Tra i partecipanti dell’incontro di Riga ci saranno anche ragazzi ucraini e russi, testimoni di un conflitto mai risolto e ancora in atto. In un’intervista al Sir, parlando del fronte ucraino, fr. Alois afferma: «Non si vedono soluzioni all’orizzonte. È allora fondamentale che giovani di Ucraina e Russia si parlino, si mettano all’ascolto gli uni degli altri. La diplomazia sarà impotente senza simili incontri personali. Abbiamo potuto vedere a Taizé in questi ultimi due anni quanto incontri di questo tipo, spesso difficili all’inizio, permettono ai giovani di intraprendere tutto un cammino.
A Riga i giovani guarderanno anche alla Siria e attraverso la colletta di Taizé denominata «operazione speranza», sosterranno concretamente quanti hanno deciso di rimanere a fianco delle popolazioni di Siria e Iraq. Taizé esprime poi solidarietà anche ai cristiani copti ortodossi vittime l’11 dicembre di un attentato rivendicato da Daesh. Il prossimo settembre, con alcuni frère e con giovani di diversi Paesi, Alois farà un pellegrinaggio in Egitto e in particolare alla Chiesa copta ortodossa. «Il vescovo Thomas, uno dei responsabili di questa Chiesa, è stato a Taizé nell’estate del 2015. Ci ha detto quanto queste visite siano importanti per sostenere i cristiani». Fr. Alois a Riga parlerà ai giovani.
Sulla educazione delle nuove generazioni alla responsabilità e alla pace, il priore risponde: «Dando loro fiducia. Dando loro delle responsabilità. Gli incontri di giovani che facciamo a Taizé o in altre parti del mondo, sono sostenuti da loro. C’è una grande generosità nei giovani che non chiede altro di concretizzarsi. È essenziale anche aiutarli ad approfondire la loro fede, la loro fiducia esistenziale in Dio. Per resistere alla instabilità angosciante della nostra epoca, occorre avere radici profonde e queste radici hanno bisogno di tempo per svilupparsi a poco a poco».
Ai partecipanti all’incontro sono arrivati messaggi da Papa Francesco e dai leader religiosi mondiale.
Papa Francesco: «Il male non avrà l’ultima parola». «Manifestare a parole e con azioni che il male non ha l’ultima parola della nostra storia». È l’invito che papa Francesco rivolge in un messaggio ai partecipanti 39° Incontro europeo promosso dalla comunità ecumenica di Taizé. In migliaia – ortodossi, protestanti e cattolici – da tutta Europa sono attesi quest’anno nella capitale lettone per trascorrere la fine dell’anno in preghiera e meditazione e riflettere sul tema «Insieme per aprire cammini di speranza». «Nei nostri giorni – scrive il Papa – molte persone sono sconvolte, scoraggiate dalla violenza, dalle ingiustizie, dalla sofferenza e dalle divisioni. Hanno l’impressione che il male è più forte di tutto». Per questo, papa Francesco ripete ai giovani quanto ha scritto al termine del Giubileo nella «Misericordia et Misera»: «È il tempo della misericordia per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza».
Il Papa si dice «particolarmente vicino» ai giovani che «hanno fatto la scelta di lasciare i divani per vivere questo pellegrinaggio della fiducia». Ed aggiunge: «Giovani cristiani ortodossi, protestanti e cattolici, con queste giornate vissute all’insegna di una reale fraternità, voi esprimete il desiderio di essere protagonisti della storia, di non lasciare che siano gli altri a decidere del vostro futuro». Da qui l’augurio di papa Francesco: «Queste giornate vi aiutino a non avere paura dei vostri limiti, ma a crescere nella fiducia in Gesù, Cristo e Signore, che crede e spera in voi. Che nella semplicità che frère Roger ha saputo testimoniare, voi possiate costruire ponti di fraternità e rendere visibile l’amore con cui Dio ci ama».
Patriarca Bartolomeo: «C’è una gioventù in Europa che dice no ai nazionalismi nutriti dalla paura». «Vi riunite ancora una volta sul finire di un anno e l’inizio del nuovo per ricordare all’Europa che esiste una energia nella gioventù cristiana di questo continente che non intende sottomettersi alle tentazioni isolazioniste e nazionaliste nutrite dalla paura del terrorismo e più generalmente dalla paura dell’Altro». Comincia così il messaggio inviato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. «Il 2016 – scrive Bartolomeo – è stato un anno particolarmente sanguinante e pieno di incertezze per l’Europa. Tuttavia le sfide che ci attendono nel 2017 saranno decisive per tracciare la linee direttrici del futuro europeo». Nel messaggio il Patriarca parla di una Europa scossa dalla crescente «polarizzazione dei dibattiti politici», soprattutto su temi come l’accoglienza dei migranti, la protezione del creato e la crisi finanziaria. «Quindi – aggiunge – osiamo credere che il processo di riconciliazione ecumenica, politica e sociale si basa sulla capacità dei nostri paesi, popoli e individui a dialogare. Attraverso il dialogo, noi ci impegniamo non solo nel dibattito o nella negoziazione, ma anche in un processo che ci lega gli uni agli altri, che non ha altro scopo se non la relazione. Il dialogo come scoperta dell’altro. Il dialogo come superamento di pregiudizi», come «centro della nostra vita cristiana», come «lo strumento più utile di questa civiltà che stiamo costruendo insieme. Una civiltà del dialogo deve ispirare il futuro dell’Europa».
Leader Chiese cristiane: «Il mondo ha bisogno di speranza». Il mondo ha bisogno di segni di speranza. È questo il filo rosso che unisce i messaggi che i leader delle Chiese cristiane rivolgono alle migliaia di giovani ortodossi, protestanti e cattolici che da domani si ritroveranno a Riga per l’Incontro europeo di Taizé. È il primo incontro europeo organizzato dalla Comunità di Taizé sulle rive del Mar Baltico. In questa città, con la sua lunga tradizione luterana, esistono legami profondi tra le varie confessioni cristiane e i rappresentanti delle Chiese cattolica romana, ortodossa, evangelica luterana e battista della Lettonia hanno firmato la lettera d’invito insieme. Il tema – «Insieme per aprire cammini di speranza» – è «veramente molto importante per la Chiesa», scrive l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. «In un mondo inquieto come il nostro, dove tante persone vivono in condizioni di povertà e paura, tutti abbiamo bisogno di essere rinnovati nella speranza». Sulla stessa lunghezza d’onda, il messaggio del metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. «Il mondo in cui viviamo si trova ad affrontare sfide senza precedenti per la loro ampiezza, sul piano politico, economico e sociale. Milioni di persone sono fuggite dal loro Paese, in fuga dalla minaccia terroristica. L’instabilità politica nella società divide le persone in campi nemici». L’augurio del metropolita russo ai giovani è di «cambiare radicalmente la nostra vita per riuscire a vincere le forze del male nel mondo che ci circonda». Nel suo messaggio ai giovani, il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese, Rev. Olav Fykse-Tveit, parla di un «diritto alla speranza», da aggiungere alla lista dei dritti umani. E ciò è dovuto principalmente al fatto – spiega Tveit – che i diritti dell’uomo rispondono alle «aspirazioni più profonde che abbiamo in quanto esseri umani per la giustizia, la pace e un futuro duraturo della vita». Messaggi sono arrivati anche dal segretario generale della Federazione luterana mondiale, Rev. Martin Junge, dal segretario generale della Comunione mondiale delle Chiese riformate e dal segretario generale dell’Alleanza battista mondiale.
Onu e Unione europea: «Contiamo sui giovani per far vincere le forze del bene». Il mondo e l’Europa hanno bisogno dei giovani perché al di là di quanto possono fare gli organismi politici, grande è il «potere del popolo» e delle «forze del bene». È quanto scrivono nei loro messaggi l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. «Ho visitato un gran numero di Stati membri delle Nazioni Unite nel corso degli ultimi dieci anni», scrive Ban Ki-moon. «Quello che ho visto, al di là degli edifici governativi e dei monumenti famosi, è il notevole potere del popolo. Conto su di voi per contribuire a raggiungere i nostri obiettivi comuni di pace, di sviluppo e dei diritti umani, e di fare del 2017 un grande successo nella costruzione di un futuro in cui ci sia dignità per tutti». Il presidente Tusk ricorda che tra qualche settimana l’Europa si riunirà per celebrare il 60° anniversario della firma del Trattato di Roma, che «aprì una strada di comprensione, speranza, amore». «Oggi più che mai – scrive il presidente del Consiglio europeo – sono i giovani che danno il maggior contributo per affrontare le sfide del mondo contemporaneo e plasmare il futuro. È quindi incoraggiante e rassicurante vedere incontri come questo, dove i giovani si riuniscono con la loro fede e la loro coscienza, non solo per riflettere sui mali del mondo di oggi – la violenza, la paura e l’avidità – ma anche per far rivivere le forze del bene, la comprensione reciproca, la saggezza e la generosità. È difficile vedere queste forze in azione, ma sono fondamentalmente le più potenti. Ne sono stato testimone nella mia vita e nelle mie lotte politiche».
Fonte: AgenSir.it