: i toni restano accesi malgrado l’invito al dialogo della consigliera Canalis, che si è detta disponibile ad incontrare i rappresentanti del Coordinamento Torino Pride. Intanto il consigliere comunale della Lega Nord Fabrizio Ricca arriva a chiedere il ritiro delle deleghe dell’assessore, facendo riferimento ad alcune pesanti esternazioni pubblicate in passato e rivolgendosi direttamente alla sindaca Appendino. In effetti basta dare un’occhiata sui profili social personali del neo assessore M5s per trovare commenti poco felici su Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta, definita addirittura, prendendo spunto da un video, ‘santassassina’.
Non mancano poi bestemmie, parecchi volgari riferimenti ai sacerdoti, pervasi da un continuo totalizzante anticlericalismo che arriva a diventare ‘senso di leggerezza’ per la morte di un cardinale. L’anno scorso Giusta raccontava in un post : »Ed è mentre torni a casa in treno, ascoltando i discorsi delle persone intorno a te, che ti rendi conto che il piccolo pezzo di fumo che hai in tasca non ti basterà mai, e ti ritrovi a fare la lista mentale dei superalcolici che non ti hanno ancora fatto star male». Giusta ha anche la delega alle Politiche giovanili.