Sei ancora capace di ridere di cuore e di piangere lacrime autentiche?
— 15 Dicembre 2017
— pubblicato da Redazione. —
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». (Matteo 11, 16-19)
Certe volte a guardare le nostre comunità o magari anche solo le nostre famiglie, ci prende lo sconforto. Ci assale l’idea che “come la fai, fai, la sbagli”. Questo retrogusto amarognolo è nelle parole del Vangelo di oggi: “A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!””. Effettivamente a volte la nostra posizione esistenziale è praticamente quella appena descritta. Siamo impermeabili a tutte le provocazioni positive o negative che la vita ci mette davanti. Assumiamo una sorta di distanza di sicurezza da ogni cosa e viviamo tiepidamente tutto. Nulla più ci entusiasma, e nulla più ci arriva davvero al cuore. Non siamo più capaci di ridere di cuore, ne di piangere lacrime autentiche. Forse lo facciamo per difenderci, ma al di là delle motivazioni è però certo che questo modo di vivere ci rende solo cinici ma non certo felici. Se ci fosse possibile domandare oggi una grazia forse dovremmo chiedere al Signore il miracolo di ricominciare a sorridere, ma non di quei sorrisi di circostanza, ma di quel sorriso che nasce dalla gioia vera. Dovremmo però anche domandarGli di donarci lacrime pulite, non quelle di coccodrillo, ma quelle che nascono da chi il dolore lo conosce veramente perché è vivo, perché è rimasto umano. Santa Teresa di Calcutta ripeteva spesso che “il più grande male dell’uomo non è l’odio, ma l’indifferenza”. Infatti l’odio può anche essere un amore andato a male, ma l’indifferenza è assenza di cuore. Per odiare serve ancora il cuore, ma per essere indifferenti bisogna escludere completamente il cuore, o averne uno di pietra. Sarà questo il motivo per cui Dio quando promette una rivoluzione interiore al popolo di Israele dice: “toglierò da voi il cuore pietra e vi darò un cuore di carne”. Attendere Cristo significa attendere Chi può trasformare l’indifferenza in compassione.
Fonte: L.M. Epicoco | Aleteia.org
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