Chiedete alla casalinga di Voghera che ascolta la TV mentre prepara il pranzo, al maestro elementare di Capalbio che guida i suoi scolaretti nei lavori di gruppo, all’impiegata dell’anagrafe di Bitonto che fa crocchio coi colleghi per organizzare una protesta contro il menu delle mense scolastiche dei figlioli. Chiedete se sono contenti dei conservanti alimentari e se sono favorevoli all’agricoltura sostenuta dai fertilizzanti industriali. No — risponderanno in coro — la chimica è nociva e non la vogliamo.
Il breve elenco di persone scelte a caso andrebbe allungato parecchio: intellettuali che non sanno nulla di pratico, ma sdottoreggiano su tutto e sono venerati dall’intellighenzia; attori di Hollywood, che passano per anime belle perché s’atteggiano ad ambientalisti; politici un po’ di tutti i colori, che cavalcano le mode a scopo elettorale.
Tutti pronti a proclamare: torniamo alla natura! Vi ricordate Al Gore con la sua Verità scomoda, film contro l’uso attuale dell’energia, che ebbe un Oscar nel 2007? In tanti l’idolatrano… e forse ignorano che, nella sua abitazione, egli a quel tempo consumava in un mese venti volte l’energia elettrica consumata in un anno dalla famiglia media degli Stati Uniti. Per la sua propaganda in favore dell’ambiente, Gore vinse anche il Nobel per la pace. Dal canto suo, il consorte della regina Elisabetta, esponente di primo piano del WWF, dichiarò una trentina d’anni fa che, se fosse rinato, gli sarebbe piaciuto farlo in forma di virus letale, per ridurre il numero d’esseri umani: gli ambientalisti spinti giudicano infatti l’uomo il cancro del pianeta.
Tra chi cerca l’applauso (e l’ambiente è uno dei terreni dove è più facile raccoglierlo) o semplicemente è infatuato del pensiero unico, troviamo — ahimè! — non pochi esponenti della chiesa. I teologi della liberazione si sono riciclati in salsa verde dopo il dissolvimento dell’ideologia marxista (riesumati del resto dall’alto anche per quella tendenza parapolitica, in una grande ventata di terzomondismo). E il ventaglio s’allarga quasi ecumenicamente. C’è il cardinale che ripete le prediche di lobby lontanissime dalla visione cristiana. C’è il frate che presenta san Francesco in veste hippy, dimenticando che il Poverello amava la natura, ma amava moltissimo l’uomo (per non parlare di Dio). Due anni fa il bellissimo Cantico delle Creature ha anche fornito il titolo a un’enciclica papale, costruita con l’aiuto di consiglieri non tutti a prova di critica scientifica.
In un mondo tecnicamente progredito può venir fatto d’osservare certi effetti collaterali negativi. Il progresso ne ha: indubbiamente. Ma guai a fissarsi su un piatto solo della bilancia: bisogna guardarli tutti e due, e pochi ambientalisti lo fanno. Passando ai piatti da mettere in tavola, c’è un proverbio: piatto vuoto, un problema; piatto pieno, tanti problemi. Chi ha fame difficilmente vede tutto il resto; comincia invece a scorgerlo, o perfino a sopravvalutarlo, chi quella necessità fondamentale ha ormai soddisfatto.
Un’agricoltura senza chimica? Se non fosse per i concimi chimici, gran parte dell’umanità non troverebbe da mangiare. Sì, i prodotti dell’orticello, del pollaio, del piccolo allevamento possono esser più saporiti di quelli del supermercato; ma a quanti possono bastare? Di più: a quanti possono arrivare? Occorrono produzioni di massa. E conservanti. Ma i conservanti fanno male! diranno la casalinga di Voghera, il maestro di Capalbio, l’impiegata di Bitonto, ecc. ecc. Beh! Nessuno dice che facciano bene, e giustamente la legge ne limita la dose. Guardiamo però anche l’altro piatto della bilancia. I conservanti non ci evitano solo di dover buttare via una quantità immensa di cibi avariati: ci risparmiano veri e propri danni alla salute. Un po’ di muffa, che magari non si vede, credete che sia sana? Ci sono muffe gravemente nocive. O il botulino? Questo batterio, con la sua tossina venduta col nome di Botox, è diventato discutibilmente molto popolare nei trattamenti estetici. Ma nei salumi “del contadino”, che a differenza di quelli industriali non sono protetti adeguatamente con l’aggiunta di nitriti, e nelle conserve “della nonna” il botulino può essere in agguato; e in effetti ogni anno un po’ di gente all’ospedale (o non di rado al cimitero) la manda. Ironia della sorte, le muffe e il botulino non le produce la chimica: sono perfettamente naturali, come tanti altri responsabili d’intossicazioni.
Anzi, alcuni pesticidi naturali li usano le piante per difendersi dagli animaletti che le mangiano, ma sono molto pericolosi anche per l’uomo. Si rendono disponibili solo in risposta all’aggressione dei parassiti. Se la pianta è protetta dal pesticida sintetico, che elimina o allontana il parassita, non ha bisogno di ricorrere alle armi sue naturali. E il pesticida sintetico, a differenza di quello naturale, ha superato anni di prove, risultando privo d’effetti nocivi per l’uomo, sempre che venga usato nel rispetto delle indicazioni.
Ora una considerazione finale. Tu, lettore che odi la chimica, sappi che sei chimica anche tu, dall’acqua (“acca-due-o”) che contieni, alle proteine, agli acidi nucleici che inglobano l’informazione genetica sfruttata continuamente dal tuo organismo e trasmessa ai tuoi figli. Nei tuoi occhi, mentre stai leggendo, avviene una reazione chimica, da cui scaturiscono i segnali che rappresentano al cervello i caratteri della scrittura.
Già, il cervello! Ora che i pensieri espressi in quest’articolo suscitano pensieri tuoi — e tutte le volte che pensi, che ami o odi, che sogni — nel tuo cervello hanno luogo reazioni chimiche. Siamo chimica. Oh! intendiamoci bene: non soltanto chimica. In noi c’è ben altro, che esula dagli ambiti della scienza, e non svanirà quando saremo morti e le nostre molecole prenderanno un’altra strada, quella della degradazione materiale. Però non scordare che il Creatore, mettendoci su questa terra, ha voluto costruirci materialmente proprio sulla chimica. Forse la cosa ti sconcerta, ma non te la vorrai mica prendere con Lui?
Fonte: Gianni Fochi | CostanzaMirianoBlog.it