Per la prima volta parla uno dei sopravissuti alla strage di Saint-Étienne dove ha trovato la morte padre Jaques. «Costretto a filmarli mentre sgozzavano padre Jaques. Sono stato accoltellato e mi sono finto morto. Ma se sono vivo è per testimoniare di come Satana abbia agito in quei terroristi».
«Una mano divina l’ha protetta. Nessuna delle coltellate ha toccato organi vitali. Ma ci sono andate molto vicino… È come un miracolo». Sono queste le parole che il medico del reparto d’urgenza ha rivolto a Guy Coponet, dopo averlo salvato per un soffio. La mattina del 26 luglio l’uomo di 87 anni si trovava insieme alla moglie Janine, 86, nei primi banchi della chiesa di Saint-Étienne, a Saint-Étienne du Rouvray (Normandia), per festeggiare il loro 63esimo anno di matrimonio e «ringraziare Dio».
Partecipavano alla funzione del mattino insieme a suor Danielle Delafosse ed altre due religiose, quando due jihadisti, Adel Kermiche e Abdel Malik, entrambi giovani musulmani del luogo di 19 anni, hanno fatto irruzione nella chiesa al grido di «Allah ‘u Akbar» e hanno sgozzato sull’altare padre Jacques Hamel. Dopo aver obbligato Guy a filmare l’omicidio, l’hanno accoltellato tre volte al braccio, alla schiena e alla gola.
Ma l’uomo non è morto. Perché? «Il Signore mi ha permesso di sopravvivere perché testimoniassi la sua misericordia», dichiara Guy in un’intervista esclusiva a Famille Chrétienne. «E questo mi costa fatica perché non amo apparire. Sono in pensione e amo la vita nascosta di Nazareth. Ritrovarmi sotto i riflettori mi fa orrore».
Fino ad ora infatti li ha sempre evitati. «La parte più dolorosa di questa prova è stato filmare l’assassinio del mio amico padre Jacques», continua. «Non riesco a riprendermi. Volevano fare un video perché facesse il giro del mondo sui social network, permettendo loro di meritarsi il titolo glorioso di “martiri di Allah”. Io pensavo di essere morto e ricordo di aver pregato come non ho mai pregato in vita mia. Ho nominato tutti i santi. Il primo è stato il piccolo frate Charles [de Foucauld, beatificato da Benedetto XVI], ucciso anche lui da un musulmano nel deserto». I due terroristi avevano bloccato i fedeli facendo credere di essere imbottiti di esplosivo.
Mentre accoltellavano suo marito, Janine era «terrorizzata, sotto choc. Ricordo di averlo affidato in quel momento a santa Teresa e a padre Marie-Eugène. Pensavo però che fosse morto». Il marito in realtà fingeva e i terroristi, così come la moglie, non se n’erano accorti. «Ma quando ho visto una delle sue gambe che si muoveva», continua, «ho pensato: “È vivo, grazie Signore!”». Nello stesso momento suo marito pregava così: «“Padre mio, mi abbandono a Te, fai di me ciò che vuoi… Rimetto la mia anima nelle tue mani”. Ero convinto di morire e mi sono abbandonato totalmente. Seguendo l’esempio di frate Charles e la vergine Maria. L’ho pregata come mai prima. Sapevo di essere in buone mani. Con lei, ero pronto a dire: “Amen”».
Mentre suor Danielle scappava senza farsi vedere per dare l’allarme alle autorità, in chiesa si teneva un dialogo «incredibile» tra Kermiche e Hélène, una delle religiose prese in ostaggio. «Il terrorista le ha chiesto: “Hai paura di morire?”. “No”, ha risposto lei. E quello, stupito: “Perché non hai paura?”. “Perché credo in Dio e so che sarò felice”». Dopo l’arrivo delle teste di cuoio i due terroristi hanno cercato di scappare uscendo dalla chiesa, ma sono stati abbattuti.
Guy e Janine hanno visto il loro amico, padre Jacques, morire sgozzato «come un martire» davanti ai loro occhi. La sua morte è ingiusta, ma come afferma suor Danielle «questa non è una storia di giustizia. Jacques era prete da 58 anni. Stava per celebrare il sacrificio di Cristo quando è stato immolato come l’Agnello che aveva servito e celebrato per tutta la vita. È morto sul colpo. È il primo sacerdote ucciso da mano jihadista sul suolo europeo in questo XXI secolo. È un nuovo martire». Prima di morire ha ripetuto due volte “Vattene Satana”, «non perché pensasse che Kermiche fosse posseduto, ma perché Satana era all’opera in modo potente. Padre Jacques ha voluto esorcizzare quel male. Queste sono le sue ultime parole. Satana non ama l’eucaristia».
Ancora nessuno riesce a parlare di perdono: «Arriviamo a dire: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ma solo con la grazia di Dio, quando saremo davanti a Lui, potremo davvero perdonare». La prova che Guy e Janine hanno vissuto li ha riconfermati nella loro fede. Non a caso hanno continuato ad andare a messa e torneranno nella chiesa di Saint- Étienne, quando riaprirà il 2 ottobre: «Cristo ha dato la vita per ciascuno di noi. Anche per i suoi carnefici. L’eucaristia illumina il dramma che ci è toccato di vivere. Ma noi non siamo mai stati così felici».
Fonte: LaNuovaBQ.it