I forti e diretti richiami di Maria ai tre pastorelli possono risuonare lontani ai nostri orecchi. E allora chiediamoci: stiamo dando davvero fiducia alla madre di Dio?
Che fatica capire la Madonna di Fatima! Non mi spiego perché abbia mostrato a tre ragazzini poco più grandi dei miei figli una spaventosa riproduzione dell’inferno, mentre io giro canale se c’è violenza in televisione. Non comprendo con che mancanza di tatto possa aver predetto a due di loro una morte dolorosa prossima a venire. Mi inquieta il digiuno che ha imposto a dei bambini nell’età in cui una corretta alimentazione costruisce il fisico.
Come se non bastasse, ha mescolato la fede e la politica, contravvenendo alla regola base della diplomazia internazionale: ha chiesto la consacrazione della Russia per scongiurare una nuova guerra.
Maria, in quel pascolo del Portogallo, ha parlato ai pastorelli analfabeti con la schiettezza di una mamma contadina davanti al focolare: usando immagini estreme, assegnando mansioni chiare, ipotizzando una punizione in caso di disubbidienza. Come è lontano il suo linguaggio dalla nostra comunicazione senza contrasti, depotenziata con lo scopo di non o?ffendere nessuno, resa spesso puro stile senza il nocciolo di una vera soluzione!
Ho riletto molte volte quelle parole cadute dal cielo cento anni fa: forse è proprio il loro contenuto così chiaro a risultare inaccettabile per noi, persone del XXI secolo appassionate di misteri e rompicapi. I suoi discorsi sono il contrario di un enigma, perché la Mamma di Gesù non ha bisogno dei giri di parole delle divinità pagane: Maria dice senza troppa educazione che l’inferno esiste, che la preghiera funziona (può cambiare la storia!), che ogni scelta che facciamo è legata a doppio filo con il destino di tutto il mondo.
Ci crediamo davvero? Quando ho un problema, mi inginocchio? Ho paura della possibilità di soffrire pene eterne come conseguenza di certe decisioni? Parlo con chi mi vuole bene del destino ultraterreno che ci attende?
Cento anni dopo, la Madonna di Fatima ha un messaggio inascoltato da dare: la religione non è un gesto sociale, ma vertiginosa trascendenza.
Fonte: Emanuele Fucecchi | Credere.it