San Vincenzo Dè Paoli modello di carità
— 29 Agosto 2016 — pubblicato da Redazione. —LA SPEZIA – Tra gli appuntamento cari al presbiterio diocesano vi è ogni anno l’incontro di riflessione, di preghiera e di fraternità che si svolge a fine agosto nella casa estiva di Cassego, in alta Val di Vara, durante la settimana del Seminario. Ad animare la riflessione è stato quest’anno il padre Luigi Nuovo, sacerdote vincenziano e docente di storia della Chiesa, il quale ha sviluppato una meditazione dal titolo “Una carità che forma e che manda”.
Il tratto che contraddistingue la vocazione presbiterale – ha ricordato il religioso – è proprio la carità pastorale. E per poter comprendere cosa significhi vivere la carità pastorale è assai utile volgere lo sguardo ai santi sacerdoti che hanno espresso con chiarezza nella loro vita i tratti del Vangelo. Tra di essi, testimone notevole di sacerdozio e figura ancora oggi assai attuale è san Vincenzo de’ Paoli, il quale ha incentrato tutta la sua attenzione verso la cura dei poveri e la formazione dei ministri. Vincenzo – ha osservato il padre Nuovo – sembra esprimere con grande chiarezza nella sua vita proprio quelle attenzioni che la Chiesa italiana si è posta al recente convegno ecclesiale di Firenze, attenzioni bene espresse dai cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.
Vincenzo diventa prete a diciannove anni. Aveva scelto la vita ecclesiastica per sfuggire alla povertà e per avere una posizione “sicura”. Ma il Signore, in un lungo cammino di conversione durato altri diciotto anni, lo porta a capire che deve uscire da queste sue certezze umane e trovare la vera gioia nel servizio a quei poveri dai quali sino ad allora cercava di fuggire … Così, il futuro santo comprende che i poveri sono abbandonati spiritualmente e che proprio a loro egli è mandato ad annunciare il Vangelo di salvezza. Dimostra così di essere uomo che sa “abitare” il proprio tempo con la capacità di intuizione di cogliere le persone nei loro autentici bisogni. Egli si pone come obiettivo specifico il desiderio di educare alla gratuità, certo che senza gratuità non c’è carità. Trasfigura così l’ambiente ecclesiale attraverso proprio il servizio della carità.
Con la lettura di alcuni brani tratti dai testi di san Vincenzo, il padre Luigi ha poi ripercorso i tratti essenziali del suo pensiero. Anzitutto san Vincenzo mostra di avere in grande stima il sacerdozio, amando ricordare sovente come il sacerdote non appartenga a se stesso, ma appartenga a Cristo, per cui soleva dire “Gesù agirà in voi e per mezzo vostro”. Il sacerdote è chiamato dunque ad aderire a Cristo, a far vivere in lui Cristo, e questo lo può fare solo se è uomo di orazione: “Datemi un uomo di orazione e sarà capace di tutto… tutto posso in Colui che mi da forza”. Il sacerdote vivrà così un ministero fecondo nella misura in cui saprà spogliarsi di se stesso e rivestirsi di Cristo. Vincenzo diceva con fermezza: “Un prete dovrebbe morire di vergogna se cercasse il proprio onore”.
Al contrario se uno è pieno di Dio e solo di Dio, le sue parole saranno efficaci. Le due virtù necessarie al sacerdote sono la carità e l’umiltà: tenendo presente che, senza umiltà, non c’è carità. Il padre Nuovo ha poi ancora ricordato come san Vincenzo si rivolgesse ai sacerdoti particolarmente oberati di attività pastorali e come ad essi indicasse la necessità di non lasciarsi travolgere dalle cose, bensì di diventare uomini di vita interiore, cercando anzitutto la gloria di Dio: “Non bisogna affannarsi nel fare delle cose trascurando Dio, ma piuttosto occorre cercare Dio nelle cose che siamo chiamati a fare”.
Spesso, ha ricordato il padre Luigi, non possiamo offrire a Dio grandi cose, ma di certo posssiamo offrirgli tante piccole cose fatte con amore. Impegni concreti che possiamo ricercare sono lo sviluppare una carità veramente gratuita unita ad un autentico zelo pastorale. Noi sacerdoti – ha detto in conclusione il relatore – dobbiamo davvero abitare questo tempo in modo profetico ed una delle dimensioni che potrebbero essere oggetto di particolare impegno è il rafforzamento della fraternità sacerdotale.
Al termine della meditazione è stato consegnato a sacerdoti e diaconi presenti il calendario diocesano 2016 – 2017, ed è stato rinnovato l’invito a far pervenire in tempi rapidi le adesioni per la partecipazione al congresso eucaristico nazionale che si terrà in settembre a Genova. E’quindi seguita, nello spazio all’aperto dietro la casa, la concelebrazione della Messa presieduta dal vescovo Luigi Ernesto Palletti, che ha tenuto l’omelia.
Fonte: Avvenire/La Spezia