Dmitry non vuole morire
— 20 Novembre 2017
— pubblicato da Redazione. —
Dmitry Itskov è un miliardario russo che ha il sogno di diventare immortale. Uomo di successo, danaroso, belloccio, un giorno ha pensato che tutte le sue fortune potevano essere messe in crisi da una eventualità piuttosto comune: la morte. Così ha deciso di investire in ricerca, sicuro che la tecnologia sarà presto in grado di risolvere alcuni problemi accidentali come la calvizie, le rughe o i tumori. Secondo Dmitry, nel 2045 potremo salvare su chiavetta il nostro cervello, e servirci di un ologramma come corpo; insomma, saremo degli highlander digitali. La previsione è suggestiva, ma io intuisco dei problemi. Il primo è che se io salvassi il mio cervello su chiavetta, poi dovrei sempre chiedere a mia moglie se recentemente l’ha vista in giro. Il secondo è che mia sorella che fa il medico dovrebbe buttare in spazzatura i suoi anni di sacrifici universitari, perché non avrebbe più vecchine coi dolori da rassicurare. Il terzo è che se davvero nessuno più morisse, in pochi decenni saremmo così tanti da non sapere più dove accidenti proiettare la nostra incorruttibile rappresentazione 3d.
Io non credo più nell’immortalità terrena da quando Micheal Jackson si è trasferito nello scintillante purgatorio dei cantanti pop anni Ottanta. Trent’anni fa mio fratello mi spiegava che quel pallido uomo nero che si dimenava in televisione sarebbe vissuto fino a 120 anni perché dormiva tutte le notti in una camera iperbarica. Io lo ammiravo senza sospettare che, un domani, una overdose da Propofol avrebbe avuto la meglio su tutte le sue precauzioni.
Se Dimitry dovesse terminare i soldi o l’entusiasmo, potrebbe sostituire la Bibbia a Focus Extra, sul comodino. Scoprirebbe che alla morte è già caduto il pungiglione, quindi che la sua vasta cultura all’avanguardia, ha trascurato una conquista sensazionale. Per quel che mi riguarda, nego fin d’ora i diritti sulla mia personalità a chiunque nel futuro mi volesse ologrammare. Alla mia anima non basta un cinema 3d, perché intende trionfare.
Fonte: Emanuele Fant | Costanza Mirianoblog
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