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ITALA MELA – Lungo processo canonico voluto anche da Paolo VI

L’antico assistente della Fuci, divenuto Papa, raccomandò al vescovo Stella di avviare presto l’iter Nel 2006 Itala Mela scelta come  testimone del ’900 nella Chiesa

Che l’esistenza terrena di Itala Mela si fosse chiusa  anzitempo “in odore di santità”, ad appena cinquantadue anni, alla Spezia lo si era capito subito. Il giorno stesso dei funerali, prendendo la parola per un primo ricordo della scomparsa, il presidente diocesano di Azione cattolica Aldo Bellotti aveva detto testualmente: «Non sappiamo se dobbiamo pregare per lei o pregarla di intercedere per noi». Sette anni dopo, nel gennaio 1965, papa Paolo VI, ricevendo in udienza privata il vescovo Giuseppe Stella, gli raccomandò in prima persona di avviare la causa di beatificazione: «Istruite presto il canonico processo informativo – disse al vescovo, come questi ricorda nelle sue memorie –, finché sono in vita i testimoni diretti». Montini, del resto, che era stato assistente nazionale degli universitari cattolici, conosceva Itala Mela sin dagli anni Venti, gli anni della sua militanza nella Fuci, e già nel 1943 ne aveva parlato con Stella, in procinto di venire alla Spezia, definendola «un’anima ricca di una spiritualità genuina e soda».
Il vescovo non trascurò davvero le sollecitazioni del sommo pontefice, e il 29 aprile 1968, nell’undicesimo anniversario della morte di
Itala, aprì con proprio decreto il processo informativo per la causa di beatificazione. L’apposito organismo giudiziale procedette negli anni seguenti ad ascoltare ed a verbalizzare il giudizio di circa un centinaio di persone, oggi quasi tutte scomparse. La prima fase del
processo si concluse quindi, in termini positivi, il 21 novembre 1976, nella solennità di Cristo Re. Da un anno alla Spezia c’era un nuovo vescovo, Siro Silvestri, al quale toccò il compito di procedere nelle tappe successive. Il 20 luglio 1979 la sacra congregazione per le Cause dei santi formulò il proprio giudizio sugli scritti di Itala, racchiusi in ben quarantadue volumi, concedendo il prescritto nulla osta. Fu sotto l’episcopato di Silvestri che l’8 ottobre 1983, dopo un triduo di preparazione nelle due parrocchie dei Santi Giovanni ed Agostino e di Cristo Re, avvenne la traslazione della salma dal cimitero urbano alla cripta della cattedrale, nel sarcofago che la racchiude tuttora. Il 28 maggio 2002, a Roma, il relatore della causa, il francescano padre Cristoforo Bove – che fu relatore anche per san Pio da Pietrelcina e che si è spento sette anni fa, nel 2010 – depositava in congregazione le oltre ottocento pagine della “Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis”.

Negli anni seguenti venne esaminato il miracolo avvenuto alla Spezia nel 1999 per intercessione della serva di Dio, che “Spezia 7” ha illustrato nel dettaglio domenica scorsa. Da allora è cominciata l’attesa per il momento conclusivo della beatificazione, che ora è giunto. Nel frattempo, in occasione del convegno nazionale della Chiesa italiana, tenutosi a Verona nell’autunno 2006, Itala Mela venne scelta come uno dei “testimoni del Novecento”, figure giudicate preziose per documentare il valore della presenza cristiana nel cosiddetto “secolo breve”.

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