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«Don Ciotti sbirro, più lavoro meno sbirri», ‘segnale’ contro il movimento antimafia

 

Un chiaro messaggio della ’ndrangheta. A poche ore dall’intenso incontro del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, coi familiari delle vittime delle mafie, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno, promossa a Locri da Libera, con la concreta adesione dei vescovi calabresi, sul muro dell’Episcopio della cittadina jonica sono comparse alcune scritte intimidatorie. ‘Don Ciotti sbirro’. ‘Più lavoro meno sbirri’. Un luogo non scelto a caso. In questi giorni, ma anche nelle scorse settimane in occasione di incontri di preparazione, ci dorme il presidente di Libera don Luigi Ciotti, ospite del vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, fortemente impegnato nel sostegno all’iniziativa e molto attento sui temi dellalegalità e della giustizia.Non le uniche scritte, a conferma di una strategia mafiosa di reazione soprattutto al consenso anche cittadino che la Giornata sta raccogliendo, culminato con l’incontro con Mattarella. Un’altra, ‘Don Ciotti sbirro siete tutti sbirri’, è comparsa vicino alla scuola Maresca. La terza, ‘Don Ciotti sbirro e più sbirro il sindaco’, sul muro dell’edificio del Comune dove ha sede il centro di aggregazione giovanile, è un attacco al primo cittadino Giovanni Calabrese che sta con convinzione collaborando alla Giornata. Scritte rapidamente ricoperte dagli operai dei Comune che ha poi fatto affiggere un manifesto di risposta: ‘Orgogliosamente ‘sbirri’ per il cambiamento’.

Tre bersagli chiari: Chiesa, scuola e politica locale. Come per dire ‘sono cosa nostra’. Oltretutto il Centro di aggregazione giovanile, terminato da tempo coi fondi Pon del Viminale non trova ancora associazioni disposte a gestirlo. Gli investigatori stanno visionando le immagini di alcune telecamere nella zona. Si vedrebbe una persona che va verso il muro per scrivere. Un soggetto isolato? Gli investigatori lo escludono e pensano alla presenza di ‘sentinelle’, visto che qui girano molte pattuglie. Ma se fosse davvero così sarebbe ancor più grave, e confermerebbe un vero piano. Che qui solo la ’ndrangheta si può permettere. Ma le minacce fanno scattare una rete di solidarietà nazionale.

Al vescovo e a don Luigi arrivano le telefonate di Mattarella e del premier Paolo Gentiloni. Mentre il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione in apertura del Consiglio episcopale permanente, ha sottolineato come la Chiesa italiana viva e operi nella «condivisione della voglia di riscatto e di cambiamento – più grande di ogni intimidazione – che anima la società», esprimendo «so-lidarietà» al vescovo Oliva e «a quanti con lui stanno facendo memoria delle vittime innocenti della mafia, e a tutta la cara popolazione calabra». Un atto grave. Come confermano gli inquirenti. «Questo dimostra ancora una volta che la ’ndrangheta vuole prenderci in giro. Sono i mafiosi a rubare i posti di lavoro». È il duro commento del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che ha preso in mano lui stesso l’indagine, confermando, come pieno sostegno a don Ciotti e al vescovo Oliva, la sua presenza oggi a Locri. «Le imprese – ripete – fuggono perché la ’ndrangheta intimidisce, pretende la solita tangente. Proprio la scorsa settimana un’impresa non calabrese che lavorava all’archivio della Corte d’appello, ha abbandonato tutto ed è fuggita per le intimidazioni. Non sono gli sbirri o lo Stato ma la ’ndrangheta a rubare lavoro e futuro a questa terra. I calabresi lo sanno ma ancora tollerano queste scritte. Questo mi fa arrabbiare moltissimo. E poi si capisce perché alcuni politici e amministratori finiscono coinvolti nelle indagini, perché sono la cassa di risonanza degli interessi della ’ndrangheta». Infine un messaggio chiaro alla ’ndrangheta. «Noi siamo molto attenti. I mafiosi devono sapere che li stiamo seguendo, li abbiamo identificati quando si sono avvicinati alle iniziative di questi giorni, sappiamo chi sono». Il riferimento è ad alcuni esponenti dei clan di Locri che hanno partecipato alla veglia di preghiera cercando di avvicinare don Luigi per parlargli, hanno spiegato, di presunti problemi di lavoro. Un altro èstato visto passare più volte davanti all’Episcopio. Un altro ancora è stato visto fotografare gli operai del Comune che stavano ricoprendo di vernice le scritte minacciose.

Nulla è sfuggito agli uomini che stanno garantendo la sicurezza in questi giorni. Ma ora il livello si è ovviamente alzato, sia per don Luigi che per la Giornata di oggi. Lo ha deciso una riunione convocata con urgenza dal prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, e alla quale hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine. «Lo Stato – ha sottolineato il prefetto – non arretra, ma rilancia con maggiore forza e determinazione ed è al fianco di coloro che contrastano ogni forma di condizionamento mafioso, soprattutto in questi difficili contesti».

Fonte: Avvenire.it

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