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“Teatro patologico”: un palco per gestire le emozioni degli “allievi speciali” senza pregiudizi
— 27 Aprile 2017— pubblicato da Redazione. —
Un palco per disabili mentali, un luogo (o non-luogo) dove esprimere le proprie emozioni senza sentirsi giudicati. E’ il “Teatro Patologico” un corso di formazione sperimentale – recita il cartello in via Cassia 472 a Roma – di “Teatro integrato dell’emozione” in collaborazione con l’Università di Tor Vergata che ha il preciso scopo di scardinare i preconcetti che riguardano l’estraniamento comunicativo del malato. Stefania, una delle insegnanti del corso di teatro, sottolinea: “In questo teatro gli allievi si sentono liberi di sperimentare. Scoprono le emozioni, imparano a riconoscerle e a usarle sul palcoscenico e nella vita di tutti i giorni”.
Ma entriamo nello specifico. Il Teatro Patologico è un’associazione onlus fondata da Dario D’Ambrosi, attore, regista, autore, che è diventato Teatro Stabile dal 2009. Dal 2016 partorisce un nuovo progetto: il Corso per disabili “La Magia del Teatro”.
Il primo corso universitario di formazione teatrale per ragazzi con disagi psichici e/o fisici permette di accedere a una preparazione completa – riporta Redattore Sociale – attraverso lo studio di materie e tecniche teatrali: dalla recitazione alla drammaturgia, dalla scenografia ai costumi, dalle luci all’organizzazione e allestimento. Gli allievi sono guidati da 15 docenti sono affiancati, a loro volta, da un comitato scientifico di psicologi e psichiatri. Lo scopo è quello di formare artisti e maestranze con specifiche competenze e capacità uniche – come unico è ognuno dei partecipanti ai corsi – da “spendere” in ambito lavorativo o semplicemente per stare meglio.
“Docenti psichiatrici e specialisti medici – si legge nel sito di presentazione – riconoscono con grande meraviglia quanto veloce sia la capacità di riabilitazione e reintegrazione che segue la terapia teatrale; il miglioramento ed il benessere del singolo passa attraverso la forza e l’armonia dei tanti: le due cose non sono prescindibili. Una società che accolga la disabilità rispecchia la volontà di liberarsi dai condizionamenti che soffocano la nascita del nuovo, del bello, dello straordinario”.
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