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Coincidenze superstiziose o segni di Dio? La bella storia dell’elastico verde
— 11 Agosto 2016— pubblicato da Redazione. —
Questa è la storia di una donna che è tornata a credere, a incontrare Dio e a rinnovare la propria fede dopo averla fatta cadere nel dimenticatoio. Non l’ha trovata andando in chiesa, leggendo la Bibbia o ascoltando qualche amico credente. Dopo un incidente che le ha provocato un danno cerebrale, ha dovuto imparare di nuovo a parlare, a leggere e a scrivere, ma ha messo da parte la sua religione, archiviandola in uno di quei cassetti vecchi e polverosi che tutti abbiamo in un angolo del cervello.
L’aspetto curioso di tutta la situazione è che ha trovato Gesù nel posto più impensato e nel momento più inaspettato: decidendo di andare a fare una gita in compagnia del fratello per percorrere il Sentiero di John Muir, che richiede 22 giorni. La meta dei fratelli era arrivare sulla cima del Monte Whitney, ma la meta di Dio era un’altra: recuperare la sua pecorella smarrita.
La chiamata di Dio può arrivare in modi diversi. Il suo amore nei nostri confronti si manifesta in maniere che a volte non riusciamo a comprendere. È quasi come se Dio pensasse: “Come posso far sì che i miei figli credano?” Si assume il compito e lo fa molto seriamente, perché è Dio e non può fare altrimenti. Ci dà dei segnali che capiamo solo noi, e con piccoli dettagli ci dice: “Sono qui, figlio mio, sono qui”.
È questa la risposta che ha trovato questa donna trovando in mezzo al cammino un elastico verde, lo stesso che dava ai bambini nei campi estivi anni prima.
Quando era al college, lavorava infatti nei campi estivi frequentati da bambini di 13 e 14 anni. Andavano tutti i giorni per un’ora a un parco acquatico, ma perché potessero andare lei dava loro un elastico verde, che dovevano restituire al ritorno. Alla fine dell’estate, riuniva tutti i bambini e dava un elastico verde a ciascuno.
Cinque anni dopo, si trovava in un ristorante quando le si è avvicinato un ragazzo alto e grosso che le ha detto: “Quell’elastico verde era tutto per me”.
Dopo sette giorni di camminata sul Sentiero di John Muir, al fratello della donna si sono gonfiate talmente le ginocchia che non riusciva neanche a piegare le gambe. “Eravamo in mezzo al nulla”, ha ricordato lei nel video.
“Quando ci siamo svegliati quella mattina mi ha detto che poteva reggere un altro giorno”. Ci hanno messo tutta la giornata per percorrere 12 miglia. “Camminavo dietro mio fratello perché non mi vedesse. Ho pianto tutto il tempo. Il mio primo pensiero era: ‘Aiuto!’ E poi mi sono chiesta: ‘A chi lo stai dicendo?’ E ho detto semplicemente: ‘Cristo. Cristo, lo sto dicendo a te. Sto chiedendo aiuto. Ho bisogno di un segno’. È stata probabilmente la prima volta che ho pregato nella mia vita”.
I due fratelli hanno continuato a camminare nonostante il dolore e le difficoltà, e alla fine la donna ha guardato a terra e cos’ha visto? Un elastico verde.
“Per tutte le altre persone un elastico verde è spazzatura, ma per me era un segno di Dio. In quel momento, mettermelo al polso è stato il mio totale ‘Sì’ a Dio. Dico ‘Sì’ a quello che hai progettato per me”.
Questa storia mi ha fatto ricordare un incredulo professore di Filosofia che non mi aveva molto in simpatia perché ero credente. In una delle sue lezioni mi ha detto: “Cosa ti fa essere tanto sicura del fatto che Dio esista se non puoi vederlo?” Io gli ho risposto: “È come quando hai fame. La fame non è una persona che entra dalla porta o chiede il permesso di parlare, non la vedi, la senti e basta e sai che è lì, ed io sento Dio, tutti i giorni, in modi diversi”. La mia risposta, per ovvie ragioni, ha suscitato un dibattito scientifico. Sono state menzionate le funzioni dello stomaco, le reazioni naturali del corpo, ecc., ma il professore non mi ha più chiesto niente.
A volte è difficile cercare di spiegare agli altri che Dio non ha bisogno di scendere dal cielo e presentarsi alla loro porta per provare che è reale. Non ha bisogno di provare nulla, così come non ha bisogno che crediamo a Lui. Gli unici che hanno bisogno di credere siamo noi. Ogni giorno, in ogni istante Dio si manifesta nella nostra vita con piccoli dettagli (a volte attraverso le parole o la presenza di altre persone intorno a noi). L’errore di molti al giorno d’oggi è pensare che perché possiamo credere qualcosa di soprannaturale debba manifestarsi davanti a noi. Per questo, quando la donna di questa storia si ferma sul cammino, non dice più solo: “Che paesaggio splendido!”, ma “Sono così amata! Sono così amata per il fatto di essere qui, perché qualcuno ha fatto questo perché lo vedessi”.
Papa Francesco descrive tre atteggiamenti per incontrare Gesù: “Stare ‘in piedi‘ per accogliere Dio, in paziente ‘silenzio‘ per ascoltarne la voce, ‘in uscita‘ per annunciarlo agli altri”. E tu, in che atteggiamento sei?
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