— Finalmente una buona notizia e occhi buoni! Partecipiamo alla tua meraviglia, Maria: due non-parenti che rispetto alla cura di un novantenne si comportano da veri parenti… e quasi se ne scusano. E così tu hai potuto conoscere i rapporti di buon vicinato: quel vecchio ha vissuto una vita da solo, non ha dato fastidio a nessuno, ha curato il suo piccolo giardino, il suo piccolo orto; ora è vicino alla morte, ma non muore solo. Siamo di fronte a due piccoli misteri, che possiamo indagare con umiltà e ricavarne una lezione per il nostro vivere. Il primo: i due coniugi “samaritani” sono già nonni, hanno tempo, conoscono la lingua della necessità e forse un’altra lingua, quella del «ciò che avete fatto ai piccoli, i bisognosi, l’avete fatto a Me». E si alternano con affetto, con tatto: «è il nostro vicino», e questo dice non solo una relazione amicale, ma una parentela vera. La relazione d’aiuto istituisce un legame, un vero legame; e sentiamo anche una coralità in quel «gli vogliamo tutti bene». Il secondo piccolo mistero, che ci aiuta a contemplare la vita, è la capacità di questo uomo solo di farsi amare! Ti hanno raccontato come conduceva la vita quell’uomo che ora muore solo: un lavoro abitudinario in una tipografia, un giardino e un orto. Ma quante volte le verdure dell’orto arrivavano sulla tavola dei due coniugi; e quante volte i figli piccoli andavano dallo “zio” che portava a casa ritagli freschi di stampa della tipografia in cui lavorava per la loro gioia; e quante volte lui, “lo zio”, è stato provvisorio baby- sitter per loro, entusiasti di stare con lui. E poi la parrocchia, quando dava una mano a spazzare le foglie cadute dagli alberi davanti al sagrato. Una vita di piccoli gesti, di gratitudine. E ora non si sa chi è grato a chi. È vero: la gratitudine – il riconoscere il bene ricevuto – ci rende umani! Grazie.
Fonte: Famiglia Cristiana.it