I bambini si picchiano, com’è normale, fra di loro. Certo non sempre, ma ogni tanto e pure frequentemente. Ed il più forte tende a prevalere. Ricordo le lotte fra noi quattro figli maschi in casa.
Ricordo, più recentemente, un giorno a Berlino – eravamo in visita culturale con un gruppo di catechisti – e sul tram, davanti me, era seduta una mamma con tre figli, il più grande dei quali aveva deciso di prendere un oggetto del più piccolo. La madre cercava di “parlare” al grande, ma questo, saltandole addosso, menava il piccolo che era accucciato alla madre per proteggersi.
Lei continuava a parlare al figlio, ma lui, molto piccolo, continuava a menare! Il confronto era impari e ovviamente vinceva il bambino più grande che le dava di santa ragione al fratellino più piccolo stretto vicino alla madre e rannicchiato sull’oggetto che voleva difendere.
La madre non sapeva come fare e si limitava a continuare a parlare, senza fermare fisicamente il figlio più forte. Quando si hanno più figli solo un intervento di forza ristabilisce l’ordine. Se il genitore non da uno sculaccione al figlio più forte, le sberle le prende il bambino più debole dal fratello. I bambini usano le mani e se i genitori non intervengono, non resta loro che stare a guardare!
La saggezza educativa del genitore, invece, consiste nell’intervenire dando anche uno scapaccione e facendo sentire al bambino che in quel momento non è in grado di capire con le parole, che quel suo gesto violento sarà bloccato, se necessario, anche con la forza.
Chi rifiuta a priori di dare scapaccioni è una persona che ha un’idea astratta di educazione, è una persona che non ha mai visto due fratelli lottare per la supremazia, per il possesso di un oggetto o per un capriccio.
Tale modo assurdo di educare asetticamente è divenuto legge la prima volta nel 1979 in Svezia che è stato il primo paese a proibire in via legale gli scapaccioni (oggi in Svezia se un genitore da uno sculaccione a un figlio intervengono gli psicologi e gli assistenti sociali che vengono a presidiare la casa della famiglia), seguita poi nel 1983 dalla Finlandia e via via dagli altri paesi del nord Europa: oggi sarebbero 52 i paesi che proibiscono un intervento un po’ “fisico” nei confronti dei figli.
La follia dell’astrattismo e del razionalismo dogmatico continua a infliggere le sue funeste visioni. La realtà, per fortuna, resiste a tali visioni ideologiche della vita e la lotta fra fratelli piccoli persiste a mettere in crisi ciò che viene stabilito a tavolino da gente che non sa cosa sia una famiglia reale con più figli.
In realtà un figlio amato accetta tranquillamente uno scapaccione e dopo un istante torna a sorridere a fianco del genitore e a giocare. Anzi ha bisogno di sapere che un genitore è capace, anche intervenendo di forza, di riportare la giustizia all’interno delle piccole liti che avvengono continuamente fra fratelli in una casa.
Un figlio è turbato non da uno sculaccione, ma dalla mancanza di amore che può esistere fra i due genitori o dei due nei suoi confronti.
Tutti noi abbiamo ricevuto sculaccioni, ma essendo stati amati, non abbiamo ricevuto alcun danno psicologico da tali interventi dei nostri genitori. Anzi ci hanno fatto bene e ci hanno insegnato a rispettare maggiormente i nostri fratelli in casa, preparandoci al rispetto verso estranei fuori di casa.
N.B. aggiunto
La questione deve essere inserita nel contesto della perniciosa tendenza di alcune visioni stataliste ad intromettersi nel nucleo familiare che è, invece, la principale realtà deputata dalla vita stessa ad educare. Poiché non si tratta qui di violenze casalinghe o di abusi, ma delle semplici modalità con le quali due genitori fanno sentire ai piccoli la loro autorevolezza, è sbagliato a priori un intervento dello Stato che si accresce, invece, in quegli stati che vedono uno sfaldarsi della famiglia determinato sempre più in via istituzionale.
L’errore pedagogico si accresce ancor più perché cavalca un’ulteriore tendenza che è quella della dimenticanza della necessità di un rapporto fisico, fatto insieme di tenerezza e di forza, nella relazione educativa. Propongo la lettura – e ancor più la visione stessa dell’opera – di una recensione che feci tempo fa sul film canadese Monsieur Lazhar che affronta questo tema scomodo, proponendo ad esempio una classe di bambini canadesi che vengono sottoposti al “dominio” degli esperti psicologi e sottratti alla guida del loro maestro ordinario ben più saggio di tali specialisti.
Fonte: Gli Scritti.it