Al quarto meeting nazionale giornalisti cattolici e non, organizzato a Grottammare dal 22 al 25 giugno, è emerso con chiarezza che al di là di quanto generalmente si pensa e appare, fare comunicazione di qualità oggi, portando le notizie sulle tante fettucce tese tra gli snodi delle nostre reti, è estremamente impegnativo. Alle volte più di quanto si possa immaginare. Richiede preparazione e passione. Tanta passione. Ma è e resta sempre un qualcosa di estremamente affascinante
Una fettuccia piatta di nylon, fissata a una certa altezza tra due alberi. E sopra un uomo che, un passo dopo l’altro, va da una parte all’altra della “linea”. È lo slackline, sport affascinante ma molto impegnativo, nato negli anni Ottanta nell’ambiente dell’arrampicata sportiva che in questi anni sta spopolando sempre più. Anche in Italia.
Ho pensato spesso, durante il quarto meeting nazionale giornalisti cattolici e non, organizzato a Grottammare dal 22 al 25 giugno.
Oggi, in un’epoca in cui, come ci ricorda papa Francesco, “tutto nel mondo è intimamente connesso”, fare comunicazione è un po’ come lo slackline: affascinante, ma molto impegnativo. Un impegno che coinvolge in prima persona.
Sulla fettuccia si cammina scalzi, per cercare di aderire il più possibile a quella striscia di nylon larga pochi centimetri, per non cadere. E per fare informazione di qualità, oggi, bisogna “camminare scalzi”, per essere il più possibile aderenti a quella realtà che si racconta, bisogna inzaccherarsi le scarpe e i piedi con la polvere dei detriti di quello che resta – praticamente nulla – di Pescara del Tronto, la frazione di Arquata del Tronto spazzata via dal terremoto del 24 agosto e dalle successive scosse.
Bisogna ascoltare il silenzio assordante di quel paese, fino a un anno fa gioiellino inerpicato lungo l’alta valle del Tronto, così come abbiamo fatto noi, venerdì 23 giugno durante la visita alla zona rossa. Solo così il racconto di cosa è oggi quel borgo un tempo abitato da poco meno di 150 persone sarà “intimamente connesso” con quella gente, che non vedrà più ricostruite le proprie case, e quanti leggeranno la storia di questo disastro e ne vedranno oggi le desolanti immagini.
“Tutto nel mondo è intimamente connesso”. Anche quello che accade in Medio Oriente. Una realtà che è più vicina a noi di quanto li si possa credere.
E ascoltare le parole di mons. Pierbattista Pizzaballa offrono a questa vicinanza una concretezza tangibile. “Oggi non si può essere cristiani a Grottammare – ha detto l’amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini ai duecento giornalisti che hanno partecipato al meeting – se non c’è la Chiesa di Gerusalemme”.
“Tutto nel mondo è intimamente connesso” anche nelle nostre redazioni.
Anche se facciamo fatica a prenderne atto che viviamo nell’era della crossmedialità, dove lo stesso contenuto viaggia su piattaforme diverse, con linguaggi diversi, con caratteristiche diverse. Non basta più “essere in rete”. È indispensabile “fare rete”.
Da qui la connessione dei media e la riforma dei media avviata in Vaticano. Da qui le sfide che attendono nei prossimi mesi anche i settimanali e – più in generale – i media diocesani, che sulla spinta della nuova legge sull’editoria, sono chiamati a ripensarsi, senza chiudersi in se stessi, ma aprendosi alla realtà e osando raccogliere la sfida dei nuovi linguaggi e dei nuovi contesti comunicativi.
La comunicazione oggi viaggia su “fettucce” sempre più strette e sempre più lunghe. “Fettucce” che si intersecano con migliaia di altre e mantenere l’equilibrio della verità richiede una grande professionalità, preparazione e un esercizio costante. Occorre non perdere mai di vista la realtà che attraversiamo, senza mai distogliere lo sguardo dall’altro capo della “fettuccia”, verso il quale vanno i nostri passi.
Al di là di quanto generalmente si pensa e appare, fare comunicazione di qualità oggi, portando le notizie sulle tante fettucce tese tra gli snodi delle nostre reti, è estremamente impegnativo.
Alle volte più di quanto si possa immaginare. Richiede preparazione e passione. Tanta passione. Ma è e resta sempre un qualcosa di estremamente affascinante.
Fonte: Irene Argentiero | AgenSir.it