La Spezia – Ritorna alla Spezia la festa di Santa Rita, una delle sante più amate, oggetto da sempre di una straordinaria devozione popolare perché la gente la sente molto vicina per la “normalità” dell’esistenza quotidiana da lei vissuta, prima come sposa e madre, poi come vedova ed infine come monaca agostiniana.
Nel santuario che sorge in via Zagora 25, nel quartiere dei Vicci, venerdì prossimo 19 maggio inizia il triduo di preparazione, con la recita del Rosario alle 17 seguito dalla Messa.
Per l’occasione proponiamo un approfondimento giornaliero che ci accompagna alla ricorrenza sulla straordinaria vita della Santa
RITA MONACA
Dopo l’assassinio del marito e la tragica morte dei suoi due figli, Rita si rifugia nella preghiera. È in questo momento che deve aver maturato con forza il desiderio di elevare il suo amore ad un altro livello, ad un altro sposo: Cristo.
All’età di circa 36 anni, Rita bussa alla porta del Monastero di Santa Maria Maddalena. Superate le mille difficoltà, con l’aiuto della preghiera ai suoi tre protettori Sant’Agostino, San Nicola Da Tolentino e San Giovanni Battista, finalmente corona il suo desiderio.
Nel 1407 ca., inizia la sua nuova vita nel Monastero di Santa Maria Maddalena. Qui riceve l’abito e la Regola di Sant’Agostino, che professa e vive nei suoi quaranta anni di permanenza nel Monastero fino alla morte.
Ascesi, contemplazione, preghiera, penitenza, ma anche azione sono state sicuramente le coordinate dei quaranta anni di vita claustrale di Santa Rita da Cascia.
Si racconta che durante il periodo del noviziato, la Madre Badessa, per provare l’umiltà di sorella Rita, le abbia comandato di piantare e innaffiare un arido legno.
La Santa obbedisce senza indugi e il Signore premia la sua serva facendo fiorire una vite rigogliosa.
Per questo, la vite è il simbolo della pazienza, dell’umiltà e dell’amore di Rita verso le sue consorelle e, più in generale, verso l’altro. Ancora oggi, la testimonianza di questo prodigio è, per tutti i fedeli, la vite di Santa Rita. Quella che si vede oggi nel chiostro del Monastero non è la stessa della tradizione, risale a più di duecento anni fa. Nonostante ciò continua a rappresentarne il forte valore simbolico.
Sull’esempio dei suoi genitori, Rita si adopera come paciera. Un giorno, un evento sconvolge Cascia e sicuramente non lascia indifferente Rita. Nel 1426, scoppia una vera battaglia tra sostenitori della tabulella Bernardiniana (l’iscrizione YHS usata per indicare Gesù Salvatore degli uomini) e i domenicani uniti agli agostiniani, con a capo il frate teologo Andrea, che le avversano. L’Ordine Agostiniano completa l’iscrizione Bernardiana con il trigramma XPS ( = Cristo ); così facendo sarebbero state messe bene in evidenzia le due nature inscindibili del Salvatore: quella umana e quella divina. La tensione purtroppo degenera in una serie di delitti in cui sicuramente la Santa si è prodigata per riportare la pace. Non a caso, nel suo sarcofago solenne – oggi conservato nella cella di Santa Rita – è riportata tanto la formula Bernardiniana YHS, quanto quella introdotta dagli agostiniani come XPS.
Si legge nell’epitaffio sulla cassa solenne: XV anni la spina patisti. Dopo aver attraversato il dolore per la morte dei cari, tra le mura del Monastero, Rita innalza il suo dolore alle sofferenze di Cristo per l’umanità: chiede ed ottiene dall’Amato, come pegno d’amore, di diventare partecipe ancora di più alla Sua sofferenza. È il 1432. Un giorno, mentre è assorta in preghiera, forse memore della predicazione sulla passione di Cristo fatta da fra Giacomo della Marca nel 1425 presso la chiesa di Santa Maria e, ancor più, formata alla spiritualità agostiniana incentrata sull’amore verso l’umanità di Cristo (che trova la sua più alta espressione nella passione), chiede al Signore di renderla partecipe alle sue sofferenze. Non sappiamo cos’è accaduto in quel momento, una luce, un lampo, una spina staccatasi dal Crocifisso le si conficca nella fronte e nell’anima.
Durante questo periodo, Rita fa l’unico viaggio della sua vita fuori dei confini del Comune casciano; va a Roma in pellegrinaggio penitenziale a piedi. La tradizione collega il viaggio alla canonizzazione di Nicola da Tolentino del 1446. Per l’occasione, la piaga sulla fronte di Rita si rimargina prima della partenza e si riapre poi al suo ritorno a Cascia.
Ancora oggi chi visita il Monastero, può vedere quello che secondo la tradizione è il Cristo del prodigio. Non è certo se sia avvenuto o meno veramente lì, ma la sostanza del fatto, storicamente provato, resta indiscutibilmente la stessa; anzi, forse il volere collocare il miracolo davanti ad un crocifisso dipinto esclude ogni causa traumatica naturale. Sicuramente Rita ha vissuto questo dono con molta umiltà, senza farne mai vanto, parlando poco della sua ferita e presentandola come tale: una piaga.
Subito dopo la sua morte, Rita viene venerata come protettrice dalla peste, probabilmente per il fatto che in vita, suor Rita Lotti si era dedicata alla cura degli appestati, senza mai contrarre questa malattia. Da qui deriverebbe l’attribuzione di santa dei casi impossibili.
Fonte: Santaritadacascia.org
PROGRAMMA DELLA FESTA
Sabato e domenica il rosario sarà alle 17.30 sempre seguito dalla messa.
Lunedì 22 maggio, festa della santa, le Messe saranno celebrate alle 7, 8.30, 16 (con la benedizione dei bambini) e alle 18. Alle 17.30 sul sagrato del santuario è prevista la “Benedizione delle rose”, che verranno comunque benedette al termine di tutte le Messe. Alle 20.30 nel piazzale del santuario si terrà il rito del “Transito “ della santa, seguito dalla solenne processione per le vie della parrocchia con la statua della santa. Alle 21.30 serata in dialetto spezzino con Renzo Fregoso.
Da sabato a lunedì banco dell’artigianato parrocchiale e pesca di beneficenza.
Sabato e domenica, dalle 19.30, sagra e “sgabei” disponibili dalle 17, anche lunedì.
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