Una ricerca pubblicata su Nature segna una pietra miliare negli studi sugli inizi della vita: il genoma umano inizia subito a guidare lo sviluppo del corpo umano, senza attendere stadi successivi.
Quella riportata nell’articolo di un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica Federale di Losanna (Svizzera), guidato da Julien Duc e Didier Tronto, pubblicato su Nature Genetics, è una ricerca che segna una pietra miliare nella conoscenza del processo di formazione e sviluppo della vita umana individuale: come inizia a funzionare l’organismo di ciascuno di noi nove mesi prima della nostra nascita.
È risaputo che il patrimonio genetico di un uomo o di una donna si costituisce a partire da quello dei propri genitori, il cui contributo viene trasmesso attraverso i gameti e si ritrova all’interno della prima cellula del nuovo organismo, chiamata zigote o embrione unicellulare, a seguito del processo di fecondazione. Il Dna dell’embrione a una sola cellula, che contiene le informazioni per lo sviluppo e il mantenimento dell’architettura del corpo umano, è un “libro chiuso” che verrà “aperto”, letto, trascritto e tradotto solo successivamente, a partire da uno stadio successivo della vita embrionale, oppure inizia da subito a essere “sfogliato” e a dirigere autonomamente il processo di formazione dell’organismo umano?
È una domanda la cui risposta non ha solo un valore puramente empirico ma riveste anche un significato antropologico in ordine allo statuto del concepito nei primissimi stadi della sua esistenza. L’identificazione di una famiglia di fattori di trascrizione del genoma, chiamata Dux, uno dei quali è espresso negli embrioni umani ancor prima dell’inizio delle divisioni cellulari e dell’attivazione graduale del genoma dello zigote, documenta che il “libro del Dna” inizia a essere aperto e sfogliato da subito, cioè dalla conclusione del processo di fertilizzazione.
Il genoma umano dello zigote non è materiale genetico inerte – come voleva una ipotesi ormai sorpassata – ma inizia subito a guidare lo sviluppo del corpo umano embrionale sotto lo stimolo del fattore Dux4, in grado di legarsi ai promotori dei geni che innescano l’espressione di moltissimi altri geni, senza attendere stadi successivi che precedono l’impianto nell’endometrio dell’utero materno. Questa scoperta fornisce una preziosa conferma scientifica – come ricorda l’enciclica Evangelium vitae (1995) – che «dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: una persona, questa persona individua con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo, per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire».