Il problema sta nel fatto che la pillola dei cinque giorni dopo – impropriamente definita come “farmaco” perché non cura un bel niente – non solo può avere degli effetti contraccettivi, ma anche abortivi. Due buoni motivi per rifiutare di vendere questo preparato chimico.
Attualmente le farmacie sono obbligate a vendere contraccettivi, senza specificare di che tipo. E già questo fa sollevare più di una obiezione sulla libertà dei farmacisti che sono contrari a simili metodiche. Ora la Smic – società che appoggia pubblicamente le politiche abortive dell’International Planned Parenthood Federation – vorrebbe che anche la pillola dei cinque giorni dopo entrasse nella lista dei “farmaci obbligatori”.
Emilio Arisi, Presidente della Smic, aggiunge: “L’ultimo aggiornamento delle tabelle risale infatti al 2014 e prevede che il farmacista sia tenuto a conservare un contraccettivo qualsiasi, senza operare distinzione tra quelli ‘ordinari’, che si assumono quotidianamente per prevenire gravidanze indesiderate, e quelli ‘d’emergenza’, utili ai fini di prevenire una gravidanza dopo un eventuale fallimento del metodo contraccettivo utilizzato (rottura preservativo, dimenticanze pillola, ecc) o nel caso di un rapporto sessuale non protetto”. Qui Arisi si sta riferendo alla pillola del giorno dopo. Anche per questa pillola non si possono escludere a priori possibili effetti abortivi. Non pago che le farmacie abbiano nei loro cassetti il Norlevo ecco che chiede che si aggiunga anche la EllaOne.
“Le vecchie tabelle – continua Arisi – non tengono conto delle recenti modifiche del regime prescrittivo degli anticoncezionali d’emergenza di ultima generazione (la cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo) per i quali è stato tolto l’obbligo di ricetta per le donne maggiorenni. Questo cambio di regime prescrittivo e la conseguente maggiore fruibilità nell’accesso al nuovo farmaco anticoncezionale d’emergenza, come rilevato proprio dalla relazione del ministro Lorenzin, è tra le cause della diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza. Dare la certezza alle donne italiane di poter trovare in ogni farmacia del territorio nazionale questo presidio farmacologico, senza essere costrette, come spesso avviene, di passare da una farmacia all’altra, è pertanto un fattore importante per ottenere un ulteriore e auspicabile calo delle IVG anche negli anni a venire”.
Vero è, come appunta il presidente Arisi, che il calo di aborti chirurgici è da addebitare anche al commercio della EllaOne, falso ritenere che ci sia un calo di aborti totale, perché ai primi occorre appunto aggiungere quelli chimici, procurati tramite pilloline varie.
La pillola dei 5 giorni dopo, nei casi in cui non esplica un effetto contraccettivo, è un vero e proprio preparato abortivo e quindi non serve per diminuire gli aborti, come asserisce la Smic, bensì li incrementa.
La maggior fruibilità della EllaOne tramite l’inserimento nella lista obbligatoria dei farmaci non solo sarebbe un ulteriore colpo di scure alla libertà dei farmacisti di non vendere prodotti abortivi, ma diffonderebbe maggiormente la pratica dell’omicidio pre-natale e lo renderebbe ancor più insignificante perché, perlomeno, l’ospedalizzazione della donna potrebbe rappresentare un ultimo disperato fattore di deterrenza. La banalità del male invece assume le vesti plastiche del gesto di ingoiare una pillola con un bicchiere d’acqua.
Fonte: LaNuovaBQ