Reinserire gratuità e dono nella società per farli motori di un nuovo umanesimo: è l’auspicio di fondo che sta al centro della rilettura di tutta la dottrina sociale della Chiesa presente nel libro In attesa dell’Homo Donans di Silvano Scalabrella (Studium, 2017), esperto di questa materia. Il libro, presentato il 16 maggio presso la Basilica di San Paolo, è un coraggioso tentativo di ripercorrere tutta la storia del magistero “sociale” della Chiesa, dalla prima enciclica di Leone XIII sino alla Laudato Si’.
Il professor Silvano Scalabrella, nato a Roma nel 1951, ha compiuto studi di Lettere, Filosofia, Teologia ed è docente di Dottrina sociale della Chiesa presso l’Università Pontificia S. Tommaso d’Aquino in Roma e di Antropologia filosofica presso l’I.S.S.R. “Alberto Trocchi” di Civita Castellana. A ciò unisce la sua esperienza di appartenenza all’Ordine Francescano Secolare, il terzo ordine laico francescano. Arricchiscono il suo curriculum la cura delle voci per l’Enciclopedia Italiana su “Leonardo di Capua”, “Giulio Bevilacqua”, “Santino Caramella”. Inoltre, oltre collaborare con riviste specialistiche, tiene conferenze su tematiche spirituali ed etico-sociali ed ha pubblicato una serie di libri: La mitologia classica (Studium, 1987), Guardini (EMP, 1988), Il paradosso Silone (Studium, 1998), L’eclisse di Dio (Bonanno, 1998), E’ assurdo ma credo (Il Cerchio 2002), La Dottrina sociale della Chiesa (Nuove Idee, 2004), La Città naturale (Rubbettino, 2011), Il Cuore indiviso (Terre Sommerse, 2012), Il Dono dell’uomo (Terre Sommerse, 2013)
Nel suo ultimo volume, il professor Scalabrella suddivide in quattro fasi la crescita della Dottrina sociale della Chiesa senza definire linee di rottura tra pontefici, evidenziando come ci sia stato un processo di crescita nella consapevolezza su questi temi. L’ultima fase, cominciata con Giovanni Paolo II, oggi sta vedendo la Chiesa protagonista nel tentativo di Francesco di scardinare i meccanismi che negano la dignità della persona, in primis l’economia senza regole e guidata da dinamiche non solidali. Siamo infatti al culmine di un percorso, ben consolidato e sviluppato da Benedetto XVI, i cui frutti si possono vedere nell’opera e nel magistero dell’attuale pontefice. Per Scalabrella è finito “il tempo dei modelli, inizia quello della profezia dove non è più primaria la funzione ideologica, ma emerge quella pastorale“.
Ma chi è questo homo donans? Per l’autore è colui che prova a mettere al centro della sfera pubblica il principio del Dono: “la gratuità, in quanto propria della natura umana e non semplice ‘elemosina’, è presupposto a livello privato e pubblico del raggiungimento del bene proprio e comune”. Si tratta dell’uomo auspicato dall’Ecologia Integrale, proposta da Papa Francesco, che promuove una globalizzazione e una cultura della solidarietà. È necessario un cambio di prospettiva rispetto al cosiddetto homo oeconomicus, come dice Scalabrella, un vero cambiamento antropologico: “il rapporto tra individuo e società va pensato nella prospettiva della reciprocità. Nell’ottica dell’homo donans, la distanza tra individuo e società si riduce, in quanto il valore gratuità non si confonde con la beneficenza privata né con l’assistenza statale, ma diviene essa stessa produttrice di beni materiali e morali.”
Per l’autore, la proposta della Dottrina Sociale della Chiesa offre la strada di questa crescita, attraverso 5 principi orientativi. Il primo è quello ben noto del Bene Comune legato strettamente alla fraternità che “raccoglie in sé gratuità, disinteresse, servizio politico alla Città, umiltà, dono, dialogo, relazione, sobrietà, giustizia, pace”. Il secondo è la destinazione universale dei beni al quale sono interconnessi il concetto del creato che illumina di luce particolare gli ambiti dell’ecologia e della globalizzazione. Il terzo e quarto principio proposti sono intrecciati strettamente, la sussidiarietà e la partecipazione: questi due elementi sono, per Scalabrella, le basi di un ripensamento di una teoria economica classica e di una “nuova via occidentale di democrazia integrale”. Il quinto principio, non ultimo di importanza, è quello della solidarietà che deve essere costitutiva anche dei processi produttivi, superando la contrapposizione tra mercato e società.
“La somma degli interessi, individuali e nazionali – si legge in quarta di copertina del libro – non corrisponde affatto al bene comune, così come il PIL (prodotto interno lordo) non equivale affatto al BeS (benessere equo solidale), perché il PIL è legato al concetto di efficienza (bene materiale), mentre il BeS a quello di felicità (bene relazionale)” Deve esserci, quindi, una riscoperta del dono e della gratuità come centro delle relazioni e anche degli scambi economici, nei quali deve vigere il principio di reciprocità e non della semplice proporzionalità: dare secondo le possibilità e ricevere in base alle necessità, ricordando la specificità di ogni persona umana, e non secondo un principio asettico. “Se noi ci dirigeremo verso una ecologia integrale dell’uomo e della terra, questa sarà la nuova bussola dell’agire umano”.
Fonte: Giuliano Cattabriga | AciStampa.com