«Verificate voi stessi, finalmente!». Cosa serve alla nostra scuola
— 26 Gennaio 2017 — pubblicato da Redazione. —
Prima Susanna Tamaro, poi Ernesto Galli della Loggia hanno scritto sul Corriere della Sera articoli sulla scuola. O meglio: articoli che mettevano sotto un cono di luce «l’emergenza educativa» di una gioventù che, prima ancora che un po’ ignorante (i congiuntivi di Di Maio) pare a tutti spaesata e fragile, cani perduti senza collare.
Galli della Loggia ha scritto cose sagge e condivisibili: la scuola italiana nata per «sottrarre la formazione dei giovani dall’egemonia cattolica», l’attuale «accozzaglia di progetti, corsi e attività», l’illusione che per educare bastino gli esperti, gli errori della politica, il finto mito della «neutralità». È tutto tragicamente vero, purtroppo, ma il punto è che non si può salvare la scuola pensando che basti solo – ripetiamo: solo – un progetto nuovo che rifugga gli stereotipi del politicamente corretto.
Cosa occorre? Nella nuova edizione de Sulle tracce di Cristo, Manuela Cantoni Camerini racconta il suo primo incontro negli anni Sessanta con don Luigi Giussani al Liceo Berchet di Milano. Lei, ebrea, si ritrovò in classe quella «forza della natura» che asseriva senza mezzi termini che «la Verità è una». Giussani invitò Cantoni a «verificare» quel che diceva. Provocata («tu di ebraismo non sai niente! Non si può essere ebrei solo perché lo sono i genitori: verifica te stessa, finalmente!»), riscoprì per sé i fondamenti di una fede data per scontata. Quel che manca nella scuola italiana è questo: insegnanti che provochino la libertà degli studenti. Se si propone onestamente questo lavoro si può parlare di tutto, anche di gender. Se non c’è questa libertà – e gente disposta a rischiare su questa libertà – la scuola è solo un posto anonimo dove trascorrere del tempo, uno scomodo parcheggio davanti al supermercato del mondo.
Fonte: Tempi.it