Il sogno americano sembra diventato un incubo. Il popolo scende sulle strade, nonostante sia troppo tardi, per opporsi alla elezione di Trump ed è la prima volta che la super potenza, definita come la prima democrazia al mondo, non riconosca il proprio presidente. È ormai tramontata anche l’esemplare unità che si formava comunque attorno al nuovo eletto.
Fanno ridere anche gli analisti italiani che si mostrano choccati per l’esito inatteso delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Un certo giornalismo e i sondaggisti di professione hanno dimostrato ancora una volta di essere lontanissimi dal pensiero e dalla volontà del popolo.
La gente non da più credito alle pressioni mediatiche, perché l’era della comunicazione padronale, manipolatoria e dittatoriale in molti Paesi è quasi giunta al termine. Molti ancora non hanno ben compreso quanto il mondo della rete sia dominante, in grado di sottomettere le Tv di Stato e i giornali dei signorotti, ormai seguiti soltanto da burocrati e affezionati. Dovrebbe inquietare, piuttosto, il nostro ostinato senso d’inferiorità rispetto alla politica made in Usa.
Gli americani di fatto hanno amato una campagna elettorale così controversa perché in fondo appartiene al loro modo di essere. I due contendenti hanno giocato sulle spalle dei cittadini realizzando uno show senza precedenti. La politica si mischia da sempre con lo spettacolo, con gli effetti speciali e con le telenovelas. Lo stesso vale per le battutine, le gaffe preparate a tavolino e gli slogan (sempre più scontati). Il tutto è servito per tenere alta la tensione e quelle polemiche tanto apprezzate oltreoceano.
Nel frattempo, per chi non lo avesse ancora compreso, la gente non segue più i democratici o i repubblicani ma soltanto il bisogno di cambiamento. La comunicazione ha dimostrato ancora una volta di essere serva del più potente, costretta a recitare le oscenità più compromettenti. La maggior parte della stampa voleva far credere al popolo che la Clinton avesse la vittoria in pugno. Si premeva per il successo dell’ex First Lady. Ma questo non è avvenuto. E ciò dimostra quanta autorevolezza abbia perso il sistema dei media tradizionali.
E ora molti di coloro che si sono fatti influenzare in questi giorni stanno inutilmente sfilando per le strade americane per protestare contro l’elezione di Trump. Ma le democrazia è questa. La maggioranza ha decretato la vittoria del candidato repubblicano. Anch’essi dovranno quindi abituarsi a certe “americanate” da loro stessi preventivate. In fondo sappiamo che i due rivali erano amici, si frequentavano e non avevano poi così tante diverse ambizioni.
Ciò che lascia basiti è il livello così basso che ha raggiunto il Nord America avvallando fin dalle primarie dei personaggi così ambigui e poco credibili. Eppure negli Usa ci sono così tante persone profonde, competenti e straordinarie… famiglie eccelse e anche una cristianità vivace e sincera. Certamente il futuro di questo Paese non lo farà solo il magnate ora presidente. Intanto come scriveva Svetonio ” Iacta alea est” e cioè il dado è stato tratto e quindi tra favorevoli e contrari, non resta che attaccarsi al Trump.
Fonte: InTerris.it