A Roma il Convegno nazionale degli Istituti diocesani. Soligo: l’etica evangelica viene prima delle regole del mercato Maffeis: occorre anche un’informazione efficace
Sostentamento del clero, «solidarietà e trasparenza»
— 14 Marzo 2017 — pubblicato da Redazione. —Tre parole per il sostentamento del clero. «Solidarietà, corresponsabilità e trasparenza». Tre atteggiamenti che «rendono credibile un’amministrazione dei beni coerente con il Vangelo, contribuendo a dare della Chiesa un’immagine anch’essa credibile ». Il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, ne parla davanti ai rappresentanti degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero (Idsc, 118 in tutta Italia), riuniti a Roma per il loro convegno nazionale.
Galantino insiste soprattutto sulla trasparenza. «Basta gestire male l’ambito amministrativo – sottolinea – perché tutto il grande bene che facciamo in altri ambiti venga dimenticato». Dunque, raccomanda ai responsabili degli Idsc, «la natura delle cose che trattate (denaro, beni mobili e immobili) non vi colloca in una sorta di zona franca». In altri termini, «bisogna sempre tenere presente che quanto voi fate e il modo in cui lo fate fanno parte integrante dell’azione della Chiesa, parlano della Chiesa e trasmettono, nel bene e nel male, un’immagine di Chiesa più o meno credibile».
Gli Idsc, infatti, amministrano un complesso di beni – in gran parte case e terreni, ma anche di natura finanziaria che derivano dagli ex ‘benefici’ poi aboliti in seguito all’Accordo di revisione del Concordato. Ogni anno il reddito di questi beni, 50 milioni di euro, viene impiegato (insieme ad altre fonti) per assicurare la remunerazione sacerdoti (da 800 a 1200 euro lordi al mese). Tuttavia, ha detto Galantino, «l’ottimizzazione negli investimenti e il profitto, per quanto auspicabili, giusti e giustificati, non possono essere né i primi né gli unici criteri». Bisogna avere invece «il coraggio, in alcune circostanze, di stabilire o ristabilire priorità riconoscibili come ‘priorità di Chiesa’, priorità di gente cioè che crede a un Vangelo vero, possibile e praticabile anche nell’ amministrazione dei beni. In sostanza, privilegiare «le relazioni che devono essere sempre improntate alla lealtà, al rispetto e alla giustizia».
Sulla stessa lunghezza d’onda il saluto iniziale del presidente dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero, monsignor Giovanni Soligo. «Non dobbiamo mai smettere di interrogarci sulle prassi corrette», ha notato. E ciò richiede un «attento e scrupoloso rispetto della legge civile, perché mai si possa guardare al nostro operato con il sospetto dell’illegalità; trasparenza in tutto: acquisti, alienazioni, contratti, persino nella scelta di collaboratori e professionisti ». «I principi dell’etica evangelica vengono prima delle regole del mercato», ha aggiunto, invitando altresì gli Idsc a «uscire sempre più da una logica individualistica, per andare verso un’amministrazione condivisa al fine dell’abbattimento dei costi di gestione, e verso la formazione tecnica ed ecclesiale degli operatori».
Trasparenza e correttezza amministrativa devono poi coniugarsi con una efficace informazione, ha rimarcato don Ivan Maffeis, sottosegretario Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. «Davanti a tanti episodi di cattiva gestione, veri o presunti che siano – ha ammonito – lo smarrimento è duplice: in primo luogo perché a tradire la fedeltà è un pastore, in secondo luogo perché il suo farsi mercenario ha trovato complicità, magari con la scusa di non far scoppiare uno scandalo ». Spesso, però, è importante saper anche smontare le false notizie. Due i casi destituiti di fondamento (come poi si è riuscito a dimostrare), ricordati da don Maffeis: la presunta pensione del cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, in quanto ex ordinario militare; e il detto che circolava sui giornali di Trento, secondo cui, «se in città avessero colorato di verde i tetti delle case dell’Idsc, il capoluogo sarebbe diventato un giardino». In questi casi, ha concluso, è fondamentale la collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali.
Fonte: Avvenire.it