Alla Pro Civitate Christiana da domani alcuni studiosi delle religioni si confronteranno sul bisogno di dialogo tra le fedi alla luce delle parole del Papa
Da quella originaria fra i nostri progenitori discende, in realtà, il legame di fratellanza che vale anche oggi pur se diversi nelle confessioni religiose. Così le identità, che spesso generano conflitti, non sono ostacoli ma arricchimento.
In questa epoca segnata dalla violenza, Francesco ci ricorda che cristiani e musulmani adorano e pregano il Dio unico, che la corretta interpretazione del Corano si oppone alla violenza e, soprattutto, che non va fatto un uso distorto del proprio credo
Specialmente nelle epoche di crisi, ogni sorta di identità rischia di divenire una specie di rifugio, vissuta erroneamente come antitetica e opposta alle altre. Quelle di stampo etnico, linguistico e culturale restano le più gettonate e continuano a provocare innumerevoli vittime all’interno della stessa civiltà, ma bisogna riconoscere che anche le identità religiose sono state e tornano a essere dolorosamente strumentalizzate quasi senza che ne emerga l’intrinseca contradditorietà. Nessuna fede, infatti, almeno in teoria può negare che l’armonia, la giustizia e la pace siano tra i valori supremi da difendere a ogni costo. Il pontificato di Francesco ha il merito di rendere esplicito questo paradosso, anche nei confronti dei musulmani, nonostante la lunga storia di conflitti che ci hanno visti gli uni contro gli altri armati e in un momento di comprensibile ma comunque inaccettabile demonizzazione dell’Islam in quanto tale.
Non si tratta tanto di dare compimento alle aperture del Concilio Vaticano II, ma di rimettersi alla scuola della Parola. Già nella Genesi, infatti, la stessa creazione è presentata come un tripudio di differenze destinate a convivere e persino dopo l’avvento dell’essere umano, qualcosa sembra ancora mancare: «Poi il Signore Dio disse: ‘“Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”» (Gen 2, 18). Gli animali erano già stati creati di generi diversi per potersi riprodurre.
La creazione di Eva non rispondeva quindi solamente a questa pur imprescindibile necessità. Era piuttosto il rimedio a una situazione “esistenziale” di cui solo l’essere umano poteva far esperienza. Si tratta di un’esigenza vera e profonda, ancora inespressa, a cui si giunge quasi fuori tempo massimo. Non sapeva forse Iddio che quella pur multiforme congerie di esseri non sarebbe bastata ad Adamo? Perché dunque esplicitare l’avvento di Eva come termine e forse apice della creazione? Un’inespressa insoddisfazione da parte dell’uomo ha forse dovuto precedere l’arrivo della risposta… Bisogna almeno avvertire e riconosce di non bastare a se stessi, per far spazio all’altro: non un duplicato identico, ma un “aiuto” che ci sia “simile”. Non un “eguale”, non un secondo Adamo, ma un essere di pari natura e dignità, ma “differente”.
La differenza di genere è l’unica relazione generativa: dalla coppia dei diversi nasce un terzo, a sua volta “altro” essere umano. Una specie di teologia trinitaria ante litteram! Rileggiamo dunque alcune delle più significative espressioni del magistero di Papa Francesco in proposito, scorgendo in esseuna forma di profetica e salutare provocazione.
«I musulmani adorano il Dio unico, vivente e misericordioso, e lo invocano nella preghiera» (20/3/2013). Eppure è così difficile per molti di loro avere un luogo adeguato e dignitoso in cui riunirsi a pregare e sembrerebbe anzi che siano inoffensivi salvo se si radunano per l’orazione comunitaria.
«Il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza» (Evangelii Gaudium). Il Papa invita dunque ad evitare di identificarli in blocco con la minoranza di fanatici di cui sono spesso essi stessi vittime.
«Rifiutando con decisione come non vere, perché non degne né di Dio né dell’uomo, tutte quelle forme che rappresentano un uso distortodellareligione»(21/9/2014). Ammettere che sia un’autentica motivazione religiosa quella che induce alcuni a ricorrere alla violenza persino in forme efferate ed estremeè aberrante.«Il dialogo interreligioso, prima ancora di essere discussione sui grandi temi della fede, è una “conversa-zione sulla vita umana”» (6/6/2015). Se saranno gli specialisti ad approfondire temi teologici, ciascun credente in quanto essere umano è chiamato al “sacramento” della relazione.
«Tra cristiani e musulmani siamo fratelli » (30/11/2015). Al posto di uno scontro fra civiltà il Papa non teme di richiamare la radicale unità del genereumano.«Vi chiedo umilmente di pregare per me e io vi prometto di pregare per voi» (4/5/2016). Portare costantemente l’altro nella propria preghiera è forse più praticabile e significativo che pregare insieme occasionalmente.
Dopo l’ennesima strage di cristiani in Africa e le innumerevoli carneficine che si producono quotidianamente in Medio Oriente e in Nordafrica le parole del Pontefice dovrebbero risuonare ancora più alte e scuotere la coscienza almeno dei credenti e degli uomini di buona volontà.
Fonte: Paolo Branca | Avvenire.it